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La politica degli autori: Carlo Verdone

Uno dei pochi ad avere mantenuto con il suo pubblico un rapporto costante.
di Mauro Gervasini

In foto Carlo Verdone.
Carlo Verdone (73 anni) 17 novembre 1950, Roma (Italia) - Scorpione. Interpreta Federico Picchioni nel film di Carlo Verdone Sotto una buona stella.

mercoledì 12 febbraio 2014 - Approfondimenti

La prima volta che Carlo Verdone diede l'esame di storia del cinema all'università venne bocciato. Il docente era suo papà Mario, implacabile e giustamente imparziale. Diciamo che ha pienamente recuperato, negli anni, attraverso una filmografia importante, forse unica nel panorama cinematografico italiano. Verdone, classe 1950, è uno dei pochi autori-attori ad avere sempre mantenuto con il suo pubblico un rapporto costante, senza cali di popolarità, con un percorso di crescita attraverso varie declinazioni della commedia. Dal comico delle maschere di Bianco, rosso e Verdone (1981) o del più recente Grande, grosso e Verdone (2008) alle strutture più sofisticate degli ultimi due titoli, Posti in piedi in paradiso (2012), tra i suoi film migliori, e Sotto una buona stella, dal 13 febbraio in sala. Altri "malincomici" della sua generazione si sono un po' persi per strada (il caso più lampante è Maurizio Nichetti); Verdone ha invece saputo soddisfare le aspettative degli spettatori che a lui hanno sempre chiesto soprattutto divertimento, senza rinunciare però a una evoluzione dei personaggi e delle storie.

Verdone nella sua carriera ha interpretato una costellazione ampia di "tipi" sociali: dal poliziotto al prete, dal musicista all'insegnante, dal giornalista all'impresario, fino al broker di Sotto una buona stella. Non sono mai meri pretesti per costruire un personaggio ma variabili narrative capaci di cogliere una situazione generale, che riguarda soprattutto la classe media. Nelle sue storie non si evitano i conflitti, come di solito fa la cinecommedia italiana, ma si affrontano, seppure con il garbo e la metodologia tipici del genere e dell'autore. Crisi economiche, disorientamenti generazionali (un tema ricorrente), messa in discussione, sin dai tempi di Un sacco bello (1980), dei legami familiari (sorelle, fratelli, mogli, figli e padri sono presenze fisse) visti però alla fine come unica solida certezza, in qualche modo da riconquistare, in un mondo ansiogeno e cinico. Semmai il difetto del cinema di Carlo Verdone sta proprio in questo esito prevedibile, una sorta di determinismo narrativo che fa comprendere dall'inizio come i conflitti si risolveranno con il lieto fine e la ricomposizione dell'armonia perduta.

Il tema sentimentale è a volte al centro dei suoi film più personali e autoriali, tra i quali vale la pena citare il sottovalutato L'amore è eterno finché dura (2003), dove si conferma ottimo direttore "di attrici" (in questo caso Laura Morante, vincitrice del Nastro d'argento, Stefania Rocca, Elisabetta Rocchetti); tuttavia anche da un punto di vista registico è con i tempi comici che Verdone, dagli esordi a oggi, dimostra di essere cineasta di prima categoria. In Posti in piedi in paradiso è ad esempio trionfale, per l'irresistibile concatenazione di gag, la sequenza della rapina notturna in casa dei due anziani, mentre Sotto una buona stella decolla soprattutto quando la "complementarità" di Paola Cortellesi permette al regista-protagonista di assecondare le sue caratteristiche mattatoriali. Che sono in Verdone duplici: da una parte l'accumulo della maschera (il "gallo cedrone", il prete orbo, "Fulvio", il tamarro del «lo famo strano» con Claudia Gerini, sua migliore partner di sempre) dall'altra la sottrazione delle figure dimesse, sulle quali svettano i numerosi ipocondriaci a partire dal "capostipite" di Maledetto il giorno che t'ho incontrato (1992).

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