Il regista e la produttrice di IT raccontano come hanno trasformato il romanzo di Stephen King in una metafora del presente. Al cinema.
A ventisette anni di distanza dalla miniserie anni '90 diretta da Tommy Lee Wallace, in cui a interpretare il diabolico pagliaccio mangia bambini Pennywise è Tim Curry, IT, il romanzo di culto di Stephen King ambientato nella città immaginaria di Derry, nel Maine, viene portato per la prima volta sul grande schermo dai fratelli Andy e Barbara Muschietti, regista e produttrice del film distribuito nelle sale italiane dal 19 ottobre da Warner Bros. Pictures.
Prima parte di un progetto diviso in due capitoli, IT tornerà nelle sale nel 2019, con le versioni adulte dei sette piccoli protagonisti, Bill, Ben, Beverly, Eddie, Richie, Stan e Mike, che dovranno tornare ad affrontare le loro paure e soprattutto Pennywise.
Questa volta nei panni del clown che attira i piccoli con palloncini rossi c'è l'attore svedese Bill Skarsgård: se nel romanzo di King Pennywise è il simbolo della paura stessa, nel film di Muschietti, nonostante sia ambientato negli anni '80, diventa una potente metafora del nostro presente, come ci ha detto il regista: "Derry è probabilmente una metafora del mondo di oggi, nel senso che il potere usa la paura come uno strumento per controllare le persone: certi governi, e certi presidenti, la utilizzano per dividere e provocare confusione, facendo spaventare le persone in modo da sottometterle. Una cosa orribile. L'aspetto positivo della storia è che parla di speranza, di persone che affrontano questa situazione, la combattono e capiscono che si può fare qualcosa e che quelle paure non sono reali, ma menzogne degli adulti".