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Maestri del passato per la cultura del presente. Il nuovo programma di Cinema ritrovato fa la differenza

Una ricchissima selezione di titoli nelle versioni migliori possibili. Disponibili in streaming fino al 18 febbraio. ACQUISTA UN ACCREDITO. 
di Roy Menarini

Corinne Marchand (86 anni) 4 dicembre 1937, Parigi (Francia) - Sagittario. Interpreta Cleo nel film di Agnès Varda Cléo dalle 5 alle 7.
lunedì 18 gennaio 2021 - mymovieslive

Il nuovo programma per Il Cinema Ritrovato - Fuori sala, una storia del cinema firmata dalla Cineteca di Bologna, online su MYmovies dal 18 gennaio, per un mese, si struttura come un cartellone lungo un mese. Uno strumento digitale per godere di film del passato che vissero solo sul grande schermo, e che sul grande schermo anelano a tornare, grazie ai restauri. Ma, indipendentemente dalla crisi sanitaria che stiamo vivendo, sappiamo quanto sia complicato raggiungere tutti i pubblici.
Quand’anche dessimo per scontato che, a sale aperte, tutti i cinefili trovino il tempo di recarsi nei cinema d’essai e nei cineclub dove i film restaurati vengono programmati, rimarrà sempre fuori la fetta più grande degli spettatori, quelli che non abitano in una grande città dotata di sale di nicchia e che non hanno altra scelta che recuperare i classici in video.

Ed è qui che si apre il far west, perché tantissime delle copie che si trovano sulle piattaforme, negli archivi digitali o in televisione sono mutilate (per formato, per censura, per divieto, per qualità tecnica, e altro). Dunque, anche la cultura digitale deve essere rispettata dalla cultura cinematografica, e viceversa. In questo caso la garanzia di poter vedere grandi film nelle versioni migliori possibili costituisce la differenza: non conta dove si può trovare quel titolo (che peraltro spesso non si trova da nessuna parte perché rarissimo) ma conta come (con quale qualità e quale versione originaria) si può trovare quel titolo.

Il programma di questa edizione si presenta particolarmente ricco. Basterebbe citare alcuni dei nomi di autori, maestri e pionieri della settima arte che compaiono, tra cui Georges Méliès, Carl Theodor Dreyer, Jean Renoir, Manoel de Oliveira, Agnès Varda. E ovviamente gli italiani, partendo ancora una volta (indirettamente) da Fellini, con il primo film visto da Federico bambino nel mitico cinema Fulgor di Rimini (oggi riaperto su progetto di Dante Ferretti): Maciste all’inferno, realizzato nel 1926 da Guido Brignone, contiene già tutto l’afflato visionario, tragicomico, circense e grafico del maestro, evidentemente influenzato da quella indimenticabile visione a bocca aperta. Ma c’è anche Anni difficili di Luigi Zampa, del 1948, considerato un anticipatore della commedia all’italiana, dedicato a vizi e contraddizioni dell’Italia del dopoguerra, ancora sospesa tra fascismo e Repubblica. 

A proposito di film di importanza eccezionale per la storia del cinema italiano, ma forse non ancora del tutto canonizzati – né conosciuti dal grande pubblico – bisogna citare il capolavoro di Luciano Emmer, La ragazza  in vetrina, dove si parla di minatori italiani emigrati in Belgio e del loro tenero, controverso e ineffabile rapporto con donne di mondo ad Amsterdam: scandalo assicurato e fine della carriera di questo grande regista, noto per la sua abilità documentaria (questo fu uno dei pochi film di finzione che realizzò).

Poi c’è la grande Hollywood, a cominciare da un regista che spesso si è messo di traverso alla fabbrica dei sogni o ne ha illustrato i margini, John Huston. La sua La regina d’Africa riunì Katharine Hepburn e Humphrey Bogart in una lavorazione faticosa e leggendaria. Pur in toni da commedia romantica, con uno degli scontri tra caratteri più noti di sempre, il film non ha affatto una dimensione “da studio” ma marchia sul volto delle sue star il sudore, il caldo e la scomodità del set visto che – come ricordano Jacques Demeure e Michel Subiéla – “Huston decise di girare questo film in Africa anche a prezzo di innumerevoli difficoltà perché voleva ritrovare questa vita rude ma libera al contatto della natura, questo universo primitivo che i romanzieri americani hanno cercato con nostalgia”.


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