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Horror frames: le mutazioni dei vampiri

Il live action del film d'animazione di Hiroyuki Kitakubo.
di Rudy Salvagnini

Il remake del film d'animazione della Production I.G
Ji-hyun Jun (42 anni) 30 ottobre 1981, Seul (Corea del sud) - Scorpione. Interpreta Saya nel film di Chris Nahon Blood: The Last Vampire.

lunedì 14 dicembre 2009 - Approfondimenti

Il remake del film d'animazione della Production I.G
La figura del vampiro è, tra le classiche dell'horror, quella che si è più modificata nel corso degli ultimi decenni. Dopo essere rimasta cristallizzata per molto tempo sulla figura dell'aristocratico stile Dracula, si è modernizzata e frammentata. Antesignano è stato il romanzo di Richard Matheson, Io sono leggenda del '54 (non a caso intitolato I vampiri nella prima edizione italiana), che l'ha profondamente innovata tentando di darle spiegazioni scientifiche. A partire dagli anni '70, ci sono state innumerevoli variazioni, spesso legate ai tempi, come i vampiri capitalisti di ...hanno cambiato faccia di Corrado Farina. Negli anni '80, film come Vamp e Il buio s'avvicina hanno modernizzato il look dei vampiri, stabilendo, soprattutto il secondo, uno standard cui si sono uniformati molti film a seguire. Senza voler fare un elenco esauriente della proteiforme vivacità dei vampiri moderni, non si può non citare il recente esempio dei vampiri sentimentali della serie di Twilight.
In molti di questi casi, il classico armamentario di credenze che accompagnava i vampiri (aglio, crocifissi, paletti di frassino e così via) hanno via via perso significato, in un tentativo di rendere meno prevedibili e più sfumate le caratteristiche dei succhiasangue. Un esempio molto recente - non ancora uscito in Italia - è quello di Blood: The Last Vampire, tratto da un famoso cartone animato giapponese.
Come ci informa una lunga didascalia iniziale, nel XVI secolo, una guerra selvaggia sconvolge il Giappone. Demoni terribili assumono forma umana e si mescolano ai mortali per partecipare alla carneficina. Tra i demoni, spicca Onigen. Tokyo, 1970. In un treno della metropolitana, la giovane Saya (Gianna Jun) taglia in due con la spada quello che sembra un normale impiegato, ma dovrebbe essere un demone. Guidati da Michael (Liam Cunningham), i membri dell'organizzazione segreta che la spalleggia ripuliscono la scena del crimine. Saya però è irrequieta: vuole arrivare a Onigen. Vestita da studentessa nella classica uniforme giapponese alla marinara, accede all'esclusiva scuola americana: sua compagna di classe è la ribelle Alice (Allison Miller), figlia del comandante della vicina base militare. Proprio Alice è testimone della lotta tra Saya e due studentesse che si rivelano demoni. Il duplice delitto viene coperto da Michael, ma Alice vuole andare a fondo. Si ritrova però con una torma di demoni alle calcagna e a salvarla è ancora una volta Saya. Intanto, arriva anche Onigen (Koyuki).

Un nuovo adattamento tratto dal manga di Benkyo Tamaoki
Il film non manca di vivacità, ma non convince in pieno. La trama è esile e la situazione - la secolare lotta tra demoni senza che l'umanità se ne accorga - non nuova. I personaggi non hanno profondità e sono meramente funzionali all'azione. Saya è una sorta di vampiro (si nutre di sangue), molto atipico. C'è un tentativo di darle spessore psicologico, ma non va oltre i luoghi comuni: vive da molti anni, non ha mai conosciuto sua madre, suo padre è stato ucciso da Onigen. È stata allevata dal saggio Kato: lui morirà per difenderla in una delle sequenze più spettacolari del film, una lotta alla spada ambientata in un bosco con echi del dinamismo dei wuxiapian di Hong Kong, ma senza il loro fascino. Le uccisioni, con il sangue finto a goccioloni, hanno le caratteristiche - e non è un fatto positivo, al cinema - dell'iperviolenza finta di certi videogiochi (e infatti Blood è anche un famoso videogioco). Le scene di lotta sono realizzate, com'è ormai consuetudine, con largo uso di accelerazioni e rallentamenti, alla ricerca dell'effetto visualmente attraente più che dell'efficacia dell'azione. Il risultato è estetizzante e alla lunga un po' monotono. La facilità con cui Saya dispone di decine di avversari non aiuta a costruire la suspense. Succedeva anche nei film anni '70 di Teruo Ishii (e altri) con le micidiali combattenti interpretate da Reiko Ike e Meiko Kaji, ma lì lo spessore, anche spettacolare, era ben diverso: una lunga scena di lotta sotto la pioggia tra i vicoli cittadini richiama proprio quelle atmosfere. La direzione delle scene d'azione è comunque dello specialista Corey Yuen, una garanzia di qualità.

Frankenstein e Blood
Qualche spunto di approfondimento non manca: in classe, il professore parla di Frankenstein e Alice sottolinea come Dio e Victor Frankenstein avessero entrambi abbandonato le loro creature. Frankenstein in particolare l'aveva abbandonata non perché fosse imperfetta, ma perché gli ricordava le sue imperfezioni. Saya ascolta con improvvisa attenzione, forse trovando in sé qualche elemento di immedesimazione con la situazione della creatura. Come la protagonista di Nikita, infatti, Saya è una perfetta macchina di morte, forse manipolata dall'organizzazione che la fiancheggia.
Il regista Chris Nahon, francese, proveniente dal mondo dei video musicali, ha esordito con Kiss of the Dragon (2001), un "veicolo" per Jet Li, dimostrando subito interesse per il mondo delle arti marziali nella loro versione più noir e moderna. Qui siamo sostanzialmente nello stesso ambiente, solo con tinte ancora più dark e horror. Dirige con stile vivace, fin troppo attento a essere scoppiettante e visivamente attraente. Dire che è uno stile da videoclip è ormai un luogo comune, ma rende l'idea.
Gianna Jun - un tempo conosciuta come Jeon Ji-hyun - è l'indimenticabile protagonista della spassosa commedia Quella mia insolente ragazza (2001) e, sia pure su un registro totalmente diverso, è efficace anche qui.
Resta da dire che il cartone animato - di Hiroyuki Kitakubo - aveva una storyline più compatta e credibile, assolutamente senza psicologismi e sentimentalismi. Non bastava per un lungometraggio, ma ciò che l'ha integrata non ha dato maggiore profondità alla vicenda.

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