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Carlo Cresto-Dina, idee nuove per un cinema migliore

Intervista al produttore de L'intervallo.
di Robert Bernocchi

In foto Francesca Riso, protagonista de L'intervallo, ultimo film prodotto da Carlo Cresto-Dina.
Francesca Riso . Interpreta Veronica nel film di Leonardo Di Costanzo L'intervallo.

mercoledì 30 gennaio 2013 - Incontri

Carlo Cresto-Dina, dopo aver lavorato con realtà come Fandango e Feltrinelli, così come con registi del calibro di Emir Kusturica, Fernando Trueba, Abbas Kiarostami, Ken Loach e Ermanno Olmi, ha creato la sua casa di produzione Tempesta nel 2009. Con questa realtà, ha prodotto Corpo Celeste, scritto e diretto da Alice Rohrwacher (proposto nella sezione Quinzaine des realisateurs di Cannes nel 2011), e L'intervallo di Leonardo Di Costanzo (mostrato al Festival di Venezia 2012). A MYmovies.it spiega le difficoltà del fare cinema nel nostro Paese, così come le possibili soluzioni per uscire da formule ormai desuete e che stanno tirando la corda.

Quali sono le maggiori difficoltà di un produttore indipendente in Italia?
Per quanto possa sembrare strano, la cosa più difficile è sempre trovare i talenti. Succede di scordarselo, presi dalle mille beghe quotidiane, ma la parte più importante delle nostre energie dovrebbe essere spesa nel cercare i talenti, nel conoscerli, nel farli crescere. Spesso per i primi film si confida nell'abilità di "confezionare" progetti, di "cavar sangue da una rapa", come diceva un vecchio produttore. Si cerca un autore sufficientemente accomodante con un "bel progetto", lo si farcisce di qualche bel nome d'attore o di attrice, si infiocchetta tutto con su il marchio del produttore... e via. Noi non possiamo permettercelo, quindi proviamo a fare un lavoro di ricerca, e poi un percorso di conoscenza con autori e autrici, prima ancora di iniziare la fatica della scrittura e dello sviluppo vero e proprio del film. Se si trova un talento e si riesce a farlo crescere dandogli spazio, i soldi per fare il film si trovano.

E come fa Tempesta a trovare nuovi talenti?
Dopo il successo di Corpo Celeste a Cannes e di L'intervallo a Venezia, dopo che i media e il pubblico hanno scoperto due straordinari autori come Alice Rohrwacher e Leonardo Di Costanzo, arrivano sul nostro sito, a voce o per telefono almeno un paio di proposte a settimana, quindi cento l'anno. Fa un po' paura a dire il vero! Noi cerchiamo di leggere e considerare tutto, ma per essere del tutto onesti non è ci mai successo di ricevere un soggetto o una sceneggiatura già scritta e di volerla produrre. È piuttosto un lavoro pro-attivo, siamo noi che andiamo a cercare autori di cui abbiamo visto e letto qualcosa che ci interessa o ci è stato segnalato da qualcuna delle "antenne" che abbiamo in giro.

L'intervallo è stato una sorpresa, molti lo hanno indicato come esempio di cinema a basso costo che circola internazionalmente.
È una cosa che fa imbufalire leggere "film senza budget ... budget misero ... senza soldi". A film come L'intervallo o Corpo Celeste guardano molti giovani che vogliono fare cinema, arte o teatro e si chiedono, scoraggiati, "come?". Per questo far passare, senza troppo indagare, l'idea che questi film si fanno "con poco", "con minimi budget" è ingannevole e pericoloso. Bisogna invece far capire che questi lavori non si fanno con poco. Non si possono fare con poco, non si devono fare con poco. Bisogna farlo capire ai giovani che ci guardano e ci chiedono, bisogna assolutamente farlo capire a chi questi film li finanzia!

Ma allora quanto è costato L'intervallo?
L'intervallo nasce da 2 anni di lavoro sulla sceneggiatura di Maurizio Braucci, Mariangela Barbanente e Leonardo Di Costanzo. Da 4 mesi di laboratorio bisettimanale con i ragazzi dei quartieri spagnoli scelti e preparati da Antonio Calone e Alessandra Cutolo, da 6 settimane di riprese in pellicola, con una troupe completa, 5 mesi di montaggio con Carlotta Cristiani, il montaggio del suono con Daniela Bassani, Marzia Cordò, Stefano Grosso. In tutto, è costato 1,3 milioni di Euro. E li abbiamo spesi tutti. Ora so benissimo che sono briciole, paragonati ad altri budget, so benissimo che è poco più di quanto un/una mediocre attore/attrice italiana chiede per "dire" le sue battute in un film. Figuriamoci. Ma essendo figlio di una famiglia medio-borghese di origine contadina, che ha sempre campato di lavoro quotidiano, non riesco a scordarmi che con 1,3 milioni di euro si comprano 4 appartamenti di media grandezza, soldi che la maggior parte delle famiglie italiane non potrà mai permettersi. Far credere che questi film si fanno con poche decine di migliaia di euro, è pericoloso. Manda un messaggio sbagliato, riproduce un concetto di cultura sussidiaria. Quando parliamo di soldi con cui si fanno i film, parliamo di lavoro! Ed è un discorso dannatamente serio, di questi tempi.

Come avete finanziato il film?
Il primo mattone è sempre il più difficile da trovare, e in questo caso, come anche per altri nostri lavori, sono stati Cecilia Valmarana di Rai Cinema e Luciano Sovena di Cinecittà Luce a capire per primi il progetto, e non era facile. Un film d'esordio con due protagonisti giovanissimi (e quindi sconosciuti) che dovevano reggere lo schermo da soli per quasi 90 minuti, girato in un ospedale psichiatrico abbandonato, in dialetto napoletano con i sottotitoli. Dopo la fiducia di Rai Cinema è arrivato il contributo del MIBAC. Ma è importante sottolineare che oltre il 50% del budget viene dalla coproduzione internazionale con Germania, Francia e soprattutto la nostra coproduttrice svizzera, Tiziana Soudani, ha trovato quasi 300.000 euro per il film.

All'interno della filiera, qual è la situazione che crea maggiori problemi ai produttori indipendenti? Le televisioni che pagano sempre meno, la diminuzione del pubblico che va a vedere i film d'essai, il fatto che Internet nel nostro Paese provochi finora molti più problemi (leggi, pirateria) che vantaggi?
Ovviamente la distribuzione. Ma anche qui credo che piuttosto di continuare a lamentarsi e invocare il calo del prezzo dei biglietti (un suicidio a mio parere) bisognerebbe fare qualche scelta radicale, capire che la fruizione dei contenuti videografici sta cambiando completamente. È come se sotto le nostre finestre fosse scoppiata una sconvolgente (e per quanto mi riguarda esaltante) rivoluzione e noi al chiuso continuassimo a discutere di privilegi araldici!

In che senso?
Mi viene in mente l'esperienza che abbiamo fatto seguendo la distribuzione di Corpo Celeste in Inghilterra, curata da Artificial Eye. Hanno scelto non più di 15 sale nei posti strategici dove hanno tenuto e difeso il film e contemporaneamente hanno reso disponibile il film in VOD. Ci hanno fatto vedere i risultati: non hanno perso un solo spettatore e hanno avuto migliaia di download.

Quindi la pirateria si batte così?
Appunto! La pirateria esiste perché i film non sono disponibili a chi vuole scaricarli legalmente. Tutte le ricerche studi lo confermano, quello che è successo alla musica lo conferma. Poi ci vuole anche la legge, ma se non scoraggi il bracconaggio i guardiaparco non servono a nulla!

Quale pensi possano essere le soluzioni migliori per favorire il vostro lavoro e la Cultura in generale da parte dello Stato? Dov'è che pensi si possa fare di più nel sostegno statale alla Cultura e al cinema?
Il decreto Interministeriale appena promulgato congiuntamente dal Ministero della Cultura e dal Ministero dello Sviluppo Economico che determina le quote di investimento e di programmazione che le emittenti televisive sono tenute a riservare alle opere cinematografiche italiane è semplicemente fondamentale, va sostenuto, studiato, promosso e imposto.

E da parte della produzione, che si può fare?
Ogni tanto penso che siamo noi a sbagliare, noi professionisti del cinema, sbagliamo nel nostro modo di porci. Partiamo sempre con la solfa della cultura, dell'arricchimento spirituale, del patrimonio nazionale. Figuriamoci se non ci credo anche io! Sono stato allevato a colpi di Gramsci, don Milani e Bohoeffer! Ma non è questo l'argomento vincente per giustificare i finanziamenti pubblici! Non basta! Bisogna dire "guardate, il cinema è un'industria che crea PIL! Che crea e mantiene posti di lavoro! E, ovviamente, come molti altri settori produttivi, l'automobile, l'agricoltura, i pannelli solari, la biotecnologia anche il cinema ha bisogno di aiuti pubblici. È così ovunque! Si chiama capitalismo avanzato!". E in più il cinema è uno dei settori che a parità di contributi pubblici genera maggiori ritorni per lo stato! In Friuli hanno calcolato che ogni euro di denaro pubblico investito dalla Film Commission ha generato un ritorno in regione di otto euro! E nessuno lo dice e quegli incapaci dei politici locali tagliano i fondi!

C'è a tuo avviso un trait d'union tra Corpo Celeste e L'intervallo, qualcosa che caratterizza la produzione Tempesta? O forse la vostra politica è di lavorare con ogni regista in maniera differente, a seconda delle esigenze?
A volte sembra solo fatica, ma quando sono allegro mi pare di vedere una continuità: penso che i film che Tempesta produce siano differenti perché vengono fatti in modo differente. Con Alice Rohrwacher, Leonardo Di Costanzo, Maurizio Braucci e gli altri parliamo spesso di "politica dei processi". Scherzando diciamo che la "politica dei processi" è un po' la ricetta segreta di Tempesta... e mica la vogliamo rivelare a tutti!

C'è qualche produttore italiano che ammiri in particolare e il cui lavoro rappresenta un'influenza per te?
C'è un gruppo agguerrito di nuovi produttori che stanno combattendo bene, che faranno saltare il tappo!

E il tappo quale sarebbe?
Per me che mi considero veramente agli inizi, la cosa meno comprensibile del cinema italiano è l'esistenza di un gruppo di autori e produttori che da anni non realizzano un film di successo e continuano a lavorare. Nessun risultato al box-office, nessuna circolazione internazionale, niente premi, riconoscimenti... eppure prosciugano le risorse del settore con budget medio-alti. Ma sento degli scricchiolii, forse il tappo sta per saltare...

Nel vostro lavoro, quale pensi sia il ruolo dei giornalisti e che aiuto vi possono dare?
Con noi i giornalisti sono stati presenti, attenti, ci hanno seguito. E anche qui c'è una nuova generazione che sta facendo molto bene, inventiva, diversa, penso al gruppo che cura il sito www.filmidee.it e che è notevole. Però stupisce sempre che anche i giovani critici non si preoccupino di capire i meccanismi della produzione. È come se un esperto di Formula 1 non capisse nulla di motori. Invece se si cominciasse a leggere e raccontare il cinema dal punto di vista della produzione si capirebbero molte cose.

Per esempio?
Per esempio con un piccolo passo indietro si vedrebbe che la legge Urbani, concepita esplicitamente per far emergere alcune poche case di produzione più solide e sfoltire il sottobosco dei piccoli, ha effettivamente rafforzato alcune realtà che sono cresciute di dimensione, ma non sono state però capaci di diventare attori importanti sulla scena produttiva europea. Questo doveva succedere, questo sarebbe stato una vera crescita del settore! Perché nel frattempo molti film europei sono diventati campioni di box-office internazionale, un fenomeno recente interessantissimo. Ma se si guarda la classifica dei primi 30 film europei per incassi internazionali c'è un solo titolo italiano, al tredicesimo posto, ed è il remake di un film francese! Alla fine tutto ciò determina che cosa il pubblico trova nelle sale! In questi anni le tre-quattro case di produzioni che si sono ingrossate hanno continuato a drenare risorse dagli investimenti pubblici e in più hanno imposto a finanziatori e distributori pacchetti di film, hanno monopolizzato spazi e questo ammazza la biodiversità dei prodotti. E si vede!

Puoi parlarci dei vostri prossimi progetti, in particolare il nuovo film diretto da Alice Rohrwacher?
Corpo Celeste nasceva da un lavoro di ricerca sulla realtà metropolitana nel meridione italiano, sullo svuotamento della comunità parrocchiale. Il prossimo film scritto e diretto da Alice Rohrwacher parte invece da una ricerca sulla trasformazione e distruzione del paesaggio italiano. Ma sarà ancora una volta una storia semplice, con al centro una ragazza poco più adulta della piccola Marta di Corpo Celeste e che si chiama Gelsomina. Abbiamo appena iniziato il casting, i dettagli sono sul nostro sito. Però mi preme anche dire che con Federico Pedroni di Rai Cinema stiamo sviluppando altri progetti di giovanissimi autori, molto promettenti e interessanti. Vi teniamo informati!

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