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sabato 26 dicembre 2020
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una boiata pazzesca
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Una boiata pazzesca. Sono riuscito a vederne solo dieci minuti poi ho cancellato la registrazione che avevo fatto dai Rai movie per i il mio archivio di dvd. Non fatevi fregare dai soliti critici intellettualoidi
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maria teresa
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sabato 25 gennaio 2020
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l'arte parla con parole che non si dimenticano.
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Questo è un film per gli occhi, e dispiace constatarlo perchè probabilmente tanta fatica è stata fatta in buona fede.Se il film è stato sopravvalutato può dirlo solo il botteghino- non è questo il criterio più "realistico", anche se , ovviamente, quello non vero? I temi affrontati sono le eterne domande che la filosofia, la teologia, le religioni, la psicologia si sono poste, e che ogni uomo si pone se guarda il cielo e se ascolta il suo dolore: miliardi di stelle affollate in miliardi di galassie, soli migliaia-milioni di volte più grandi del nostro, a miliardi di anni luce.......ma come si fa a citare l'amore come balsamo e scopo della vita, senza accennare al Dio che si fa uomo per testimoniare la via che conduce fuori della tomba? Senza religioni si può forse vivere, ma non senza Dio.
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Questo è un film per gli occhi, e dispiace constatarlo perchè probabilmente tanta fatica è stata fatta in buona fede.Se il film è stato sopravvalutato può dirlo solo il botteghino- non è questo il criterio più "realistico", anche se , ovviamente, quello non vero? I temi affrontati sono le eterne domande che la filosofia, la teologia, le religioni, la psicologia si sono poste, e che ogni uomo si pone se guarda il cielo e se ascolta il suo dolore: miliardi di stelle affollate in miliardi di galassie, soli migliaia-milioni di volte più grandi del nostro, a miliardi di anni luce.......ma come si fa a citare l'amore come balsamo e scopo della vita, senza accennare al Dio che si fa uomo per testimoniare la via che conduce fuori della tomba? Senza religioni si può forse vivere, ma non senza Dio. Questo film ha a che fare con l'arte? L'arte è verità e la verità è una per chi la cerca veramente. Un regista di indubbio valore seppe mostrare, ad esempio, la sottile potenza dell'anima, che è amore, mostrando il povero Zampanò nel buio di un cielo senza stelle in una squallida spiaggia vinto da un pianto denso di profondo dolore, di rimpianto, di nostalgia all'udire la canzone che la povera Gelsomina, sua candida, disprezzata compagna di un tempo, amava cantare quando era in vita, quella Gelsomina così indifesa dalla crudeltà del mondo, ma totalmente incapace di aderire al male.
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great steven
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domenica 7 aprile 2019
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esperimento riuscito di una totalità
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THE TREE OF LIFE (USA, 2011) di TERRENCE MALICK. Interpretato da BRAD PITT, SEAN PENN, JESSICA CHASTAIN, HUNTER MCCRACKEN, FIONA SHAW, LARAMIE EPPLER
Jack O'Brien lavora come architetto a New York fra le vertiginose prospettive dei grattacieli. Gli è rimasta impressa in mente l’infanzia, come anche l’adolescenza, trascorse negli anni ’50 a Waco (Texas) in compagnia dei fratelli (entrambi maschi) più giovani, del padre (uomo estremamente autoritario, ingegnere progettista di aerei che viaggiava il mondo e aveva al suo attivo 27 brevetti) e della madre (casalinga ingenua e remissiva, ma ciononostante brava nel dimostrare il suo affetto alla prole). Divenuto adulto, Jack ripensa a quel turbolento periodo e rivive nei ricordi il rapporto conflittuale con suo padre, il quale, con metodi molto severi e pretendendo il meglio da lui, gli aveva instillato nell’animo un odio che lo conduceva a mostrarsi competitivo in tutte le situazioni con coetanei e soprattutto ribelle al fatto che il genitore intendesse sottometterlo pur di farne un uomo coraggioso e di successo.
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THE TREE OF LIFE (USA, 2011) di TERRENCE MALICK. Interpretato da BRAD PITT, SEAN PENN, JESSICA CHASTAIN, HUNTER MCCRACKEN, FIONA SHAW, LARAMIE EPPLER
Jack O'Brien lavora come architetto a New York fra le vertiginose prospettive dei grattacieli. Gli è rimasta impressa in mente l’infanzia, come anche l’adolescenza, trascorse negli anni ’50 a Waco (Texas) in compagnia dei fratelli (entrambi maschi) più giovani, del padre (uomo estremamente autoritario, ingegnere progettista di aerei che viaggiava il mondo e aveva al suo attivo 27 brevetti) e della madre (casalinga ingenua e remissiva, ma ciononostante brava nel dimostrare il suo affetto alla prole). Divenuto adulto, Jack ripensa a quel turbolento periodo e rivive nei ricordi il rapporto conflittuale con suo padre, il quale, con metodi molto severi e pretendendo il meglio da lui, gli aveva instillato nell’animo un odio che lo conduceva a mostrarsi competitivo in tutte le situazioni con coetanei e soprattutto ribelle al fatto che il genitore intendesse sottometterlo pur di farne un uomo coraggioso e di successo. Palma d’oro a Cannes 2011. Tre film in uno, e già qui potrebbe avviarsi una feroce disputa tra chi reputa un capolavoro il quinto film di Malick, chi al Festival lo ha fischiato e chi lo accusa di megalomania in bilico fra il sacro metafisico e la banalità New Age. Il meglio sta senza dubbio nella lunga storia di questa famiglia piccolo-borghese, composta dai genitori e i tre maschietti che, però, ha inizio quando il secondogenito 19enne muore tragicamente. L’altro film è breve e ruota intorno alla figura del Jack cresciuto che vive con placidità indifferente la sua esistenza lavorativa pianificando i suoi giorni. Tra i due sopracitati c’è il terzo film, caleidoscopio al tempo stesso cosmico e poetico di cinema espanso nel quale vediamo l’evoluzione dell’interazione fra i quattro elementi primordiali (acqua, aria, terra, fuoco) finché non si verifica il Big Bang e sulla Terra compaiono i dinosauri. È forse quantificabile il numero di mesi che il solitario e introspettivo regista ha dedicato alla postproduzione insieme a collaboratori prestigiosi – in particolar modo il direttore della fotografia messicano Emmanuel Lubezki e il compositore francese della colonna sonora Alexandre Desplat –, otto produttori (fra cui tre donne e lo stesso B. Pitt), cinque montatori, trentaquattro brani musicali di nove compositori celebri dove si spazia fra Bach, Berlioz e Gorecki? Quanti gliene sono occorsi per costruire un’opera che passa dal biblico Giobbe ad un’onirica contrapposizione Freud-Jung, dalla violenza alla grazia, dall’anima all’inconscio, da Dio alla Natura? Potente e sconnesso, è un film-mondo, magari non totalitario ma di sicuro totale, fragoroso ma in fondo pure sottile. Vale a tutti i costi la pena di vederlo (più al cinema che a casa) anche soltanto per la storia/non storia degli O'Brien, in cui ha ogni licenza d’esprimersi la fulva, lentigginosa, aerea Chastain, così capace di non interferire mai coi sistemi didattici del marito, ma non di nascondere la sua forza reattiva: il più commovente personaggio di madre visto sul grande schermo dal 2000 a questa parte. Quanto ad un ottimo Pitt, possiamo lodarne la recitazione concentrata di un padre che non risparmia al suo figlio maggiore neanche i rimproveri all’apparenza più sconvenienti per la sua educazione (proibendogli ad esempio di zittirlo e costringendolo a chiamarlo signore), un energumeno dei sentimenti perennemente alla ricerca di una vittoria che non ne scalfisca la patina da campione che sbandiera con notevole fierezza, ma dopotutto pur sempre un uomo bisognoso d’affetto che non affronta le proprie fragilità e realizza troppo tardi di non aver amato abbastanza ed essersi visto passare innanzi allo sguardo i suoi giorni in un lampo. Un papà come nessun bambino vorrebbe avere, eppure le riflessioni di Jack bambino, maturate dopo una fase iniziale in cui il senso di inferiorità si mescola ad una veemente impotenza, gli fanno comprendere che, dietro a tutto ciò, non v’è cattiveria: la vera chiave di lettura di comportamenti così aggressivi – un’aggressività non intesa in senso stretto, bensì inquadrata come una voglia di far primeggiare affinché l’allievo (figlio) non giunga ultimo – sta nel rifugio che ogni essere umano vittima delle proprie insicurezze si crea per non mostrare di aver necessità di uno sconfinato amore che travalichi le soglie dell’autosufficienza. Immaginifico e sfaccettato all’infinito, è un capolavoro imperdibile della settima arte che assurge al vertice di prodotto interessantissimo sia in qualità di inno alla vita e alle dinamiche/dimensioni famigliari, sia in veste di manufatto figurativo che sa sfoggiare un prestigio travolgente e torrenziale. Nonostante l’esiguità della sua presenza davanti alla macchina da presa, S. Penn è il motore che anima una vicenda fatta di luci e suoni anziché di vere e proprie parole proprio perché la sua memoria va indietro ai giorni che gli han permesso di sormontare le illusioni e l’innocenza dell’infanzia per trasformarsi in un soldato della vita che combatte ringraziando di giorno in giorno un’entità superiore per essere venuto al mondo. Una lettera spedita al fulcro del cuore che lo conquista a pieno titolo e afferma che, ai nostri tempi, c’è ancora spazio per il trionfo del Bene malgrado le inquisitorie diaboliche che quotidianamente minacciano una bellezza a cui non va d’essere sfigurata.
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ennio
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mercoledì 22 novembre 2017
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un occhio poetico su infanzia e giovinezza
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Le stesse recensioni ufficiali parlano di film "sperimentale", a mio avviso è un concetto abusato per questo ottimo film. Non bastano 20 minuti di splendide immagini sulla natura selvaggia a definire un film "sperimentale", quando poi la storia si snoda in maniera chiara e definita e a nessuno sfugge la trama, che altro non è che la decrizione dell'infanzia e della giovinezza di tre fratelli e della loro famiglia. Anche "2001 odissea nello spazio" ha una lunghissima scena psichedelica slegata dal contesto ma nessuno può dire che non sia un film in senso stretto. Semmai la narrazione è dispiegata in modo originale, le stesse vicende adolescenziali dei ragazzi sono rappresentate con toni talmente poetici che a qualcuno possono risultare eccentriche.
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Le stesse recensioni ufficiali parlano di film "sperimentale", a mio avviso è un concetto abusato per questo ottimo film. Non bastano 20 minuti di splendide immagini sulla natura selvaggia a definire un film "sperimentale", quando poi la storia si snoda in maniera chiara e definita e a nessuno sfugge la trama, che altro non è che la decrizione dell'infanzia e della giovinezza di tre fratelli e della loro famiglia. Anche "2001 odissea nello spazio" ha una lunghissima scena psichedelica slegata dal contesto ma nessuno può dire che non sia un film in senso stretto. Semmai la narrazione è dispiegata in modo originale, le stesse vicende adolescenziali dei ragazzi sono rappresentate con toni talmente poetici che a qualcuno possono risultare eccentriche. Basta non farsi spaventare dall'inizio un pò pesante e il seguito non deluderà.
Per chi come me avesse notato un'evidente somiglianza tra Brad Pitt e uno dei suoi figli nel film, la ricerca su Google mi ha confermato che molti altri hanno avuto questo dubbio.
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lollomoso
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venerdì 6 ottobre 2017
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il capolavoro dell'estetica
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Il film risulta un capolavoro visivo, puó risultare pesante per la sua lentezza ma un film non deve solo intrattenere, questa è arte.
The tree of life tocca intimamente le corde della sensibilità di chi lo visiona, stuzzica la riflessione più intima, fa scaturire le domande ridondante che un uomo nel corso della sua esistenza si deve porre.
Malick si riconferma nuovamente uno tra i grandi maestri dell'immagine, con fulminanti inquadrature di vita vissuta e dello spettacolo della natura, raffigurando il potere e l'energia vigorosa della suddetta.
Film assolutamente da guardare, senza partire dal presupposto che una carrellata di immagini potenti ma inutili al fine della trama siano inutili in senso lato.
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Il film risulta un capolavoro visivo, puó risultare pesante per la sua lentezza ma un film non deve solo intrattenere, questa è arte.
The tree of life tocca intimamente le corde della sensibilità di chi lo visiona, stuzzica la riflessione più intima, fa scaturire le domande ridondante che un uomo nel corso della sua esistenza si deve porre.
Malick si riconferma nuovamente uno tra i grandi maestri dell'immagine, con fulminanti inquadrature di vita vissuta e dello spettacolo della natura, raffigurando il potere e l'energia vigorosa della suddetta.
Film assolutamente da guardare, senza partire dal presupposto che una carrellata di immagini potenti ma inutili al fine della trama siano inutili in senso lato. Esse infatti ci vogliono spingere in alto e cullare per lunghi momenti.
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laurence316
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venerdì 8 settembre 2017
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pretenzioso e megalomane, ma soprattutto noioso
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Difficile da valutare questo nuovo estenuante film di Malick, che come sempre mette a dura prova la pazienza dello spettatore con un film altamente sperimentale e altamente ambizioso, ma soprattutto altamente annacquato e altamente pretenzioso e discontinuo.
Racchiude in sé gran parte dei vizi e dei difetti del cinema malickiano: prolissità, autoindulgenza, pretese filosofiche e tendenze moraleggianti, con annesso retroterra religioso.
The Tree of Life è un film sconfinato, megalomane, straniante e solo apparentemente complesso, che trova degli indubbi punti di forza nelle ottime interpretazioni (degna di nota la Chastain), nella buona colonna sonora e, soprattutto nella straordinaria fotografia ad opera di Lubezki, mentre risulta quasi del tutto inerte sul piano narrativo, diviso com'è tra forzature mistiche pseudo-intellettuali e banalità New Age.
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Difficile da valutare questo nuovo estenuante film di Malick, che come sempre mette a dura prova la pazienza dello spettatore con un film altamente sperimentale e altamente ambizioso, ma soprattutto altamente annacquato e altamente pretenzioso e discontinuo.
Racchiude in sé gran parte dei vizi e dei difetti del cinema malickiano: prolissità, autoindulgenza, pretese filosofiche e tendenze moraleggianti, con annesso retroterra religioso.
The Tree of Life è un film sconfinato, megalomane, straniante e solo apparentemente complesso, che trova degli indubbi punti di forza nelle ottime interpretazioni (degna di nota la Chastain), nella buona colonna sonora e, soprattutto nella straordinaria fotografia ad opera di Lubezki, mentre risulta quasi del tutto inerte sul piano narrativo, diviso com'è tra forzature mistiche pseudo-intellettuali e banalità New Age.
Avrebbe sicuramente tratto beneficio da qualche ulteriore taglio questo film diretto da un regista fin troppo acclamato.
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il ciappinaro
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martedì 29 dicembre 2015
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un volo tra le emozioni e le riflessioni.
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Emoziona la descrizione della forza e della debolezza umana completamente decontestualizzata da immagini di galassie e fenomeni cellulari. Le scene surreali rendono in maniera efficace l'ideale di legame affettivo
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rustincohle
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lunedì 24 agosto 2015
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capolavoro privo di significato
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Dopo un lungo ragionamento per capire se tree of life fosse veramente un capolavoro oppure un film discreto e noioso, sono arrivato alla conclusione che la seconda teoria è quella giusta. Un film che si avrebbe potuto essere un capolavoro, ma per essere veramente sinceri dico che malick ha esagerato rendento il film noiosissimo e a tratti frustante. Ci sono scene, peraltro lunghe, che, a mio modo di vedere, sono completamente sconesse con il film. Va bene mostrare scene per comprendere il rapporto filosofico tra uomo e natura ma queste non possono durare dieci venti minuti di fila. Per il resto tree of life è comunque un film interessante che inquadra le vicende di una famiglia come una piccola parte dell'intera umanità rapportata con madre natura.
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Dopo un lungo ragionamento per capire se tree of life fosse veramente un capolavoro oppure un film discreto e noioso, sono arrivato alla conclusione che la seconda teoria è quella giusta. Un film che si avrebbe potuto essere un capolavoro, ma per essere veramente sinceri dico che malick ha esagerato rendento il film noiosissimo e a tratti frustante. Ci sono scene, peraltro lunghe, che, a mio modo di vedere, sono completamente sconesse con il film. Va bene mostrare scene per comprendere il rapporto filosofico tra uomo e natura ma queste non possono durare dieci venti minuti di fila. Per il resto tree of life è comunque un film interessante che inquadra le vicende di una famiglia come una piccola parte dell'intera umanità rapportata con madre natura. Resto lo stesso troppo noioso.
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salvatore vivenzio
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domenica 9 agosto 2015
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un film immenso.
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The Tree of Life di Terrence Malick è un film immenso. Probabilmente è il film più grande che io abbia mai visto. Ma cosa vuol dire grande? In questo caso grande sta per complesso, esteso, pesante. The Tree of Life è l'unico film (tra quelli che ho visto) che sia riuscito a dipingere la complessità umana. Dalla nascita, alla crescita, alla formazione, all'educazione, ai rapporti umani tra coniugi, genitori, figli, fratelli. The Tree of Life è un capolavoro dimostrativo, perchè è capace di spiaccicare come un'esplosione su tela l'instabilità, il caos, della personalità umana.
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The Tree of Life di Terrence Malick è un film immenso. Probabilmente è il film più grande che io abbia mai visto. Ma cosa vuol dire grande? In questo caso grande sta per complesso, esteso, pesante. The Tree of Life è l'unico film (tra quelli che ho visto) che sia riuscito a dipingere la complessità umana. Dalla nascita, alla crescita, alla formazione, all'educazione, ai rapporti umani tra coniugi, genitori, figli, fratelli. The Tree of Life è un capolavoro dimostrativo, perchè è capace di spiaccicare come un'esplosione su tela l'instabilità, il caos, della personalità umana. Il carattere, le emozioni, i pensieri, la mente stessa dell'essere umano è sostanzialmente illogica. E' mostruosa, un fluido che gira e si arrovella su sé stesso cercando inutilmente una condizione stabile. Malick mostra alla perfezione il disordine della mente umana e la sua complessità. Tra l'infanzia e la fase adulta ci mostra la mente nel suo periodo di massima instabilità : la crescita. La terribile formazione di una mente. Il peso di questo film è colossale, l'importanza che assume nel rinarrare la nascita dell'universo paragonandola alla formazione di una famiglia, nel mostrare il fallimento dell'uomo che insegue i soldi, il successo, la realizzazione egoistica dimenticandosi dello splendore che ha intorno, nel ribadire ancora una volta che l'unico modo di vivere è attraverso le emozioni. Malick racconta la storia di una vita, di molte vite, di una famiglia, di una società, di una razza intera. Il rapporto dell'uomo con Dio, la sfiducia che sorge con il passare del tempo. L'incombenza della morte, tanto lontana ma troppo vicina, anche per un bambino. Le scelte, giuste o sbagliate, che ci segnano in eterno. La ricerca malata di un senso in mezzo a questo sommo caos, che forse non riusciremo mai a trovare. Lo spaesamento di chi si ritrova a vivere senza sapere cosa sia giusto e cosa sia sbagliato, di chi viene gettato in mezzo al mondo, accecato dalle luci, ostacolato dalle ombre, e non sa cosa fare. Un'opera mastodontica, una Bibbia cinematografica, un albero della vita che tiene ben salde le sue infinite radici, che si espande solido ed infine trema con i suoi molteplici rami, che rappresentano le troppe storie che questo film vuole raccontare, le molteplici sfaccettature di una vita, di un'esistenza, troppo grande da afferrare.
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salvatore vivenzio
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domenica 9 agosto 2015
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un film immenso.
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The Tree of Life di Terrence Malick è un film immenso. Probabilmente è il film più grande che io abbia mai visto. Ma cosa vuol dire grande? In questo caso grande sta per complesso, esteso, pesante. The Tree of Life è l'unico film (tra quelli che ho visto) che sia riuscito a dipingere la complessità umana. Dalla nascita, alla crescita, alla formazione, all'educazione, ai rapporti umani tra coniugi, genitori, figli, fratelli. The Tree of Life è un capolavoro dimostrativo, perchè è capace di spiaccicare come un'esplosione su tela l'instabilità, il caos, della personalità umana.
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The Tree of Life di Terrence Malick è un film immenso. Probabilmente è il film più grande che io abbia mai visto. Ma cosa vuol dire grande? In questo caso grande sta per complesso, esteso, pesante. The Tree of Life è l'unico film (tra quelli che ho visto) che sia riuscito a dipingere la complessità umana. Dalla nascita, alla crescita, alla formazione, all'educazione, ai rapporti umani tra coniugi, genitori, figli, fratelli. The Tree of Life è un capolavoro dimostrativo, perchè è capace di spiaccicare come un'esplosione su tela l'instabilità, il caos, della personalità umana. Il carattere, le emozioni, i pensieri, la mente stessa dell'essere umano è sostanzialmente illogica. E' mostruosa, un fluido che gira e si arrovella su sé stesso cercando inutilmente una condizione stabile. Malick mostra alla perfezione il disordine della mente umana e la sua complessità. Tra l'infanzia e la fase adulta ci mostra la mente nel suo periodo di massima instabilità : la crescita. La terribile formazione di una mente. Il peso di questo film è colossale, l'importanza che assume nel rinarrare la nascita dell'universo paragonandola alla formazione di una famiglia, nel mostrare il fallimento dell'uomo che insegue i soldi, il successo, la realizzazione egoistica dimenticandosi dello splendore che ha intorno, nel ribadire ancora una volta che l'unico modo di vivere è attraverso le emozioni. Malick racconta la storia di una vita, di molte vite, di una famiglia, di una società, di una razza intera. Il rapporto dell'uomo con Dio, la sfiducia che sorge con il passare del tempo. L'incombenza della morte, tanto lontana ma troppo vicina, anche per un bambino. Le scelte, giuste o sbagliate, che ci segnano in eterno. La ricerca malata di un senso in mezzo a questo sommo caos, che forse non riusciremo mai a trovare. Lo spaesamento di chi si ritrova a vivere senza sapere cosa sia giusto e cosa sia sbagliato, di chi viene gettato in mezzo al mondo, accecato dalle luci, ostacolato dalle ombre, e non sa cosa fare. Un'opera mastodontica, una Bibbia cinematografica, un albero della vita che tiene ben salde le sue infinite radici, che si espande solido ed infine trema con i suoi molteplici rami, che rappresentano le troppe storie che questo film vuole raccontare, le molteplici sfaccettature di una vita, di un'esistenza, troppo grande da afferrare.
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