Bellum o bello? Questo è il problema. Mendes si muove tra gamification e superfetazione, per un war-movie istantaneo, interessato a mettere in scena soprattutto le singole performance tecniche. Discutibile
di Gianluca Arnone La Rivista del Cinematografo
In un celebre romanzo di Josè Saramago, un'intera nazione veniva colpita all'improvviso da un'epidemia di cecità. Una cosa simile sembra essere accaduta ai membri dell'Academy e al popolo di critici davanti a 1917, la nuova osannata fatica di Sam Mendes. Oppure a noi, che invece lo abbiamo detestato. Diversamente dalla verità, la cataratta non sta nel mezzo. Questo è uno di quei film che odi o ami, destinato a dividere più di Mosé con le acque del mar Rosso.
Dell'antefatto la visione poco aggiunge che non sia già stato detto dal trailer. [...]
di Gianluca Arnone, articolo completo (4916 caratteri spazi inclusi) su La Rivista del Cinematografo 16 gennaio 2020