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Ultimo aggiornamento martedì 2 luglio 2019
Il film si basa su una storia realmente accaduta narrata nel libro "The Best Of Enemies: Race And Redemption In The New South" di Osha Gray Davidson. Al Box Office Usa Migliori nemici ha incassato nelle prime 4 settimane di programmazione 10,1 milioni di dollari e 4,5 milioni di dollari nel primo weekend.
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CONSIGLIATO SÌ
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Durham, 1971. Il North Carolina resiste all'accettazione di quelle leggi che avevano cominciato a dividere le scuole già dalla metà degli anni '50. Un afroamericano laureato e progressista, Bill Riddick, decide di applicare a Durham un metodo di confronto retorico affinché siano gli abitanti stessi dello Stato a decidere del futuro delle loro istituzioni scolastiche. Si tratta della charette, un dibattito che si svolge all'interno di una comunità con l'obiettivo di culminare in una votazione pubblica. E poiché Riddick non vuole rendere le cose facili alla cittadinanza di Durham invita come team leader dei due gruppi etnici a confronto - bianchi e neri - un capo carismatico del Ku Klux Klan, C. P. Ellis, e un'agguerritissima attivista black, Ann Atwater.
The Best of Enemies rientra nel recente filone di dramedies a sfondo razziale tratte da storie vere e ambientate in epoche in cui la segregazione era più manifesta, filone che conta come principali esempi Il diritto di contare e Green Book.
Tuttavia non ha la scrittura precisa dei suoi predecessori, e cade (anche perché arriva terzo) nel pericolo di edulcorare una pagina davvero oscura del passato americano. Taraji P. Henson, così efficace nei panni della protagonista di Il diritto di contare, incarna qui con insoliti manierismi e inattesa pesantezza (anche perché ingombrata da protesi) Ann Atwater, e Sam Rockwell nei panni di C.P.Ellis è penalizzato da una sceneggiatura che rende i passaggi del suo arco narrativo eccessivamente bruschi e non sufficientemente motivati. Intendiamoci: questa storia ha una sua rilevanza, ma la scrittura è carente nelle necessarie transizioni e sfumature. La parte più interessante arriva verso la fine, quando si trasforma in una riflessione su cosa fa di un maschio un vero uomo, e se il racconto avesse preso apertamente questa piega sarebbe risultato più universale e più potente.
Invece Robin Bissell, autore sia della sceneggiatura che della regia, parte da un punto di vista "razzialmente equilibrato" e rivela solo alla fine quanto la sua identificazione profonda sia soprattutto con lo spleen del protagonista maschio e bianco. In un'epoca di contrapposizioni razziali The Best of Enemies ha il merito di mettere di nuovo un tema scottante sul piatto, e di mostrare molto chiaramente il costo reale di certe prese di posizione coraggiose. Ma una maggiore attenzione al dettaglio e un maggior spessore nella costruzione dei personaggi avrebbero reso questa storia più incisiva e più memorabile.
Se, come gli spiazzati protagonisti di questo film, anche voi non avete familiarità col termine charrette, dopo la visione del biopic con cui il produttore Bissell (Pleasantville, Hunger Games) esordisce alla regia sarete ferrati sul tema: si tratta di un evento sociale in più sessioni, con l’obiettivo di mediare diversi interessi della comunità.
Può un uomo razzista fino al midollo e difensore degli ideali del Ku Klux Klan farsi convincere per battersi per un bene comune al fianco della gente di colore? A vedere la storia realmente accaduta nei primi anni ’70 in North Carolina sembrerebbe proprio di si. La pellicola diretta dal produttore Rob Bissell, qui alla sua opera prima, ci porta in uno degli avamposti del KKK dove quell’in [...] Vai alla recensione »
Film stupendo, ma più del film la storia vera di queste due persone uniche, esemplari
Era il 1970, non due secoli fa, e la segregazione razziale nel Sud degli Stati Uniti era la regola, come dichiararsi iscritti al Ku Klux Klan. E per andare oltre questa normalità un uomo di colore decide che il Paese deciderà sulla base di un confronto, utilizzando gli argomenti e non i pregiudizi. Le due fazioni sono capitanate dal capo del clan, Ellis, e da un’attivista nera, [...] Vai alla recensione »
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