Barbie

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uno dei punti più bassi dell''odierna Hollywood Valutazione 1 stelle su cinque

di il cinefilo


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sabato 29 luglio 2023

Sarò sincero: pensavo di aver visto di tutto(e sopportato di tutto)dall'odierna industria hollywoodiana, ex macchina dei sogni, ora completamente ridotta(quasi)a triste fucina di due sole tipologie di prodotti: i cinefumetti, sempre più noiosi, banali e prevedibili...e, ovviamente, i filmucoli votati anima e corpo alla causa(teoricamente nobile e condivisibile, ma affrontata nel peggiore dei modi)del politically correct.
Tra i vari filoni spicca, senza ombra di dubbio, l'annosa questione dell'emancipazione e del potere femminile nella società americana e, più in generale, nel mondo: ed è questo il nodo centrale su cui ruota la sceneggiatura del film Barbie, diretto da Greta Gerwig e attualmente campione assoluto d'incassi a livello mondiale.
Un successo planetario che, per quanto mi riguarda, non fa altro che confermare tutte le mie più nere previsioni circa l'inqualificabile e incommentabile decadenza ideologica dell'attuale movimento femminista che impera negli stati uniti.
Un punto da chiarire: di per se il concetto primigenio di "femminismo" è cosa buona e giusta: un concetto che si propone, molto giustamente, di eliminare tutte le diseguaglianze di genere tutt'ora presenti in alcuni strati della società contemporanea(diseguaglianze che sono il retaggio storico d'un patriarcato secolare e ormai giunto al suo crepuscolo)ma il problema, assai drammatico, è il modo in cui questo concetto viene espresso nel "film", se così vogliamo chiamarlo.
Un modo di intendere e concepire il femminismo che è direttamente figlio di quel ripugnante e disgustoso qualunquismo generalizzante che, ormai da più di un decennio, imperversa ossessivamente negli studios di Hollywood e nelle serie televisive(specialmente di Netflix e Amazon prime)con un fervore tale da rasentare il fanatismo talebano: il maschio è ridotto unicamente, e senza eccezioni, a macchietta squallida assetata unicamente di sesso e prepotenza, e perdipiù puzza come un maiale...al maschio(diabolica incarnazione terrena delle peggiori nefandezze del cosmo)si contrappone, tuttavia, LA DONNA: sublime frutto del creato che, più di ogni altra cosa, si avvicina a Dio.
La donna, secondo l'odierna vulgata pseudo-femminista e televisivo-cinematografica, si pone al di sopra del maschio in ogni singolo aspetto della vita sociale moderna: sia interiore che in quella esteriore, sia intellettualmente che filosoficamente, sia fisicamente che spiritualmente.
Insomma: superiore a lui sotto ogni aspetto, senza se e senza ma...e non si ammettono repliche! qualsivoglia teoria possa mettere in discussione le affermazioni finora enunciate rischia di subire la suprema e irrevocabile condanna da parte dell'alta corte morale del pubblico dei social, sia di Twitter che di TIkTok e Facebook.
Ed è la smaniosa ricerca dell'approvazione della suddetta corte morale suprema(nonché falsa ed ipocrita)del pubblico sopra citato a trovarsi alla base della creazione del film Barbie, diretto da Greta Gerwig.
Barbie: spietato atto di accusa contro l'intero universo maschile, senza distinzione che sia una, e che dalla regista stessa viene condannato senza appello sia nel mondo della fantasia(quello in cui vive la divina e onnipotente Margot Robbie, tutto colorato di rosa)che in quello reale, dove l'arroganza, la superbia e la puzzolente cialtroneria di questi maschi abusanti tutti identici l'uno all'altro(un pò come i Ken dell'altro mondo)li spinge a ridurre in schiavitù ll sesso femminile, senza però rendersi conto di essere LORO gli inferiori, mentre le donne, tutte quante molestate e abusate da tutti gli uomini che li circondano, si rendono presto conto d'essere le più forti.
Barbie, nella squallida e prevedibilissima visione di Gerwig, è il simbolo della rivolta femminile contro la nauseante tirannia del maschio, una rivolta atta a ribadire l'assoluta superiorità del sesso femminile su quello maschile ...sì perché se il concetto primigenio e originale del femminismo sarebbe dovuto(giustamente)consistere nell'eguaglianza tra uomini e donne(uguaglianza, e quindi non una pretesa di superiorità, ne da parte dell'uno ne da parte dell'altro!)in Barbie questo concetto viene completamente ribaltato e, laddove si parlava originariamente di uguaglianza e collaborazione reciproca, qui si accenna alla necessità di distruzione del maschio come unico mezzo per giungere alla liberazione della donna: l'apogeo subculturale della cloaca ideologica votata, anima e corpo, a sostenere il più classico dei classici: "i maschi sono tutti uguali".
L'unico altro prodotto recente(relativamente)che è riuscito a superare, in becera ipocrisia e estremismo ideologico, anche questo film qui è stata quella porcheria di MEN, thriller/horror diretto da Alex Garland...che, pur essendo uomo, condivide con Greta Gerwig il medesimo odio viscerale per il sesso maschile e la speranza che esso, un giorno, possa evidentemente estinguersi dal pianeta terra per combustione spontanea.
Ora che ho polverizzato l'apparato ideologico del film posso, tranquillamente, passare ai dettagli tecnici: la godibilità del film si spegne immediatamente dopo la fine dei titoli di testa, poi si spalanca la fogna: il colore rosa invade ogni singola inquadratura fino a risultare insostenibile allo sguardo, un orgia di balletti puerili e sorrisi fasulli travolge lo spettatore come un mare in piena, costringendolo a distogliere lo sguardo dallo schermo per guardare altre cose sul cellulare....pessima la fotografia, quasi totalmente errata la scelta degli attori(cani), la colonna sonora è tronfia mentre i costumi e gli sfondi sono una roba oscena, irricevibile nel 2023.
In conclusione: una bruttezza inenarrabile, che farebbe drizzare i capelli in testa anche a una persona afflitta da calvizie.
Ryan Gosling, vestito e truccato come un idiota, si spera sia stato pagato bene per accettare di partecipare a questa miserabile pagliacciata: visivamente inguardabile, diretta con i piedi e condita da dialoghi grottescamente ridicoli e cretini come tutto il resto.
P.S: sull'accreditata ipotesi che questa roba venga candidata agli oscar e possa addirittura vincerne uno è preferibile stendere un velo pietoso.

ARRIVEDERCI MYMOVIES, CI RIVEDIAMO ALLA PROSSIMA ANALISI!

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