LE ORIGINI
Aria, acqua, terra, fuoco, i principi vitali emersi dalle speculazioni dei presocratici. Gli elementi si combinano, si aggregano, si disuniscono sotto la spinta delle opposte forze dell’Amore e dell’Odio. Anassimene, Empedocle. L’Amore ordina e armonizza le cose, Odio ne determina il caos, le annienta, ma Amore prevale, poi deve cedere lo scettro a Odio, da cui lo riconquista… Il trascendente è di per sé, si palesa, si nasconde, controlla, gestisce, osserva, partecipa, pretende. Essere (vita), non essere (morte), Divinità (trascendente). Big Bang, esplosione primordiale, irradiamento di materia ed energia, casualità, luce e assenza di luce, gli astri combinati in sistemi, predisposizione alla nascita della vita. L’acqua come elemento principe tra gli elementi primigeni della vita; s’accumula, scorre, contiene e trasporta, evapora, precipita, feconda. La terra mista al fuoco ribolle, si consolida, si raffredda. L’aria, condizione di vita, si popola, riceve luce e calore, li perde, li recupera. Il sole, come la vita, nasce e muore per rinascere e morire di nuovo. Il sistema diventa ciclo; macro, micro, infinito sono le dimensioni spazio-temporali dove essere e non essere si alternano, convivono. Diventano realtà. Appaiono i viventi, prima nell’acqua, poi sulla terra e nel cielo. La natura seleziona le specie secondo i rapporti di forza. Ma un piccolo dinosauro s’imbatte in un suo simile disteso e in difficoltà, istintivamente cerca di schiacciarne la testa, ma indugia e ritira la zampa e se ne va: ciò insinua qualcosa di rivoluzionario che maturerà nel corso di una lunghissima evoluzione, ed avrà per protagonista l’ultimo arrivato. L’uomo ed il Discernimento. L’uomo e l’Amore, l’uomo e l’Odio. L’uomo e l’Etica. L’uomo e Dio, che l’uomo riconosce o inventa e con il quale costituirà un intenso, tormentato, appassionato, opportunistico, anaffettivo, formale rapporto. Bene e male, Natura e Grazia, forza e (com)passione. Panta rei.
JACK E LA FAMIGLIA
Un immenso cono rovesciato senza base -divergente verso il cielo e con il vertice puntato su una piccola famiglia texana negli anni ‘50- nel quale fluiscono attraverso la memoria le componenti cosmiche e della vita nelle loro interazioni, contraddizioni, essere e non essere, materia e spirito, dimensioni interna ed esterna, natura e grazia, fino a generare riflessioni, sensazioni ed interrogativi sull’essenza ed il senso della esistenza umana. Tre fratellini in balia di due modelli di vita stridenti se non contrapposti. Padre padrone, severo, a tratti brutale e iroso ma capace di grandi aperture affettive verso i figli, soprattutto il primogenito Jack: Natura, la forza come guida delle proprie azioni, la pervicacia a tutti i costi come metodo di autorealizzazione, l’esclusione della bontà come ostacolo al raggiungimento dell’obiettivo. Madre satellite, ma premurosa ed esaltatrice delle virtù più pure dell’uomo: la Grazia, la bontà, l’amore, la fratellanza. La nascita dei fratellini, la successiva morte di uno di loro (forse in quell’inghiottitoio di giovani vite che fu la guerra in Vietnam, chissà), il lutto, il dolore, la sofferenza. I pensieri, i movimenti inconsci, le preghiere che scaturiscono come sussurri dai molteplici stimoli esterni, dai ricordi, dal disperato bisogno di fare domande a cui nessuno risponderà. Jack, il figlio maggiore ormai giunto alla piena maturità, fiaccato dalla perdita del fratello 19enne e dai troppi nodi esistenziali irrisolti, si aggira tra le perfette e lineari geometrie di acciaio e di vetro di una città superevoluta, su cui volteggiano in corale sintonia (o sinfonia) formazioni improvvisate di storni. Jack, tormentato della sue incertezze, scorre in avanti ed indietro non solo nei meandri tortuosi della storia, a cominciare da quella della sua famiglia, ma anche tra le volute della dimensione “altra”, quella delle percezioni non sensoriali, della fantasia, dei sentimenti, della visionarietà onirica, alla ricerca della quadratura dei tanti cerchi rimasti aperti: la dimensione tutta umana dove si può scrutare ciò che non è visibile, penetrare nell’immensità di misteri altrimenti insondabili, come la nascita e la morte. E vi troverà, con i compagni di cammino tra la frescura rassicurante della battigia, il sole caldo e la sabbia accarezzata dal mare, i motivi di conciliazione delle contraddizioni irrisolte, la capacità di riannodare i fili troncati, in un andare senza pause dove finalmente prevarranno senza ipocrisie l’amore, gli abbracci, i sorrisi., pur nella consapevolezza che questa apparente eternità è destinata a finire, ed i soli, tutti i soli si spegneranno quando un giorno dopo il tramonto non seguirà alcuna alba.
Terrence Malick, desaparecido da decenni, connotati attuali sconosciuti, laureato in filosofia con tesi su Heidegger, autore e regista dai tempi di produttività biblici. Due anni di montaggio, location sparse per il mondo, compresi Bomarzo e Villa Lante nel Lazio, citazioni varie (perfino Disney e la sua Bella Addormentata) ed un omaggio riverente al Kubrik di 2001 (unico l’artefice degli effetti speciali, Douglas Trumbull). Brad Pitt, produttore coraggioso e (speriamo) lungimirante.
Non si può commentare secondo i soliti schemi un film talmente straordinario (=fuori dalle regole) come questo, che più che un prodotto cinematografico appare come un trattato di filosofia, misto di pensiero arcaico, evoluzionismo e fideismo uniti come facce dello stesso prisma, espresso con l’uso personalissimo di tutti i mezzi conosciuti ed innovativi propri del cinema. Sicchè non resta che raccontare e verbalizzare al meglio le sensazioni, così come vengono a galla, evocate dall’incredibile turbinio di immagini (in media ogni inquadratura non dura che pochi secondi), colori, stimoli luminosi sparati sullo schermo. Enrico Ghezzi dice “ho avuto terrore che la storia del cinema finisse con questo film, che rendesse inutile qualunque altro film”. Tappa spartiacque nella storia del cinema, quindi, molto più di Avatar, già da molti (a mio avviso a torto) definito come tale. E se è così, che cosa ci regalerà Malick alla prossima occasione, probabilmente tra 7 o 8 anni?
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