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Fotogrammi di Stefano Bollani

Il pianista jazz interpreta a Santa Cecilia alcuni classici della letteratura musicale ascoltati al cinema.
di Stefano Cocci

La musica incontra il cinema

giovedì 18 giugno 2009 - Incontri

La musica incontra il cinema
Fin da quando i primi accordi furono strimpellati per accompagnare i film muti della preistoria della celluloide, il sogno, mai celato, è stato di far sposare le immagini sullo schermo con la musica eseguita per raccontarle. Quando, nel 1979, Woody Allen decise di utilizzare la Rapsodia in blu di George Gershwin per l'inizio di Manhattan, facendola scorrere sulle immagini della città che si risveglia, il sogno sembrò realizzato: note composte 75 anni prima, si incontrarono magicamente con la visione immaginata dal regista americano Il 18 e il 19 giugno Stefano Bollani riproporrà all'Auditorium di Roma il "Gershwin Showcase", con la Rapsodia in blu, nell'ambito di una rassegna sulle colonne sonore. Bollani è una delle "voci" migliori del panorama jazz internazionale. Incontrandolo si comprende che ama la musica ma conosce il cinema.

Musiche per il cinema
Stefano, come mai questo interesse per le colonne sonore? "In fondo, mi hanno chiamato a fare una cosa che avevo già fatto per Santa Cecilia, ovvero la "Rapsodia in blu" di Gershwin, solo che in questa occasione è collegata al film Manhattan di Woody Allen. È una sinfonia degli anni Venti diventata molto famosa quando il regista l'ha usata per farne un inno alla sua città, New York. Era un brano già famosissimo ma la trovata geniale è stata abbinarla alle immagini della Grande Mela, perché quell'opera è la cosa più americana e newyorchese che sia mai stata scritta. Nelle intenzioni di Gershwin c'era solo la voglia di scrivere una musica, l'intuizione di Allen fu di usarla per raccontare la metropoli".
Quali sono i registi che apprezzi per il modo in cui usano la musica nei loro film? "Fellini, sicuramente, però ci sono tanti registi che amo e che nella maggior parte dei casi non fanno un grande uso della musica. È il caso di Von Trier. Se devo fare dei nomi penso a Fellini con Rota e Leone con Morricone. Ad esempio, Amarcord senza la musica di Rota non avrebbe mai vinto l'Oscar, tante scene sembrano costruite sui suoni. E non mi importa sapere se c'era prima la musica o le immagini. Quel che mi interessa è che quella musica è il film ma soprattutto quel film è quella musica. È molto raro trovare delle immagini che ti ricordano una colonna sonora. Se vedessi Amarcord muto avrei in testa quella composizione".

I miei gusti
Hai citato Von Trier. Cosa ne pensi delle sue colonne sonore? "Io amo Lars Von Trier, però penso faccia un uso bizzarro della musica. Nel "dogma" la musica non è prevista (regola numero 2, "La musica non deve essere usata a meno che non sia presente quando il film venga girato", ndi) in Dogville e in Idiots non c'è proprio. A parte Dancer in the dark, la usa pochissimo. Non credo la ami, però, nonostante questo è uno dei miei registi favoriti. Tra i compositori di colonne sonore scelgo Danny Elfman: è lui che ha scritto la sigla dei Simpson ma anche le musiche dei film di Tim Burton come Nightmare before Christmas. È un film favoloso e veramente ben musicato. Trovo che riesca a mantenere una propria cifra stilistica pur obbedendo, evidentemente, a un regista".

Kubrick e Allen
Ascoltandoti mi vengono in mente di nuovo Allen e Stanley Kubrick, due artisti che usano generalmente musiche non originali ma adattano pezzi preesistenti, anche se, probabilmente, con finalità diverse. Cosa ne pensi? "Penso che, in fondo, abbiamo un modo simile di usare la musica nei film. Sono registi che, piuttosto che commissionare la musica, utilizzano i pezzi che piacciono a loro. In teoria è più facile: così possono controllare tutto. Come fece Kubrick con Shostakovic in Eyes Wide Shut o con Ligeti in 2001 Odissea nello Spazio. Lo stesso fa Allen con il jazz. È rarissimo che siano state scritte musiche appositamente per i loro film. Però è anche bello quando regista e compositore si incontrano per creare insieme una musica pensata apposta per quelle immagini".
È vero ma in effetti Allen lo fa perché è più economico e perché ritiene che l'unica musica valida sia un certo tipo di jazz, non composto dopo gli anni Cinquanta!
"Sì, lui è un nostalgico del Dixieland. Nei suoi capolavori si ascolta questo genere, a volte scritto appositamente da Marvin Hamlisch e sembra una citazione degli anni Venti e non lo si può definire nemmeno una colonna sonora originale tanto è fedele agli esempi di Armstrong o King Oliver. Io preferisco altro, però. Quando gli abbinamenti sono geniali come la Rapsodia in blu sulle immagini di Manhattan che si sveglia, chapeau. Ragionandoci sopra, è l'egocentrismo del regista che detta la scelta artistica: nascosta c'è l'intenzione di controllare tutto e non volere che il compositore cambi il significato e la percezione di quell'immagine sovrapponendo il suo.

I biopic musicali?
Cosa pensi dei biopic sui musicisti? "Bird di Eastwood mi è piaciuto molto ma io conoscevo Charlie Parker. Sono pellicole che si concentrano sulla vita privata, sui disastri che hanno combinato e si dimenticano di spiegare al pubblico che stiamo raccontando la storia di un genio. Vorrei che il regista spiegasse che non si tratta di uno psicopatico ma di un artista con dei tratti di pazzia. Non che sia una scusante, ovvio. Spesso ho l'impressione che si dia per scontato che lo spettatore sappia di cosa si parli. Lo stesso Piano solo, sulla vita di Luca Flores, che ho visto e anche apprezzato, dà per scontato che si sta parlando di un grande musicista. Però, i film che preferisco non sono sui musicisti. Ad esempio, Venere e il professore (pellicola girata da Howard Hawks del 1948) è un bellissimo film con Danny Keye, una storia inventata in cui il jazz è protagonista ed è il più bello su questo genere mai fatto".

Varie ed eventuali
Cambiamo argomento ma restiamo in tema di musica. Hai mai fatto il karaoke? Quali sono le canzoni che ami cantare? "Mai fatto però ho in testa mille canzoni! Canterei tutto Celentano, Buscalglione, Billy Joel, Otis Redding, James Brown"
. Qual è la canzone che vorresti fosse suonata al tuo funerale? "Io propongo When the saints go marching in, un grande classico. Non so se lo conosci. Mi immagino un funerale alla Dixieland, stile anni Venti, con la banda da che se me va dal cimitero festeggiando una vita vissuta, non piangendo una persona che ci ha lasciato ma celebrando tutto quello che ci ha dato. Deve essere una festa perché è la conclusione di una cosa che ci ha fatto star bene. Detto ciò, preferirei fosse suonata al tuo funerale (ride fragorosamente, ndi)!
Qual è il disco peggiore che hai comprato?
"Ah, ne ho miliardi di dischi brutti. Da ragazzino ho passato un periodo in cui compravo qualsiasi cosa. Adesso è un po' più difficile fregarmi perché conosco un po' di musica ma, ad esempio, all'età di 14 anni comprai un disco di Julian Lloyd Webber - il fratello di Andrew, l'autore di musical che ho amato molto - che suonava il violoncello su tema di Rossini arrangiato per violoncello e gruppo rock. All'epoca mi entusiasmai perchè già allora cercavo qualcosa che fosse una sintesi tra i mondi che frequentavo, come la classica, il jazz e il rock ma è un disco veramente orribile e per fortuna non so che fine abbia fatto: ho anche il coraggio di buttare i dischi brutti".

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