Prima del film di James Foley, dal 9 febbraio al cinema, il cinema ha spesso raccontato storie di sadomaso e perversione. Da Mario Bava a Pedro Almodovar, ecco la nostra selezione.
di Andreina Di Sanzo
La relazione pericolosa tra Anastasia Steele e Christian Grey torna al cinema il 9 febbraio con Cinquanta sfumature di nero, la storia della coppia riprende da dove l'avevamo lasciata nel capitolo precedente, Cinquanta sfumature di grigio. Dopo la fine del loro legame il "dominatore" Christian ritorna da Anastasia, promettendo di cambiare e di accantonare le particolari pratiche erotiche a cui era dedito. Ma ancora oscuri segreti dal suo passato torneranno a riemergere mettendo nuovamente alla prova la ragazza. Mr Grey sarà capace di reprimere i suoi desideri più reconditi accettando un amore più soft?
Tra i maggiori successi, prima letterario e poi cinematografico, di una storia che mette a nudo un altro erotismo, una diversa sessualità, 50 Sfumature è un esempio tra tanti di come al cinema viene raccontata certa perversione, certo amore.
Ripercorriamo insieme alcuni film che sondano i territori oscuri dell'eros, del sadomaso e delle perversioni. Tutti accomunati da amori estremi messo a nudo.
Il maestro del gotico italiano narra la storia di tormenti e sevizie tra il sadico barone Kurt Menliff (Christopher Lee) e sua cognata Novenka. Dopo la morte del barone la donna continua a vedere e a provare le torture dell'uomo, come un fantasma da cui non riesce a liberarsi. Il film di Bava scava nei meandri della psiche costruendo un dramma dai toni scuri, dove vizio e sadismo alimentano incubo e piacere.
Una disinteressata e fredda donna di nome Severine, per fuggire all'opprimente vita borghese, inizia a prostituirsi in una casa di appuntamenti spingendosi oltre il sesso convenzionale. Il suo desiderio è essere maltrattata. Pentita, torna dal marito dedicandosi a lui ma un vecchio cliente, ossessionato dall'algida bellezza della giovane, non accetta il cambiamento. Bunuel ancora una volta demolisce i microcosmi dell'ipocrisia borghese, creando un mito nel corpo di Catherine Deneuve, angelo inquietante di spietata bellezza. Triste quadro di una società infetta e ipocrita.
Trasposizione cinematografica di uno dei capolavori erotici della letteratura, scritto da Pauline Réage (pseudonimo di Dominique Aury) nel 1954, il film vede come protagonista una giovanissima Corinne Cléry. Rispetto al romanzo il film diventa molto più patinato e lezioso. Histoire d'0 è l'educazione sentimentale di una giovane donna che accetta di diventare schiava per amore, un amore che non conosce limiti tanto da annullare se stessi ed essere l'oggetto assoluto del proprio padrone. Il corpo diviene soltanto la superficie sulla quale mostrare i segni della propria devozione.
Bulle Ogier è la glaciale e sensuale Ariane, una donna dominatrice professionista di cui Olivier, interpretato da Gérard Depardieu, si innamora perdutamente cercando di convincerla ad abbandonare quello stile di vita. Intensa storia di amore, piena di avversità e mistero, Barbet Schroeder firma uno dei film culto del sadomaso mostrandoci l'altra faccia della perversione: quando l'amore diventa ossessione e possessività.
Ricky (Antonio Banderas) è appena uscito da una casa di cura psichiatrica incontra dopo un anno Marina, una pornostar tossicodipendente con cui aveva passato la notte un anno prima. Ossessionato da lei la rapisce e la lega al letto. Ma i primi rifiuti della donna si trasformano subito in una sindrome di Stoccolma, la donna prova dei sentimenti per il suo "padrone" e si lega a lui. La sottile linea tra dolore e piacere.
Ai si prostituisce accontentando i suoi clienti con pratiche sadomasochiste: sevizie, frustate, torture e perversioni di ogni tipo. Il cineasta e scrittore Murakami ci conduce nei bassifondi di quel Giappone ricco e borghese degli anni '90, di questo abisso ne fa un discorso politico, mostrandoci la ripetitività e la noia di una ragazza che tenta di sfuggire alla freddezza di quel mondo, alla routine di certi gesti. Profondamente malinconico.
Uno dei ruoli che ha consacrato Isabelle Huppert. Erika è un'insegnante di pianoforte che si innamora di un suo giovane alunno iniziando una relazione perversa e tormentata. La donna tra le sue ossessione richiede un sesso violento e malato, dove può essere trattata con brutalità. Haneke come sempre ci sbatte in faccia senza mezzi termini i limiti della sofferenza, l'umiliazione e il degrado diventano le vie del piacere, un conflitto che la donna stessa vive costantemente con il suo corpo e con ciò che la circonda.
Lee Holloway, interpretata da Maggie Gyllenhaal, trova lavoro come segretaria dopo essere uscita da una clinica in cui era ricoverata per autolesionismo. Ma il suo datore di lavoro (James Spader) comincia ad avanzare richieste molto particolari. I temi affrontati dal film sono la dipendenza dal dolore e la dominazione, spesso legata al dolore appunto. La ragazza pian piano si innamora di quell'uomo che diventa il suo carnefice, sdoganando alcuni tabù sul piacere caturito dalla tortura.