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Festival Internazionale di Cinema e donne

Oggi la preapertura con Wanda di Barbara Loden.


giovedì 24 ottobre 2013 - News

Torna il Festival Internazionale di Cinema e Donne, giunto quest'anno alla trentacinquesima edizione. Il festival d'apertura della 50 giorni di Cinema Internazionale a Firenze presenterà, in sei giornate, circa 50 film, tra medi, corti e lungometraggi, divisi in 8 sezioni tematiche; incontri con le registe ed eventi legati ai film selezionati; quattro Premi; due Focus su "Appunti per una storia del cinema delle donne" e "Confini invisibili: Polonia e Repubblica Ceca". Per festeggiare i 35 anni, è stato scelto il titolo/tema Volver: nessuna nostalgia, ma una ottima occasione da cogliere per raccontare la storia della relazione tra cinema e donne negli ultimi trent'anni.
L'inaugurazione è fissata per oggi con un evento dedicato a celebrare le donne nel cinema e in particolare la regista della seconda metà del '900 Barbara Loden, della quale verrà presentato il film Wanda del 1970, nella versione restaurata grazie alla collaborazione tra Gucci e The Film Foundation di Martin Scorsese.

Quest'anno inoltre sarà possibile assistere online a una ricca selezione di film delle precedenti edizioni del Festival disponibili in streaming sulla piattaforma MYMOVIESLIVE!. A partire da domani la sala web della "50 giorni" ospiterà ogni sera alle 21:30 un film in streaming: domani sarà la volta del documentario Rudolf Jacobs, l'uomo che nacque morendo di Luigi M. Faccini, ritratto di un eroe di guerra in lotta contro il nazi-fascismo tratto dall'omonimo romanzo del regista/giornalista. Per questi stretti morire (Cartografia di una passione), in programma il 26 ottobre, è il ritratto di Alberto Maria De Agostini, esploratore, cineasta, fotografo e sacerdote salesiano partito come missionario per la Patagonia a 26 anni. Il 27 ottobre il film di Emanuela Piovano, Anna Gasca e Tiziana Pellerano Le rose blu ci immergerà nel mondo del carcere femminile grazie a racconti e scene di vita carceraria tratti dal carcere delle Vallette a Torino, mentre il 28 ottobre Johanna Knauf direttrice d'orchestra: music to the people! di Silvia Lelli mostrerà il mondo della direzione d'orchestra attraverso gli occhi di una delle poche donne all'interno di un'arte popolata da uomini. Il 29 ottobre L'infanzia di Orlandino. Antonio Pasqualino e l'Opera dei pupi porterà alla luce la storia de "l'uomo dei pupi" Antonio Pasqualino, fondamentale per la sopravvivenza della tradizione dell'Opera dei pupi, messa in crisi dall'avvento della televisione alla fine degli anni Cinquanta. Infine il 30 ottobre, a conclusione del festival, sarà mostrato in streaming Lucie de tous les temps, il ritratto di Lucie Aubrac, un mito della Resistenza francese fondatrice del giornale e del movimento Libération a opera della giovane regista del Quebec Julie Perron.

Quest'anno al Festival molti saranno i film targati 2013, che testimoniano il presente, ma anche film che hanno avuto un particolare significato per la storia del cinema, la storia delle donne e per l'evoluzione dell'immagine femminile. La vita ricomincia, di Mario Mattoli (Retrospettiva Alida Valli organizzata dal Laboratorio Immagine Donna, Anna Maria Mori e la Regione Friuli), ci riporta al dopoguerra e il personaggio di Alida Valli è una, nessuna e centomila di queste donne che, lavorando, si sono emancipate ma hanno pagato per questo un altissimo prezzo. Film d'amore e d'anarchia, omaggio a Mariangela Melato, giovane e lunare negli abiti degli anni '30, nell'Italia colorata e un po' Far West con cui Lina Wertmüller conquistò i critici americani. La regista franco tunisina Nadia El Fani anticipa i temi della primavera araba, nel colloquio amoroso e ironico con il padre, ancora ardente militante di una rivoluzione interrotta (Ouled Lenine); Même pas mal racconta invece la resistenza all'avanzata dell'islam radicale sull'altra riva del Mediterraneo e quella alla malattia, nella sua vita personale; e Nos seins, nos armes, la genesi di un movimento, quello delle Femen, che si propaga in un modo virale, utilizzando non violenza ed esibizione del corpo come mezzo di comunicazione dirompente. Con talento affermato da molti riconoscimenti internazionali, la regista svizzera Séverine Cornamusaz scandaglia, nel profondo, l'identità maschile smarrita dalla richiesta di cambiamento dei ruoli tradizionali di marito e padre, rispettivamente in Coeur Animal e Cyanure. Kadija Leclere, nell'autobiografico Le sac de Farine, racconta come la doppia identità tra il Belgio e il Marocco, nutrita di contrasti, ma anche di culture differenti, possa portare, pur attraverso enormi difficoltà, a una capacità di comprensione e di realizzazione femminile più ampia ed efficace. Dominique Cabrera, in Ça ne peut pas continuer comme ça!, immagina un Presidente della Repubblica francese che per realizzare le riforme più avanzate, e metter fine al crescente impoverimento dei ceti deboli, chiede l'aiuto di una controfigura, un attore della comédie française che gli somiglia come una goccia d'acqua. Fabiana Sargentini, con Non lo so ancora, contraddicendo almeno due tabù importanti per il nostro tempo, la paura della morte e la vecchiaia, mette in scena l'incontro magico tra l'uomo anziano e la donna giovane mostrando quanto possa produrre di scambio e di felicità per entrambi. La stessa atmosfera di tenerezza, conquista faticosa della maturità, individuale e di coppia, è al centro dell'ultimo film della regista belga Marion Hansel (La Tendresse) e della più famosa regista polacca Dorota Kedzierzawska (Pora umierac - Il tempo di morire). L'on the road, Frontieras, della più grande regista del Marocco, Farida Benlyazid, ridisegna i controversi confini del paese. Infine, Regina Pessoa, la regina portoghese dell'animazione mondiale in una personale che ripercorre la sua storia di donna e artista.

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