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Il mostro è in tavola (e in 3D) Barone... Frankenstein

Poteva la coppia di sperimentatori eccentrici Morrisey-Warhol sottrarsi al fascino dell'idea di utilizzare il 3D? La risposta è no.
di Giancarlo Zappoli

mercoledì 5 ottobre 2016 - Televisione

Poteva la coppia di sperimentatori eccentrici Morrisey-Warhol (a partire da My Hustler del 1965) sottrarsi al fascino dell'idea di utilizzare il 3D per una versione sopra le righe del mito letterario (ma ormai abbondantemente cinematografico nel 1973) del Dottor Frankenstein e della Cosa da lui creata? La domanda è volutamente retorica perché la risposta sta in questo film che all'epoca ottenne la sua brava dose di spettatori scandalizzati. Fin dalla sequenza in cui la cinepresa scende dall'alto per andare ad inquadrare i figli dello scienziato che sventrano una bambola per poi ghigliottinarla. Ovviamente la loro mamma è anche la sorella del Barone Frankenstein e da quel momento trasgressione si somma a trasgressione.

Sono oltre 20 i film scelti da SKY per raccontare dall'8 al 16 ottobre - attraverso uno speciale canale tematico - la storia del cinema in 3D dei visionari e sperimentatori che in oltre 100 anni di storia hanno utilizzato il linguaggio narrativo e la tecnologia 3D per finalità cinematografiche differenti. Tra questi: Viaggio nel cinema in 3D (presentato alla 73. Mostra di Venezia), Il delitto perfetto, La piccola bottega degli orrori, Baciami Kate!, La maschera di cera, Amytiville, Il mostro della laguna nera, Terrore alla tredicesima ora e Top Gun.
Giancarlo Zappoli

Perché ciò che interessa a Morrisey (e a Warhol che si vuole presente costantemente sul set) non è rileggere il personaggio nato dalla penna di Mary Shelley ma stravolgerlo per creare una messinscena grottesca in cui buttare (letteralmente) in faccia a un pubblico che si immaginano perbenista quante più frattaglie sanguinolente possibile. Grazie alla visione stereoscopica ci riescono partendo dal presupposto che il Dottore non abbia alcuna intenzione nobile alla base della sua azione ma, molto più prosaicamente, voglia creare una nuova razza e per fare ciò non abbia nessun tipo di remora di carattere morale. Il suo lavoro otterrà il successo sperato con la creazione non di uno ma di due esseri di sesso diverso i quali non saranno però poi così disposti ad obbedire al volere del loro creatore.


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Una scena del film Il mostro è in tavola barone... Frankenstein.
Una scena del film Il mostro è in tavola barone... Frankenstein.
Una scena del film Il mostro è in tavola barone... Frankenstein.

L'uscita del film nel nostro Paese fu sottoposta ad ampi tagli da parte della censura, soprattutto per quanto riguarda il versante erotico. Ci fu poi una querelle legata alla presenza del nome di Antonio Margheriti quale regista. Udo Kier, che indossa i panni del Barone, ha negato che il direttore italiano fosse presente sul set. Pare infatti che si sia trattato di un escamotage per attrarre finanziamenti che ebbe però un esito infausto.

Il film ebbe nell'anno successivo anche un seguito che prova (se ce ne fosse bisogno) la vena fantasiosa dei titolisti italiani. Perché se il primo si intitolava Flesh for Frankenstein ("Carne per Frankenstein") e venne in qualche misura ammorbidito, il semplice Blood for Dracula si trasformò in un ben più accattivante Dracula cerca sangue di vergine ... e morì di sete!!! che lo inseriva ipso facto, ma arbitrariamente, nel filone del cinema erotico all'italiana che imperversava all'epoca.


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