Shining |
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Un film di Stanley Kubrick.
Con Jack Nicholson, Shelley Duvall, Danny Lloyd, Scatman Crothers.
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Titolo originale The Shining.
Eventi,
Ratings: Kids+16,
durata 116 min.
- USA 1980.
- Lucky Red
- VM 14 -
MYMONETRO
Shining
valutazione media:
4,27
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Per sempre?di Paolo 67Feedback: 9827 | altri commenti e recensioni di Paolo 67 |
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martedì 1 maggio 2012 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Perchè l'uomo ha creato le fiabe? Sono la realtà più vera e profonda, l'espressione di una identità e una cultura? Nell'arcano mistero del futuro (e del passato) vince chi le prende sul serio, ne capisce il valore legato al significato della vita. Il lupo arrogante viene punito dal porcellino. Mentre Danny gioca, Jack è impotente nello scrivere il libro e più in generale in crisi nei suoi doveri da adulto, è un cattivo marito e padre, odia il figlio e disprezza la moglie, che Kubrick trasforma dalla donna forte, attraente e intelligente del libro in una racchia isterica piagnucolosa, stupida e dipendente, che però alla fine deciderà con la propria testa. SHINING è un labirinto in cui lo spettatore si perde, fecondo per qualsiasi logica intepretativa. Le entrate sono molte in un dedalo in cui è impossibile venire a capo, anche con la logica (i mormoni dicevano “niente e più opaco della logica”). Il tempo è luogo, la realtà si muove come un racconto imponderabile, ma è sempre esistita, già scritta, vissuta, da (ri)vivere. Kubrick sembra poter spiegare i fantasmi. Le visioni del figlio sono psicologicamente una reazione ai traumi subiti da un genitore abusivo ma sembrano anche venire da facoltà innate. In questo racconto di schizofrenia paranoica che compare in una famiglia disfunzionale che chiede però anche una mente aperta sul paranormale. Più di uno spettatore ha avuto il sonno turbato per giorni dovo aver visto questo film. Il delirio schizofrenico come rivelatore di una realtà altra che è poi quella del (brutto) sogno, dell'inconscio, dell'immaginario dello scrittore, del cinema? Per il regista le radici del Male stanno nell'uomo come animale sociale, la sua civiltà sviluppatasi su un'antico assassinio (2001) e tale continuantesi (regredito agli anni '20, un'epoca profondamente razzista, tra gente ricca e il perverso torbido sanguinario che nasconde oltre le apparenze, Jack uccide in nero, il “diverso”). L'intera Storia dell'umanità porta con sé la colpa e il malsopito desiderio di uccidere pronto a venir fuori in determinate circostanze. Come affrancarsi? Con la nascita di un uomo nuovo, che lasci definitivamente la Storia, vinta, in un quadro. Ma il finale è davvero lieto? Madre e figlio non fanno che tornare in quell'immenso Overlook che è il mondo. Kubrick riesce a dare l'immagine della morte, a filmare il tempo e a creare uno specchio della mente dello spettatore, con l'orrore altra faccia della spensieratezza, del familiare, del consueto. Un universo parallelo. Jack voleva scrivere un libro? L'Overlook è il libro, del tempo, nel quale entra (e ritorna) Jack. Un album di fotografie: anche Kubrick torna da dove è venuto, dall'esperienza di fotografo, che gli aveva insegnato a condensare (e scoprire condensata) la realtà in un'immagine.
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