supremo2000
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venerdì 12 giugno 2015
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shining???! sopravalutato
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Shining... non so ke dire ragazzi io sono uno ke adora i Thriller e film Horror ma non quelle cavolate con i mostri no a me piacciono i Trhiller come Scream The Game ecc. Lo so The Game non è un Horror però è bello ma dove voglio arrivare??? ecco adesso mi spiego, Allora ognuno ha i propri gusti ripeto OGNUNO a me Shining non è piaciuto perchè dura un'ora e 52 minuti quasi due ore per tenere una persona davanti allo schermo bisogna avere buone idee per sviluppare la trama non dico ke la trama di Shining faccia skifo anzi la trama è molto bella ma ragazzi il film sembra fatto apposta x ki ha già letto il libro ad esempio la scena dove Jack parla con MR GRADY io avevo capito che non era reale e Jack si stava immaginando tutto ma poco dopo
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Shining... non so ke dire ragazzi io sono uno ke adora i Thriller e film Horror ma non quelle cavolate con i mostri no a me piacciono i Trhiller come Scream The Game ecc. Lo so The Game non è un Horror però è bello ma dove voglio arrivare??? ecco adesso mi spiego, Allora ognuno ha i propri gusti ripeto OGNUNO a me Shining non è piaciuto perchè dura un'ora e 52 minuti quasi due ore per tenere una persona davanti allo schermo bisogna avere buone idee per sviluppare la trama non dico ke la trama di Shining faccia skifo anzi la trama è molto bella ma ragazzi il film sembra fatto apposta x ki ha già letto il libro ad esempio la scena dove Jack parla con MR GRADY io avevo capito che non era reale e Jack si stava immaginando tutto ma poco dopo quando Wendy chiude Jack nel magazzino e MR GRADY lo libero li mi sono detto qualcosa non mi torna allora il film non è brutto ma neanke bello quindi gli do 2 stelle se ne meriterebbe 2 e mezzo ma non posso assegnare i mezzi voti
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great steven
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lunedì 2 febbraio 2015
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dal libro di king, un thriller caldo e avvincente.
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SHINING (USA/GB, 1980) diretto da STANLEY KUBRICK. Interpretato da JACK NICHOLSON, SHELLEY DUVALL, DANNY LLOYD, SCATMAN CROTHERS, BARRY NELSON, PHILIP STONE, JOE TURKEL
L’insegnante disoccupato e scrittore fallito Jack Torrance viaggia lungo le Montagne Rocciose, accompagnato dalla moglie e dal figlioletto Daniel detto Doc, alla volta dell’Overlook Hotel, dove gli viene affidato l’incarico di custode per la durata di cinque mesi. Jack ha il compito di custodire l’albergo nei mesi freddi dell’inverno, durante i quali tutto l’ambiente esterno alla struttura ghiaccia ed è ricoperto da una spessissima coltre di neve.
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SHINING (USA/GB, 1980) diretto da STANLEY KUBRICK. Interpretato da JACK NICHOLSON, SHELLEY DUVALL, DANNY LLOYD, SCATMAN CROTHERS, BARRY NELSON, PHILIP STONE, JOE TURKEL
L’insegnante disoccupato e scrittore fallito Jack Torrance viaggia lungo le Montagne Rocciose, accompagnato dalla moglie e dal figlioletto Daniel detto Doc, alla volta dell’Overlook Hotel, dove gli viene affidato l’incarico di custode per la durata di cinque mesi. Jack ha il compito di custodire l’albergo nei mesi freddi dell’inverno, durante i quali tutto l’ambiente esterno alla struttura ghiaccia ed è ricoperto da una spessissima coltre di neve. Ma, come gli spiega anche il direttore dell’albergo, esso può esercitare su chi lo sorveglia un’influenza malefica, e ciò è dovuto ad una storia violenta ivi capitata anni prima, quando un custode, colto da un’inspiegabile e insanabile paranoia, uccise la consorte e le due figlie. Di lì a poco, quando nell’hotel sono rimasti solo loro tre, anche Jack subisce il riflusso maligno esercitato su di lui dall’edificio, e precipita in una progressiva follia schizofrenica che lo porta dapprima a maltrattare i due famigliari e successivamente a minacciarli di morte. Quando l’uomo tenta di accopparli con un’ascia dopo aver sfondato la porta della loro camera da letto, la donna e il bambino fuggono con il gatto delle nevi, mentre Jack, ormai completamente impazzito, esce fuori e tenta di inseguirli, finendo poi per perdersi nel labirinto che si estende a poca distanza dall’hotel e morire assiderato. È corretto definirlo, più che un film dell’orrore e del terrore, come un thriller fantastico di parapsicologia che ribadisce, dopo 2001: Odissea nello spazio e Arancia meccanica, la filosofia di S. Kubrick. L’aneddotica di S. King (1947), che scrisse nel 1977 il romanzo da cui la pellicola ha preso ispirazione, diventa fiaba e rilettura di numerosi miti, da quello di Saturno a quello di Teseo e del Minotauro, per non parlare dei risvolti edipici che accomunano in modo latente e velato i caratteri dei personaggi. Il prodigioso brio tecnico-espressivo si mette al servizio di un discorso sul mondo, sulla storia e sulla società. Kubrick conferma il suo pessimismo cosmico e arriva addirittura a negare e a fuggire la storia, ma affronta l’utopia riaffermando che le radici del male sono da riscontrare nell’uomo, animale sociale e pensante; però, d’altra parte, non proibisce, anzi esalta, la possibilità di una riconciliazione futura, attraverso il bambino e il suo dono della luccicanza ( shining) e quella di una nuova e diversa concordia. Ci furono divergenze fra l’autore del libro e il regista per come la pagina scritta è stata tradotta in immagini audiovisive: King, per esempio, si è lamentato di come siano stati trascurati il passato di Jack Torrance (riguardo soprattutto alle sue amicizie infantili) e il suo vizio dell’alcolismo (nel film semplicemente accennato quando Nicholson si rivolge all’inesistente barman degli anni 1920 per chiedergli un bicchiere), e Kubrick gli ha risposto che, oltre ad aver effettuato un adattamento ben più che decente, il libro non era poi un gran capolavoro. Un’altra discrepanza col testo scritto è la sorte del portiere nero, anch’egli possessore della luccicanza: nel volume viene colpito da Torrance ma rimane vivo, nel film invece muore. Nicholson ci mette tutto l’impegno che richiedono le circostanze per interpretare con puntiglio meticoloso lo sfaccettato aspirante scrittore mentalmente instabile che passa dall’amore per i suoi cari ad un beffardo odio che travalica i limiti della sanità psichica. E la Duvall se la cava egregiamente anche a recitare, non solo ad urlare. Abbreviato di quattro minuti dallo stesso Kubrick. La durata di centoventi minuti è quella di un’edizione italiana non approvata dal regista-produttore, ma se non altro la versione nostrana del film vanta l’eccellente doppiaggio di Giancarlo Giannini per J. Nicholson.
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yurigami
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domenica 26 ottobre 2014
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il fascino del male
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Uno dei miei film preferiti in assoluto, soprattutto mi fanno impazzire le riprese, assolutamente geniali, in perfetto stile Kubrick. Recitazione da oscar, esattamente come il doppiaggio di Giannini per Nicholson, se esistesse un oscar al doppiaggio, sicuramente se lo meriterebbe. Ho apprezzato molto il fatto che sia diverso dal libro (dov'è l'originalità?) in ogni caso è fatta molto bene la trama. Sceneggiatura geniale nella sua perversione. Non capisco cosa non sia piaciuto di questo film ai critici.
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john
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mercoledì 29 gennaio 2014
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k = genio
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Son più concorde con Anto81 che con sickboy. Per il semplice fatto che definire il romanzo modesto ed originale dimostra che probabilmente non è stato letto, altrimenti che non è stto minimamente capito. King ha una bellissima prosa, lessicalmente ricca, sitatticamente varista, il dipanarsi della fabula è effettuato con magistrale virtuosismo. Profondo su vari livelli nei contenuti, archetipicamente immaginifico, Stephen è probabilmente il miglior scrittore tout-court contemporaneo statunitense ed un genio assoluto della letteratura.
Riguardo al film... Nicholson è immenso, Lloyd dispiace non abbia proseguito la carriera cinematografico, la regia rasenta la perfezione.
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Son più concorde con Anto81 che con sickboy. Per il semplice fatto che definire il romanzo modesto ed originale dimostra che probabilmente non è stato letto, altrimenti che non è stto minimamente capito. King ha una bellissima prosa, lessicalmente ricca, sitatticamente varista, il dipanarsi della fabula è effettuato con magistrale virtuosismo. Profondo su vari livelli nei contenuti, archetipicamente immaginifico, Stephen è probabilmente il miglior scrittore tout-court contemporaneo statunitense ed un genio assoluto della letteratura.
Riguardo al film... Nicholson è immenso, Lloyd dispiace non abbia proseguito la carriera cinematografico, la regia rasenta la perfezione.
Nonostante le differenze col capolavoro letterario, penso che sia una trasposizione "poetica" più fedele all'original di quanto si pensi; certo, il finale cambiato colpisce, ma a conti fatti non cambia il significato globale.
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angeloducci
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sabato 25 gennaio 2014
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analishining
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Il film non film, pezzo d arte e di subconscia rivelazione, si svolge e crea vari livelli di comprensione per il pubblico, l intero pubblico, dal piu' ignorante al piu' colto, dal piu' dormiente al piu' sveglio, l arte non è arte se non viene compresa da tutti, potrei dire, ma la verità è che l arte non è arte se non suscita qualcosa, un sussulto, una smorfia, un disprezzo, una paura, una bellezza in tutti.
abbiamo la paura, l ansia ,l inconscio, il sublime, il mistico, lo storico, l umoristico, il tragico, il sogno, il male e il bene, l evocativo e il criptico, la simbologia e l infinito, ogni vibrazione del regista è stata trasmessa con incisione diamantina in questo unico cosmo:
lo Shining.
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topo paolino
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lunedì 25 novembre 2013
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oltre lo specchio
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Con una rara capacità di operare con coscienza nel cinema horror e fantastico Kubrick utilizza un approccio realistico per dare il massimo risalto al soprannaturale. Come sempre il regista ci porta nei recessi della mente, e come sempre coi suoi film avvertiamo i limiti ragione. La tecnica sembra cogliere uno sguardo ultraterreno. L'overlook Hotel è un o spazio mentale e insieme una distorsione dello spazio e del tempo; inoltre sembra richiamare dal nome quella seconda vista, quel "terzo occhio" di cui sembra provvisto Danny, che vede le cose in un'altra prospettiva spaziotemporale. Il regista riflette ancora una volta sulla Storia e sulle storie, e ne dà una metafisica rappresentazione nella sequenza del sangue dalle porte dell'ascensore.
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pasquiota
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martedì 12 novembre 2013
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non smetti mai di rivederlo
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Perché scopri sempre nuovi dettagli. A partire dai titoli di testa, dove la sequenza magistralmente girata dall'elicottero, seguendo l'automobile dei Torrance verso l'Overlook hotel, sottolinea, coll'angosciante commento musicale, l'ineluttabile via verso la catastrofe. O nelle infinite pedalate di Danny attraverso gli interminabili corridoi deserti dell'albergo, metafora del labirintico andirivieni che culmina nella scena finale, dove il labirinto esiste davvero, ma all'aperto nella neve.
Aldilà delle polemiche seguite all'uscita del film, quando più di un critico stigmatizzò la recitazione di Nicholson, ritenendola troppo sopra le righe, al contrario nessuno potrà mai dimenticare i suoi sguardi allucinati, sottolineati da un gioco di luci che solo un maestro come Kubrick può portare al settimo cielo.
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Perché scopri sempre nuovi dettagli. A partire dai titoli di testa, dove la sequenza magistralmente girata dall'elicottero, seguendo l'automobile dei Torrance verso l'Overlook hotel, sottolinea, coll'angosciante commento musicale, l'ineluttabile via verso la catastrofe. O nelle infinite pedalate di Danny attraverso gli interminabili corridoi deserti dell'albergo, metafora del labirintico andirivieni che culmina nella scena finale, dove il labirinto esiste davvero, ma all'aperto nella neve.
Aldilà delle polemiche seguite all'uscita del film, quando più di un critico stigmatizzò la recitazione di Nicholson, ritenendola troppo sopra le righe, al contrario nessuno potrà mai dimenticare i suoi sguardi allucinati, sottolineati da un gioco di luci che solo un maestro come Kubrick può portare al settimo cielo. Jack Torrance diviene così una personificazione del male resa con tocco sublime, fra rarefazione dell'horror e deriva psicologico-psicanalitica-extrasensoriale.
Impossibile dimenticare le numerose scene da antologia, che non cito perché arcinote.
Se è vero, come si racconta, che sul set Nicholson, esasperato da Kubrick che lo costringeva a girare la stessa scena per un numero infinito di ciac, al fine di scegliere a posteriori la migliore, gli urlò in faccia "Essere perfezionista non significa essere perfetto!"; beh, caro Jack, hai torto... Il maestro newyorkese è veramente inarrivabile
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topo paolino
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venerdì 18 ottobre 2013
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l'orrore familiare
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Jack dà segni di confusione mentale fin dall'inizio. Sembra essere sempre stato nell'hotel, a livello se non sovrannaturale spirituale, e al contrario del figlio e della moglie venendo a contatto con i propri fantasmi non riesce a trovare una via di fuga. Il bambino, dove più forte è l'attività dell'inconscio, può vedere nel futuro o nel passato, sentire il tempo come spazio.
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Jack dà segni di confusione mentale fin dall'inizio. Sembra essere sempre stato nell'hotel, a livello se non sovrannaturale spirituale, e al contrario del figlio e della moglie venendo a contatto con i propri fantasmi non riesce a trovare una via di fuga. Il bambino, dove più forte è l'attività dell'inconscio, può vedere nel futuro o nel passato, sentire il tempo come spazio. Danny potrebbe avere una particolare conformazione fisica del cervello (un mutante?). Alcuni studi mettono in relazione certe malattie mentali e l'evoluzione della specie umana. Forse Jack voleva scrivere della storia segreta dell'albergo. libro di fotografie e ritagli di giornale, riguardanti gli ospiti e i fatti accaduti nell'Overlook Hotel, è presente in alcune inquadrature. Torrance scopre dall'album che L'Overlook Hotel è un luogo maledetto. La storia è quella dell'America malavitosa della Depressione che diventa quella mafiosa dei padrini. Jack è esortato da una setta segreta di morti gaudenti a sacrificare la moglie e il figlio, che sarebbero non solo pericolosi per l’hotel come gli fanno credere, ma «vittime necessarie»; il sangue che esce dagli ascensori è il sangue degli innocenti. Nicholson rende perfettamente il mistero del personaggio: pazzo o posseduto dal demonio? La foto finale è un azzeramento del tempo, una coesistenza del presente col passato che si ripete all'infinito. All' Overlook, il tempo è un unico, eterno 4 luglio 1921. L'immagine sorridente di Jack è stata lì per tutto il tempo, nella foto centrale sulla parete, nessuno della famiglia Torrance, che è stata nell'hotel tutto l'inverno, l'ha notata: la cosa in bella vista è l'ultima che si nota. Abbondano nel film riferimenti al mangiare, con le enormi dispense di cibo, i richiami al cannibalismo della spedizione Donner, l’ossessione di Wendy, persona sessualmente immatura, che vede materializzato questo suo tabù in chiave surreale. L'orrore centrale di «Shining» è la vita familiare. I Torrance sono una famiglia disfunzionale. L'orrore che la morte può avvenire in casa. La maggior parte degli assassini conosce le proprie vittime. Nonostante trascorra mesi nell'hotel raramente Kubrick ce la mostra tutta insieme. Il protagonista disprezza la moglie, una racchia piagnucolosa e squittente e odia suo figlio, di cui invidia, perso il lavoro di insegnante e scrittore fallito, le qualità che vorrebbe avere. Per un bambino ci possono essere pochi personaggi più spaventosi di suo padre arrabbiato. Danny, buono e intelligente nonostante il suo stoicismo, è terrorizzato da un orco. Anche Wendy, che per bisogno di un partner è rimasta col marito violento, ne è terrorizzata. Nel finale del film, tornando sui propri passi, il bambino spezza la catena perversa che lo lega al passato, per non diventare come Jack o esserne vittima, continuare con l'ipocrisia di una società fondata sulla violenza e sopraffazione. Danny è come se fosse il regista del film: l'ebbrezza della corsa col triciclo evoca la magia dell'infanzia. Per il regista-bambino l'hotel è la sua casa delle bambole, che può controllare con la sua intelligenza superiore e la capacità visionaria. Anche nelle musiche Kubrick cerca l'ignoto, il metafisico, il trascendente. Il film induce a credere ai non–morti. Sembra che gli spiriti dell'hotel stiano guardando gli eventi che si svolgono.
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byrne
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mercoledì 16 ottobre 2013
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pollicino e l'orco
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The shining è la personalissima (e ciononostante immediatamente cult, classica, imitatissima, presa a modello per cinefili da strapazzo) prospettiva sul genere horror di uno degli autori di cinema più eclettici, anticonvenzionali ed ironici di sempre. Kubrick, fedele alla sua consolidata politica di adattamento di opere letterarie, sceglie per l'occasione un non eccelso racconto di Stephen King, Shining, inizialmente edito in italia con l'aberrante titolo "una splendida festa di morte", e come di consueto ne stravolge la forma per esaltarne in modo in alcun modo migliorabile il contenuto. L'overlook hotel, ormai tòpos (in tutti i sensi) cinematografico per eccellenza, è la vera entità maligna, che trasforma l'eccentrico e trasognato scrittore Jack Torrence in un assassino.
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The shining è la personalissima (e ciononostante immediatamente cult, classica, imitatissima, presa a modello per cinefili da strapazzo) prospettiva sul genere horror di uno degli autori di cinema più eclettici, anticonvenzionali ed ironici di sempre. Kubrick, fedele alla sua consolidata politica di adattamento di opere letterarie, sceglie per l'occasione un non eccelso racconto di Stephen King, Shining, inizialmente edito in italia con l'aberrante titolo "una splendida festa di morte", e come di consueto ne stravolge la forma per esaltarne in modo in alcun modo migliorabile il contenuto. L'overlook hotel, ormai tòpos (in tutti i sensi) cinematografico per eccellenza, è la vera entità maligna, che trasforma l'eccentrico e trasognato scrittore Jack Torrence in un assassino. Jack, che si trova lì come guardiano nella speranza che la solitudine lo aiuti a combattere il blocco creativo, tenterà di eliminare la moglie e il figlio, dotato di singolari poteri di preveggenza e percezione riassunti nel termine "shining", in italiano "luccicanza" (orrore!!!). Il film è innanzitutto memorabile pietra angolare del fare cinema più tecnico, con il suo rivoluzionario uso delle carrellate e dei piani a seguire e a precedere che sfrutta con maestria l'ambientazione sconfinata rendendola per assurdo claustrofobica e limitante. Immaginifico e capace di inquietare, si concentra sulla dimensione onirica e dell'invisibile con fare da burattinaio dagli occhi di bragia (Lovecraft avrebbe con compostezza applaudito). Non ci sono appigli, solo un'insensata pressione interna, un meccanismo che si deteriora fino all'esplosione di violenza. Come al solito è l'ironia l'arma del delitto di Kubrick, che in questo caso appoggia il suo elegantissimo capolavoro sulle spalle di Jack Nicholson, istrione ed orco delle fiabe. Memorabili praticamente i tre quarti delle scene, dalla dissolvenza plastico-labirinto alle interminabili passeggiate per l'overlook con lancio di pallina (Moretti si è divertito a citarle), passando per l'odissea in triciclo del figlioletto e l'inseguimento finale. Ma sono le scene di festa, allucinazioni allegre e scoppiettanti, l'apice del potenziale artistico di Shining. Qui, davvero, si vede la differenza tra un buon horror e qualcosa di più profondo.
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williamdionisi
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venerdì 11 ottobre 2013
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all word and no play makes jack a dull boy
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Shining, tradotto in italiano "la luccicanza", è il film horror per eccellenza: probabilmente il più visto e conosciuto ed il più pauroso. Tratto dall'omonimo romanzo di Stephen King è un film da cui non riesci a distogliere lo sguardo, che si impossessa di te e ti fa letteralmente rabbrividire...
Jack è un uomo sulla quarantina che soffre di alcolismo. Ha appena firmato un contratto lavorativo: sarà il guardiano di un sperduto hotel di montagna in Colorado, il quale resterà chiuso per tutto l'inverno. Nonostante le raccomandazioni piuttosto dure da parte del datore di lavoro, che spiega a Jack che si tratta di una mansione stressante per il fatto che dovrà rimanere chiuso nell'albero per tre mesi e che dieci anni fa il guardiano precedente era impazzito uccidendo la sua famiglia, Jack accetta l'incarico e dice che ne approfitterà per terminare il suo ultimo libro.
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Shining, tradotto in italiano "la luccicanza", è il film horror per eccellenza: probabilmente il più visto e conosciuto ed il più pauroso. Tratto dall'omonimo romanzo di Stephen King è un film da cui non riesci a distogliere lo sguardo, che si impossessa di te e ti fa letteralmente rabbrividire...
Jack è un uomo sulla quarantina che soffre di alcolismo. Ha appena firmato un contratto lavorativo: sarà il guardiano di un sperduto hotel di montagna in Colorado, il quale resterà chiuso per tutto l'inverno. Nonostante le raccomandazioni piuttosto dure da parte del datore di lavoro, che spiega a Jack che si tratta di una mansione stressante per il fatto che dovrà rimanere chiuso nell'albero per tre mesi e che dieci anni fa il guardiano precedente era impazzito uccidendo la sua famiglia, Jack accetta l'incarico e dice che ne approfitterà per terminare il suo ultimo libro.
Mentre tutto questo avviene, Danny, figlio di Jack, fa conoscenza con il cuoco dell'hotel, Mr. Halloran, che capisce subito che il bambino, come lui, ha una particolare dote, "la luccicanza": entrambi sono capaci di avere visioni di eventi passati e futuri.
Halloran avverte e rassicura il piccolo che non dovrà aver paura delle visioni che potrebbe fare all'hotel e gli proibisce di entrare nella stanza 237.
Così arriva il momento di iniziare e Jack, sua moglie Wendy e Danny si trasferiscono all'Overlook hotel. Dopo un iniziale periodo tranquillo la situazione comincia a degenerare: Jack delira, Danny ha inquietanti allucinazione e Wendy è non sa cosa fare: è nel panico.
Tutto precipita ancor di più quando lo "squilibrato" incontra il fantasma di Mr. Grady (il guardiano dell'albero di dieci anni prima) che gli mette in testa di assassinare tutta la sua famiglia...il terrore ha inizio !!!
In conclusione si tratta di un gran bel film, genialmente diretto da Stanley Kubrick ed eccellentemente interpretato da Jack Nicholson e Shelley Duvall.
Ve lo consiglio vivamente !!!
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