Ovunque sei

Film 2004 | Drammatico, 85 min.

Regia di Michele Placido. Un film con Barbora Bobulova, Stefano Accorsi, Stefano Dionisi, Violante Placido, Donato Placido. Cast completo Genere Drammatico, - Italia, 2004, durata 85 minuti. Uscita cinema venerdì 22 ottobre 2004 distribuito da 01 Distribution. - MYmonetro 2,47 su 19 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento martedì 8 settembre 2015

Una giovane coppia sta consumando le ultime energie di un amore che dura da anni. Lui vede una tregua in una giovane infermiera. Lei cede alle lusinghe del primario. I destini dei quattro si incroceranno tragicamente. In Italia al Box Office Ovunque sei ha incassato nelle prime 7 settimane di programmazione 2,3 milioni di euro e 737 mila euro nel primo weekend.

Ovunque sei è disponibile a Noleggio e in Digital Download
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Consigliato nì!
2,47/5
MYMOVIES 2,00
CRITICA
PUBBLICO 2,94
CONSIGLIATO NÌ
Personaggi in cerca d'autore.
Recensione di Luisa Ceretto
Recensione di Luisa Ceretto

Con Ovunque sei, Placido ritorna a dirigere Stefano Accorsi, insieme alla brava e bella Barbora Bobulova e a Stefano Dionisi.
Matteo (Accorsi) lavora sulle ambulanze; Emma (Bobulova), sua moglie, è medico. I due si amano, tuttavia, una sera, mentre Matteo è fortemente attratto dalla giovane volontaria, Elena (Violante Placido), Emma cede ai corteggiamenti un po' insistenti di Leonardo (Dionisi), il primario dell'ospedale. In quella stessa serata, l'auto di Leonardo si scontra con l'ambulanza guidata da Matteo. Miracolosamente questi, aiutato da Elena riesce a riemergere dalle acque del Tevere.
Il film dopo un inizio realistico, prende il difficile cammino del racconto metafisico, dagli evidenti rimandi pirandelliani. Per il tema, almeno per qualche momento, si potrebbe credere ad una versione moderna de Il fu Mattia Pascal. Ma anche per i dialoghi, perché alcuni sono tratti direttamente da L'uomo dal fiore in bocca. Eppure, nonostante queste premesse, qualcosa non ha funzionato. Nel corso della proiezione per la stampa al festival di Venezia, addirittura su certe scene cruciali, una mal controllata ilarità ha avuto la meglio su tutto, fino all'ovazione finale, dal sapore liberatorio.
Un vero peccato: conosciamo il cinema di Placido e ne apprezziamo il lavoro. Eppure per Ovunque sei forse ha voluto eccedere nei rimandi, nei riferimenti. C'è un po' di tutto e niente. I suoi personaggi sono non solo smarriti, ma in cerca di un autore.

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Recensione di Luigi Catalani
venerdì 3 dicembre 2004

La morte irrompe nella vita apparentemente tranquilla di una giovane coppia, già insidiata da tentazioni extramatrimoniali.
Michele Placido osa, rompe alcune delle regole e delle convenzioni del cinema italiano e dà una grande dimostrazione di libertà'. La morte non è la fine, l'amore ha lo spazio per rideterminare e rivalutare l'esistenza, Roma non sembra piu' Roma, il film si trasforma in un altro film, disancorato, senza più redini. Fin qui tutto bene. Ma la sceneggiatura non è assolutamente all'altezza. Il film punta in alto, ma frana a causa di dialoghi davvero "al di là delle nuvole". Così non sai se lo sciapito Stefano Dionisi, che non pare abbia azzeccato le scelte per il suo ritorno sugli schermi, l'imbarazzante Violante Placido e lo scialbo Stefano Dionisi siano più vittime o corresponsabili. Convince invece l'intensa interpretazione della bella e brava Barbara Bobulova.

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Recensione di Giovanni Idili
venerdì 12 novembre 2004

Placido, nonostante dichiarazioni da scolaretto, non è certo un novellino e ha dato nel passato prove di regia sicuramente migliori di questa. A una proposta forte è seguita una reazione altrettanto forte da parte di pubblico e critica, uniti nel non lasciare spazio a vie di mezzo. Ebbene sì, i problemi ci sono: ma sono a livello di regia, a livello di scelte retoriche, a livello di recitazione. Le scelte stilistiche di montaggio appaiono singhiozzanti e l'efficacia di parecchie soluzioni creative viene vanificata da un ritmo che da subito non riesce a catturare. Deboli i dialoghi, teatralità a tratti esasperata e cast tutt'altro che in pieno spolvero risultano essere infatti i principali difetti di questo titolo. Il caro Michele non può certo prendersela con nessuno se l'ilarità arriva troppo facilmente davanti a Violante Placido che "deve fare la pipì"(?) e a Stefano Accorsi che stecca visibilmente in più di una occasione ostentando una teatralità fuori luogo. La stessa Violante Placido merita poi un discorso a parte nell'offrire una prestazione abbastanza deludente, da studente fuori corso da un decennio quale appare nel film. Se Stefano Dionisi è salvo, Barbara Bobulova non riesce a rendere la drammaticità di molte scene e via dicendo. Insomma, l'opera veramente fatica a lasciarsi guardare. Partendo da questi presupposti arriviamo al vero punto saliente: l'intreccio. Tramite scorci di vita di una famiglia apparentemente felice il regista dà la sua visione di due delle astrazioni più misteriose della nostra esistenza: l'amore e la morte. Il tiro, come è facile capire, è veramente alto. Inutile cercare di dare una interpretazione, peraltro non richiesta, di ciò che il regista voglia comunicare o di quale realmente sia l'evolversi della vicenda. In un vortice di citazioni e rielaborazioni personali, Placido lancia il suo messaggio attraverso un elaborato sogno ad occhi aperti, durante il quale è difficile distinguere il vero dal falso, l'istintivo dal razionale, il vivo dal morto. Il film ci sbatte in faccia cinismo e poesia attraverso una storia che si presta completamente all'interpretazione e che omaggia l'essenza dell'opera pirandelliana. Tematiche e situazioni ardite sono affrontate senza timori reverenziali trasmettendo tanto nonostante i numerosi limiti "tecnici". Possiamo vedere l'opera come un esperimento riuscito a metà, come una spedizione spaziale che è dovuta tornare indietro per gravi avarie ma che ha comunque effettuato scoperte di grande valore. Ora però il punto è capire se gli astronauti di questa spedizione spaziale siano tornati indietro vivi. Un film come questo nel contesto attuale del cinema italiano è un grande passo avanti rispetto alle tematiche tradizionali ma è stato visto da molti come un provocatorio pugno in occhio. Tutti, attori compresi, si sono probabilmente persi nei meandri di un lavoro che con la sua originalità è riuscito a spiazzare (anche se stesso). Riepilogando: fa discutere, fa riflettere, apre nuove prospettive in un panorama statico offrendo molteplici forme di interpretazione; tutto ciò va molto vicino alla definizione di "opera d'arte". I difetti, nonostante tutte queste considerazioni, non scivolano via a visione conclusa rimanendo vivi nella memoria e dovendo dare una valutazione dobbiamo tenerne conto. Non possiamo parlare quindi di capolavoro ma sicuramente possiamo apprezzare ciò che di buono c'è, e non è certo poco, in questa discussa opera che più che un film è una "visione". Gli astronauti sono quindi tornati vivi, solo un po frastornati, da bravi precursori. Placido non sembra certo tipo rassegnatario e dovremmo tutti sperare, per il bene del cinema italiano, che le esplorazioni verso l'ignoto non finiscano qui.

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PUBBLICO
RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
martedì 19 giugno 2012
brando fioravanti

Film sperimentale poco riuscito su una storia d'amore che continua anche dopo la morte, ispirandosi a Pirandello. Placido porta sullo schermo temi difficili, ma sensa essere all'altezza della situazione. Sceneggiatura fiacca e attori poco credibili eccetto Accorsi. Nella scena finale i nudi non sono minimamente contenuti, sembra un film di Tinto Brass

sabato 27 febbraio 2010
paride86

Tentativo fallito di realizzare una storia d'amore con elementi metafisici. Al di là delle interpretazioni, rimane un film superficiale che cerca di intenerire lo spettatore simulando accenni poetici o romantici e giocando coi temi dell'amore oltre la morte e del ricordo. Bisogna aggiungere, inoltre, che le interpretazioni di Violante Placido e di Stefano Dionisi sono tutt'altro che sufficienti e [...] Vai alla recensione »

lunedì 4 febbraio 2013
ISA71

Ci sono amori che lasciano il segno, che non muiono con il corpo, sentimenti che trascendono le persone... e film che sono dimenticati una volta visti.

STAMPA
RECENSIONI DELLA CRITICA
Paolo D'Agostini
La Repubblica

I maltrattamenti sguaiati subiti dalla platea del festival veneziano a inizio settembre indurrebbero a difendere il film di Michele Placido senza riserve dalla maleducazione di un pubblico e di una critica che si sarebbero trovati a loro agio nei giochi gladiatori. Fare il tifo è facile ed è una scorciatoia, ragionare è pratica più faticosa e anche più grigia ma più onesta.

Michele Anselmi
il Riformista

Perché si fischia ai festival di cinema? Perché, a un certo punto, in genere verso la metà, quando i cinefili accreditati diventano impazienti e la sbornia di immagini fa il resto, un film, solitamente italiano, diventa il bersaglio preferito e liberatorio? Oggetto di risatine, battute, applausi di scherno e «buuu» di disappunto? Non basta dire: «Perché è brutto».

Alberto Crespi
L'Unità

Si torna sul luogo dei massacro: si torna a parlare di Ovunque sei, diretto da Michele Placido, che in occasione della Mostra di Venezia è stato sepolto da un coro ululante di sospetta unanimità. Nessun revisionismo: è un film bruno e profondamente sbagliato, ma quando un’opera non trova nemmeno un difensore subentrano due dubbi. Il primo è legato al sospetto di un gigantesco abbaglio collettivo, che [...] Vai alla recensione »

Lietta Tornabuoni
La Stampa

A Roma, oggi, una giovane coppia coniugale molto unita sente che l'amore si affievolisce, si attenua, sta per andarsene. Lei, Barbora Bobulova, è tentata dalla passione del primario Stefano Dionisi. Lui, Stefano Accorsi, ha nostalgia di un'esistenza che non c'è, di una donna differente quanto la studentessa Violante Placido. L'ambiente è quello più vicino alla morte, ospedali, medici, chirurghi, dottori [...] Vai alla recensione »

Fabio Ferzetti
Il Messaggero

Bella idea: un uomo ancora giovane (Accorsi) ma stanco e con problemi di routine coniugale, è così desideroso di cambiar vita che quando muore non se ne accorge e crede sia un nuovo inizio. Salvo accorgersi pian piano che la "nuova" vita riecheggia quella già vissuta, che nel nuovo amore (Violante Placido) ritrova sua moglie Barbora Bobulova, che quell’indugiare non è un inizio ma un addio.

Roberto Silvestri
Il Manifesto

Una coppia medica-paramedico (Bobulova-Accorsi) finge di perdersi, fa involuti tentativi di fuga e diserzione tra Parise e l'incesto (Stefano Dionisi-Violante Placido), e poi si ricompone per colpa di un incidente d'auto. È un film sentimentale, filosoficamente e scientificamente preparato (ma scarso in «fantasy»: non abbiamo la grazia estremista e maligna dei francesi, in questo genere) girato da [...] Vai alla recensione »

Bruno Fornara
Film TV

Fino a quando Matteo, medico (Accorsi), ed Elena, tirocinante (Violante Placido), sono vivi, cioè per 15 minuti, il film sembra un esempio di cinema italiano medio da pubblico con racconti intrecciati di vite annaspanti e spicci tradimenti paralleli a sfondo ospedaliero. Quando l’ambulanza finisce a tuffo nel Tevere, tutto cambia: il film annega nel limbo delle buone intenzioni, approda quasi subito [...] Vai alla recensione »

Lietta Tornabuoni
La Stampa

Medici, ospedali, chirurghi, dottori che per altruismo hanno scelto di lavorare sulle ambulanze, volontarie di Pronto Soccorso, primari: ma sono soprattutto i vivi e i morti a coesistere in Ovunque sei di Michele Placido, secondo film italiano presentato in concorso, intessuto di pensieri pirandelliani (L'uomo dal fiore in bocca) e non riuscito. A Roma, oggi, una coppia coniugale molto unita sente [...] Vai alla recensione »

Alessandra De Luca
Avvenire

Fischi, ululati, risate di scherno: non è andata benissimo per Michele Placido arrivato al Lido come regista con la seconda, attesissima pellicola italiana in concorso, Ovunque sei, e con il cast del film che vede protagonisti Stefano Accorsi, sua figlia Violante Placido, Barbora Bobulova e Stefano Dionisi e che arriverà nei nostri cinema il 22 ottobre distribuito da 01.

Franco Montini
La Repubblica

Dopo Un viaggio chiamato amore, Michele Placido racconta un’altra grande storia sentimentale, questa volta suggerita da alcune suggestioni pirandelliane, che, senza alcuna influenza sulla trama, affiorano evidenti in diverse battute del dialogo. È la vicenda di una passione travolgente, che sconvolge il protagonista, Matteo (Stefano AccorsI),un medico trentenne, proprio quando nella sua vita tutto [...] Vai alla recensione »

Gian Luigi Rondi
Il Tempo

L’amore che vive oltre la morte ha avuto più d’una volta spazi di rilievo sia in letteratura sia, come conseguenza, al cinema. Basti citare due classici, La voce nella tempesta di Wyler e L’amour à mort di Resnais. Adesso, per cimentarsi con un argomento simile, Michele Placido, dopo le sue felici imprese recenti (Del perduto amore, Un viaggio chiamato amore), tenta una via delle più ardue, il confronto [...] Vai alla recensione »

Antonio Valenzi
L'Indipendente

Quando fu presentato a Venezia, la critica non fece una bella figura. Risate di scherno durante la proiezione (l’apoteosi nella scena di nudo di Stefano Accorsi), espressioni di disappunto ad alta voce davanti alle palesi incongruenze del film, fischi scroscianti sui titoli di coda. Insomma, più un pubblico da avanspettacolo che da Mostra del cinema.

Valerio Caprara
Il Mattino

Scandalo a Venezia? Ma va' là... Al Lido ci si è solo imbattuti (tra qualche comprensibile dileggio di platea) nel pessimo film firmato da un regista e tre sceneggiatori accreditati tra «i migliori» del cinema italiano. Eppure Michele Placido e, soprattutto, Umberto Contarello, Francesco Piccolo e Domenico Starnone avrebbero dovuto sapere che per maneggiare certi temi, certi dialoghi e certe situazioni [...] Vai alla recensione »

Fabio Ferzetti
Il Messaggero

Due storie di famiglia, anzi di coppia. Due film sull’attesa, sul tempo che non vuole passare, che si consuma e ci consuma, che si insinua dentro di noi per uscirne solo con la morte. Con Ovunque sei (concorso) Michele Placido torna a Pirandello, all’enigma novecentesco dell’identità, alla malinconia e alla rinuncia che germinano dentro ogni nostra scelta, travasando queste suggestioni alte ed astratte [...] Vai alla recensione »

Priscilla del Ninno
Il Secolo d’Italia

Ovunque sei è indifendibile sotto ogni punto di vista. Della sceneggiatura e dei dialoghi, ai limiti del grottesco. Della recitazione, a tratti caricaturale. Della conseguenzialità narrativa. Ci riprova, insomma, il regista e attore, e ci riprova a un anno di distanza dal pur discutibile ma decisamente più decoroso, Un viaggio chiamato amore. Ancora davanti alla macchina da presa l’acclamato Stefano [...] Vai alla recensione »

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