Uno dei grandi quesiti lanciati da TREE OF LIFE potrebbe essere:"può un regista essere grande anche se guidato da un ambizione sfrenata e,spesso,incontrollabile?"la mia risposta,in buona parte dei casi,sarebbe stata NO...ma questo non è un caso normale perchè T.Malick NON è un regista normale.
In questi tempi di pop-corn movie e altre scempiaggini d'ogni tipo sono diversi i registi che emergono per intelligenza e bravura:Clint Eastwood,Micheal Mann,Christopher Nolan,Quentin Tarantino,Martin Scorsese(non vi annovero Woody Allen perchè mi pare stia attraversando,stilisticamente,un periodo"modestissimo")e pochi altri...eppure,è una mia ferma convinzione,il cinema di Malick resta infinitamente superiore a quello dei signori citati.
TREE OF LIFE,così come LA SOTTILE LINEA ROSSA,è un esperienza per il cuore,la mente e il cervello:non s'erano mai viste,negli ultimi decenni,opere"criptiche"di questa fattura ma voglio tornare a parlare del quesito iniziale...la megalomania come difetto e la megalomania come pregio.
Accumulare l'esistenza dell'universo,dei pianeti,delle stelle e della vita sulla terra nelle sue svariate forme di vita intorno a una famiglia americana degli anni cinquanta era un azzardo che nessun cineasta(forse nemmeno Kubrick)avrebbe avuto il coraggio di tentare...ma Malick ha tentato e anche nel caso avesse fallito il film resta di una magnificenza visiva senza paragone alcuno con molte altre grandi opere del nuovo millennio...e questo pregio è quanto mi basta per assegnargli cinque stelle.
Attraverso le cadenze di un lunghissimo flashback dell'infanzia di un uomo(l'attore è Sean Penn)si sprigiona(attraverso il sole,le nuvole,gli animali marini,i fili d'erba dei campi,l'acqua e la spiaggia finale su cui arriva l'uomo oltrepassando una specie di"porta")il"cosmo"del film:il protagonista si ricorda degli insegnamenti e dei maltrattamenti di suo padre e della tragica morte del fratello a cui segue,inevitabilmente,lo strazio della madre...e il dolore per una perdita così atroce non si può,forse,rendere ancor più velatamente"trasparente"grazie a certe"onde in subbuglio"dell'oceano inquadrate,con la consueta grazia,dal regista?e la maschera tipica del carnevale che viene inquadrata mentre si inabissa nelle profondità marine non può rappresentare,forse,la caduta dell'ipocrisia perbenista precedentemente(nell'infanzia dell'uomo)radicata in quell'ambiente familiare?ecco due domande con una risposta probabile ma per nulla sicura.
A volte può capitare che una persona tenda a desiderare di"scrostare"via dalla sua vita ogni ricordo infelice e rimpiazzarlo con la propria personale"gioia di costruirsi il presente e il futuro"(se questo è possibile)e a questo,forse,voleva arrivare Malick(ma questa è,come ho già scritto in precedenza,una delle tante possibili chiavi di lettura)nell'inquadrare la folla di persone che camminano sulla spiaggia e che segna il finale...sotto il sole luminoso ovvero la bellezza del vivere che"avvolge e coinvolge"moltissimi abitanti della terra(non tutti,pultroppo,come è ovvio)dove Jack cerca la sua famiglia per trovare,in realtà,se stesso...ma lui non è che uno dei tanti dove,sulla spiaggia,trovano la serenità in tutto ciò che li circonda e li rende partecipi di quell'unica immensa e travolgente"parziale utopia"(così almeno viene lasciato intendere)chiamata,molto semplicemente,solidarietà umana.
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