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Tutta la mia vita in prigione: la storia di Mumia Abu Jamal

La "voce dei senza voce" raccontata attraverso lo sguardo innocente di un giovane attivista.
di Tirza Bonifazi Tognazzi

La vita e la morte (oltre le sbarre)

giovedì 7 febbraio 2008 - Approfondimenti

La vita e la morte (oltre le sbarre)
Quando si dice le strane coincidenze della vita. Will Francome è nato lo stesso giorno in cui Mumia Abu Jamal - "la voce dei senza voce" - veniva arrestato per il presunto omicidio di un poliziotto. Per tutta la vita del ragazzo Mumia è stato in prigione in attesa della condanna a morte. Cresciuto in una famiglia di attivisti politici, Will si è interessato al caso e, partendo dalla "coincidenza" di cui sopra, ha iniziato a pensare alla storia della "voce dei senza voce" in termini cinematografici. Ma è stato grazie al supporto di Livia Firth, la moglie di Colin Firth (produttore del film), che il progetto è potuto venire alla luce. "Livia mi ha messo in contatto con Marc Evans (My Little Eye, Snow Cake) che inizialmente mi ha incoraggiato a prendere in mano anche la regia del film, ma lei ha spinto perché lo dirigesse proprio Evans. Evidentemente aveva chiaro sin all'inizio quali fossero le potenzialità del progetto", dichiara Will Francome.

L'importanza di chiamarsi Mumia
La storia di Mumia è rilevante oggi ancor più di ieri. La pena di morte che grava sulla sua testa è pesante quanto un macigno ma discuterne potrebbe portare le persone a un risveglio di coscienza. Perché la verità è che non esistono accuse fondate sulla sua colpevolezza. Non esistono prove tangibili né testimonianze attendibili e il film di Francome ed Evans fa luce proprio su questi aspetti. "La vita di Mumia - il suo attivismo quando era ancora uno studente negli anni '70, il coinvolgimento nelle Black Panthers e in seguito nel collettivo politico dei MOVE - solleva parecchie domande sul modo in cui il suo caso è stato portato in tribunale" spiega Francome, "e ci fa riflettere sul modo in cui valutiamo la vita". Non è un caso che Amnesty International abbia scelto di adottare Tutta la mia vita in prigione.

Il potere del cinema
Il sogno di Will è che Tutta la mia vita in prigione possa raggiungere tutte le persone che non sono a conoscenza del caso di Mumia. "Abbiamo provato a realizzare un film popolare che potesse spargere 'la voce dei senza voce' tra persone che magari andranno a vederlo perché compaiono Mos, Snoop Dogg o Steve Earle o perché sono fan di Chomsky, Angela Davies o Alice Walker (tutti presenti nel film, Ndr). La speranza" continua Will, "è che la gente possa prendere una posizione rispetto a Mumia e alla pena di morte e capire che possono alzarsi e farsi sentire. Certo, un film da solo non può cambiare nulla, ma la gente che lo vede può fermarsi a riflettere e infine fare qualcosa di concreto. Perché se è vero, come dicono, che i nostri leader politici vogliono esportare la democrazia, dovrebbero impegnarsi di più affinché ciò accada veramente".

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