|
Inquietante, glaciale, implacabile. Dopo tanti anni dalla sua uscita, "Shining" non finisce di sconvolgere, come una forza virale che si protrae infinita nei meandri più tortuosi della psiche umana e, per questo, è quanto mai attuale e profonda. Kubrick compone la sua narrazione in un immaginario quasi onirico e surreale, costruito con la genialità perfezionista che gli è propria da sempre. L'immagine dell'albergo incarna metaforicamente la psiche umana: profonda, complessa e irraggiungibile; la pazzia che colpisce come un invisibile scheggia la mente di Jack Torrance è assurda, velata da un manto di inspiegabilità che ci tiene sospesi sino alla fine. E sta proprio in questo la genialità della pellicola: il sonno della ragione colpisce chiunque, soprattutto coloro che credono di sfuggirgli, in quanto esso è radicato nell'animale uomo sin dalla sua comparsa sulla terra, come se fosse iniettato nel suo DNA da una forza maligna e sconosciuta. “Shining” non concede sicurezze. Nella sua irrefrenabilità e immortalità è spietato come un meccanismo alienante e perverso, un sadico gioco che, attraverso una musica martellante e melodicamente feroce, trascina lo spettatore in un abisso oscuro e impenetrabile dall’occhio umano.
[+] lascia un commento a teo »
[ - ] lascia un commento a teo »
|