Mark Cousins si interroga sull'atto della visione mentre la pandemia di Covid costringe a una nuova riflessione. Espandi ▽
Essere tremendamente personali, completamente intimi, disarmati. E allo stesso tempo, raccontare qualcosa che riguarda tutti. È quello che fa Mark Cousins in
The Story of Looking. No, non è un film enciclopedico, immenso come
The Story of Film. Vi somiglia, per certi aspetti, ma è immensamente più intimo. È, se vogliamo, un diario visivo, la storia di una lunga notte: quella che, per Mark Cousins, precede un intervento agli occhi. Ed è la storia dei suoi pensieri, delle sue riflessioni sulla visione, su ciò che rappresenta la visione per tutti noi. Su quale sia la sua storia, e quale sia il suo valore. Un tema immenso, sul quale è impossibile dire una parola definitiva. Una storia della visione umana, e del suo contrario: la cecità. Con una testimonianza di Ray Charles, il pianista cieco, inizia il film di Mark Cousins. Che cosa è la visione? Quanto è importante per la nostra vita? E poi ecco le immagini dell’operazione stessa: il nuovo cristallino messo nell’occhio. Vale la pena vedere questo film intimo e insieme enciclopedico? Sì, anche se non riusciremo a risolvere il mistero della visione, del significato e del potere che le immagini hanno avuto nella storia dell’umanità. Un film fatto di domande, più ancora che di risposte.