Still Recording

Un film di Ghiath Ayoub, Saeed Al Batal. Titolo originale Lissa Ammetsajjel. Drammatico, durata 120 min. - Siria, Libano, Qatar, Francia 2018. - Reading Bloom uscita lunedì 5 novembre 2018.
   
   
   

L'importanza di conservare la memoria Valutazione 4 stelle su cinque

di JackBeauregard


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mercoledì 14 novembre 2018

Premessa: non amo i documentari, nel senso che non amo vederli al cinema. Al cinema vado soprattutto per vedere rappresentate delle storie, magari anche con un forte contenuto sociale e un’ambientazione realista, ma che in linea di massima seguano un qualche filo conduttore, o abbiano almeno un minimo di sviluppo narrativo, salvo qualche eccezione…

Still Recording è un documentario a tutti gli effetti, un condensato della durata di due ore su 450 di girato, quasi interamente con videocamera a mano, nell’arco temporale che va dal 2011 al 2015, in Siria, principalmente nella città di Douma e a Ghouta Est (periferia di Damasco), dove si è combattuto per anni (e forse si combatte ancora) tra ribelli ed esercito di Assad. Un’enormità di materiale, che deve aver portato via parecchio tempo, sia in fase di selezione che di montaggio. Materiale girato da diversi operatori, “armati” solo di videocamera (come viene ricordato poi nei titoli di coda), alcuni purtroppo non sopravvissuti, che hanno seguito passo dopo passo i combattenti in un drammatico teatro di guerra cittadino, composto da interi quartieri devastati e in rovina, martoriati dai bombardamenti dell’aviazione di Assad, con continue esplosioni, cecchini appostati ad ogni angolo di strada, assalti a postazioni governative, rapide scaramucce.

In mezzo a questo tragico scenario, di cui in larga parte ci sono risparmiati i particolari più truculenti, specialmente quelli riguardanti i morti ( e non certo per un qualche tentativo di censura o edulcorazione dei fatti, ma probabilmente solo per una semplice, pietosa, ma alquanto apprezzabile forma di rispetto verso di essi). Accanto a questo contesto, dicevo, accadono anche scene di vita quasi “normali”, tanto da sfiorare a volte il grottesco:  la festa in piscina a poche centinaia di metri dalle esplosioni, il giovane cecchino che parla tranquillamente al cellulare con la mamma mentre sta prendendo la mira (e che anni dopo ritroveremo in veste di panificatore), l’atleta che continua ad allenarsi tranquillamente sotto le bombe, consapevole del rischio, ma con l’eventuale consolazione  di diventare un martire in nome dello sport (!!!) , i lunghi dialoghi via radio tra due combattenti di opposte fazioni, che si svolgono paradossalmente in un tono del tutto amichevole. Certo ci sono anche quelli che non vanno in piazza a protestare perché hanno comprensibilmente paura di morire, ma emerge, per lo più a livello giovanile, l’incontenibile vitalità, l’energia di chi, pur sapendo di rischiare la pelle tutti i giorni, cerca di godersi comunque i pochi momenti di tregua con una serenità quasi ai limiti dell’incoscienza.

Il documentario non segue un preciso filo logico (e neppure cronologico, da come mi è sembrato), lavora soprattutto per accumulo di situazioni e di immagini, spesso mosse, sfocate, distorte e che, per quanto riguarda le brevi riprese in verticale del centro di Damasco, dove la vita scorre normalmente, non sembrano frutto del caso, ma mi è parso di intravvederci un preciso intento di stravolgimento, come se la realtà “vera” fosse solo quella orizzontale della guerra, di lì appresso. La dichiarazione di intenti dei registi, d’altronde c’è subito fin dall’inizio, quando alla scuola di cinema si cita l’immagine come l’unica forza che può contrastare il tempo. Saranno infatti le immagini la testimonianza più forte di quanto è successo e che potranno restituire un barlume di verità storica, senza altre intermediazioni, alle generazioni future. La memoria è importante e le immagini sono quelle che la conservano nel modo migliore e per sempre. E quando si cade, colpiti a tradimento da un nemico nascosto, da un cecchino invisibile, una videocamera a terra continuerà ancora a funzionare, a registrare, a documentare e a ricordare: Still Recording

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