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Il film è fatto molto bene. Il piano sequenza integrale non è una sfida tecnica fine a se stessa. È un P.S. vero, anche se falso sul piano temporale, perché al di là dello stacco notturno, il film dura due ore e il tragitto temporale almeno 24. Ma l'impresa tecnica è al servizio della causa. Noi ci muoviamo insieme ai protagonisti, li seguiamo, li accompagniamo, lì anticipiamo, ci giriamo intorno, ci allontaniamo brevemente per poi ritornare quasi subito su di loro. Il movimento della mdp è sempre fluido, anche nei momenti più concitati. Li osserviamo quasi sempre (carrelli indietro o semi soggettive), a volte vediamo quello che vedono loro (i campi lunghi sono solo in soggettiva), ma siamo sempre dentro l'azione, nel fango, tra cadaveri e ratti, con le mani bucate dal filo spinato, tra le esplosioni.
Certo la trama è semplice e lineare, la missione è salvare non uno, ma 1600 soldati Ryan, quindi lo scopo è condivisibile anche dal pacifista più incallito, siamo subito tutti dalla parte dei due caporali, non ci sono riserve mentali per nessuno. Ma non abbiamo Tom Hanks come protagonista, bensì un attore poco noto, le star ci sono, Colin Firth, Cumberbatch, ecc. ma in ruoli secondari, perché non c'è Omero a narrare questa storia, perché questa guerra, come tutte le guerre, non la combattono gli eroi, ma la gente comune, che cerca in tutti i modi di sopravvivere e aiutare i propri simili a farlo. E allora non possiamo che sperare che la corsa del caporale Schofield questa volta riesca e non finisca invece come con Mel Gibson in Gallipoli, perché non possiamo che non essere tutti con lui, anche noi gente comune che per due ore ci siamo mossi nell'inferno della prima guerra mondiale. Non ci sono eroi, non c'è la gloria, la medaglia è solo un pezzo di latta da scambiare con una bottiglia di vino, la vittoria, se mai ci sarà, è una sola: sopravvivere.
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