Per questi stretti morire (Cartografia di una passione)

Film 2010 | Documentario 90 min.

Anno2010
GenereDocumentario
ProduzioneItalia
Durata90 minuti
Regia diIsabella Sandri, Giuseppe M. Gaudino
AttoriFederico Tolardo, Emanuele Buganza .
MYmonetro 2,78 su 6 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di Isabella Sandri, Giuseppe M. Gaudino. Un film con Federico Tolardo, Emanuele Buganza. Genere Documentario - Italia, 2010, durata 90 minuti. - MYmonetro 2,78 su 6 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Condividi

Aggiungi Per questi stretti morire (Cartografia di una passione) tra i tuoi film preferiti
Riceverai un avviso quando il film sarà disponibile nella tua città, disponibile in Streaming e Dvd oppure trasmesso in TV.



Accedi o registrati per aggiungere il film tra i tuoi preferiti.


oppure

Accedi o registrati per aggiungere il film tra i tuoi preferiti.

Ultimo aggiornamento venerdì 8 novembre 2013

ll fantasma di un esploratore con tonaca e cinepresa torna nei luoghi della Terra del Fuoco cui dedicò la vita.

Consigliato sì!
2,78/5
MYMOVIES 2,00
CRITICA 3,33
PUBBLICO 3,00
CONSIGLIATO SÌ
L'ostinazione, gli eccessi e il dolore nella vita e nelle opere di Alberto Maria De Agostini.
Recensione di Ingrid Malossi
martedì 7 settembre 2010
Recensione di Ingrid Malossi
martedì 7 settembre 2010

Esploratore, cineasta, fotografo e sacerdote salesiano. Questo era Alberto Maria De Agostini (1883- 1960), nato nella provincia di Biella, partito a 26 anni come missionario per la Patagonia. A lui è dedicato questo biopic presentato al 67 Festival del Cinema di Venezia, nella sezione Orizzonti.
I due registi Isabella Sandri e Giuseppe M. Gaudino (quest'ultimo già autore di Materiali a confronto. Albania- Italia 1994-2002), scelgono di dipingere, dopo lunghe ricerche negli archivi piemontesi, il ritratto di questo Caspar David Friedrich novecentesco, intento a perseguire la sua dolorosa ossessione per un mondo e una natura che non c'è più. Con la sua inseparabile cinepresa, Padre Alberto partì per la Terra del Fuoco al fine di fissare frammenti di luoghi mai visti, culture e popoli che la Storia cancella con la sua proverbiale forza distruttrice. Scalò montagne, scoprì fiordi ed esplorò ghiacciai dando loro i nomi. Di fronte allo struggimento e al dolore della scomparsa degli ultimi Indios non seppe usare altre parole che quelle impressionate sulle sue lastre fotografiche o sui fotogrammi del suo bellissimo film "Terre Magellaniche", che il documentario presenta in alcuni frammenti, in un interessante intreccio fra passato e presente, fra ricostruzione poetica e documentaria. La verginità di quella realtà che De Agostini aveva scoperto e dalla quale era rimasto folgorato, lo indusse a cantare la bellezza di quei fantasmi di roccia, dello scioglimento degli iceberg, del movimento incessante delle nuvole, imprimendola nei fotogrammi che, magicamente, ci restituiscono i raggi di sole che Padre Alberto voleva imprigionare. Ma il colonialismo è già vicino: insieme alla lana delle pecore che vengono tosate, viene strappata via dagli Indios anche la loro dignità e i loro territori, che divengono proprietà dei bianchi. I due topi da biblioteca che ricercano in una cantina i materiali chiave per ricostruire la memoria del sacerdote, sono due giovani contornati da oggetti, mera riflessione sulla nostra contemporaneità, sempre in movimento (come gli stessi oggetti che sono animati) e sempre distaccata, che trova però, nei due giovani, la sete di conoscenza, di volontà di comprendere qualcosa che la Storia, con il suo trascorrere ineluttabile, ha già irrimediabilmente sepolto. La loro ricostruzione è però troppo ripetitiva e stucchevole, accompagnata da soluzioni visive basate su simbolismi e metafore rimarcate pedissequamente, che ne anestetizzano l'effetto. Restano le immagini documentarie che, al contrario, sono di una commovente semplicità, capaci di riportare in vita un mondo scomparso e dimenticato, magico e terribile, sulle quali danza la figura del sacerdote, mai inquadrato in volto, sempre silenzioso sullo sfondo, nel tentativo antropomorfo di far parlare quei luoghi che urlano dolore per chi è stato ingiustamente strappato alla vita.

Sei d'accordo con Ingrid Malossi?
Una retorica e delle velleità eccessive schiacciano un'idea e un personaggio altrimenti interessanti.
Recensione di Gabriele Niola

Alberto Maria De Agostini, fondatore nei primi del novecento dell'Istituto Geografico De Agostini, esploratore, cartografo e soprattutto prete presbiteriano, oltre ad aver esplorato e "disegnato" la geografia di luoghi allora inesplorati (soprattutto Patagonia e Terra del Fuoco), è stato anche eccezionale fotografo, dotato di occhio sensibile ed originale sia per i paesaggi che per l'umanità locale con cui entrava in contatto. La sua vita è ricostruita da due topi d'archivio che si prendono (dichiaratamente) diverse libertà, supponendo, inventando e di fatto creando aneddoti sui suoi viaggi.
Sandri e Gaudini ricostruiscono e creano, mettono in piedi segmenti di finzione come pretesto per mostrare il lavoro fotografico di De Agostini e per narrarne lo spirito indomito, passionale e avventuriero, nonostante l'abito talare. Il loro racconto con velleità documentaristiche è diviso in due sezioni: quella d'archivio in cui due attori ricostruiscono, raccontano e introducono; e quella più documentaristica in cui le foto di De Agostini si alternano con scene girate in Patagonia e nella Terra Del Fuoco, cioè nei luoghi da lui esplorati, in modo da procedere in armonia con le descrizioni e i racconti.
Di questo piano ben ordito per raccontare un personaggio ignorato dalla storia e abbastanza fuori del comune è stato tralasciato solo un particolare: il ritmo. E non si intenda ritmo come sinonimo di "velocità", Per questi stretti morire è anche abbastanza rapido nel montare e nel raccontare, ma lo si intenda più come prodotto dell'interesse suscitato dalla narrazione e dell'attenzione risvegliata dalle immagini.
Con velleità poetiche, pontificatorie e retoriche sempre crescenti i due registi sembrano tradire il cinema per il teatro (alcune trovate di messa in scena, la recitazione degli attori, le scenografie...), perdendosi nel materiale deagostiniano e finendo per realizzare un prodotto fuori misura nelle ambizioni. Se si esclude la bellezza delle riprese documentaristiche e l'interesse dei documenti deagostiniani, per il resto nulla sembra riuscire a Per questi stretti morire che pedissequamente osa e non raggiunge, tenta e fallisce.
Nemmeno l'unione di vero e falso sembra davvero finalizzato alla creazione di una verità superiore, che sappia andare oltre il livello dato dalla sola realtà, ma appare più come un espediente narrativo utilizzato senza troppo impegno.

Sei d'accordo con Gabriele Niola?
PUBBLICO
RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
venerdì 22 ottobre 2010
Gianluca Pulsoni

Il cinema dei "gaundri" (Giuseppe M. Gaudino e Isabella Sandri) è una esperienza antropologica moderna: dell'esperienza il loro cinema ha la connotazione filosoficamente soggettiva e passionale; dell'antropologia la condivisione di alcuni temi fondanti, come per esempio il lavoro sul campo d'indagine e l'osservazione partecipante. Tutto questo è ben visibile nel loro ultimo lavoro, "Per Questi Stretti [...] Vai alla recensione »

domenica 24 aprile 2011
thanazoe

Vorrei chiedere all'autrice della recensione Ingrid Malossi da dove nasce il suo paragone del salesiano esploratore con il pittore Caspar David Friedrich.

domenica 24 aprile 2011
thanazoe

Vorrei chiedere all'autrice della recensione Ingrid Malossi da dove nasce il suo paragone del salesiano esploratore con il pittore Caspar David Friedrich.

STAMPA
RECENSIONI DELLA CRITICA
Cristina Piccino
Il Manifesto

C'è ancora tempo oggi, almeno per chi vive a Roma, per vedere il nuovo film di Giuseppe Gaudino e Isabella Sandri, Per questi stretti morire (Cartografia di una passione), che è stato presentato nella sezione Orizzonti, alla Mostra del cinema di Venezia, ed è finalmente arrivato in sala (al cinema Nuovo Aquila, 20.30-22.30). Speriamo che continui il suo cammino in molte altre città, utilizzando gli [...] Vai alla recensione »

Gabriella Gallozzi
L'Unità

Gli indios Alacalus, sterminati. Gli Yamana, sterminati, gli Ona, sterminati. I Teuelche, poche centinaia all’inizio del 900, si sono estinti subito. Intere popolazioni indigene che hanno pagato il prezzo della «civiltà bianca» arrivata con Magellano nella Terra del Fuoco, Patagonia. È a loro che ha dedicato la sua vita Alberto MariaDe Agostini, straordinario figura di salesiano, partito 26enne dal [...] Vai alla recensione »

Cristina Piccino
Il Manifesto

In questi giorni, fino a domani, sono a Venezia ospiti della Fondazione Querini Stampalia (per contemporanea, curata da Andrea Lissoni e Chiara Bertola) Angela Ricci Lucchi e Yervant Gianikian, infaticabili esploratori degli archivi che nei loro film non sono mai semplice archeologia ma materia vivente di conflitto. Il crescente «mal d’archivio» diffuso nel cinema in questi ultimi anni sembra produrre [...] Vai alla recensione »

Silvana Silvestri
Il Manifesto

Il primo film mai girato sugli indios della Patagonia Terre magellaniche (1933), è stato realizzato con macchina da presa 35mm e Cavalletto all’inizio del Novecento da un italiano, un missionario salesiano, Alberto Maria De Agostini, fratello minore del fondatore dell’Istituto geografico. Nella Patagonia cilena e argentina fece un grande lavoro di cartografia e ricerca, scalò le Ande e portò il disegno [...] Vai alla recensione »

Vai alla home di MYmovies.it
Home | Cinema | Database | Film | Calendario Uscite | MYMOVIESLIVE | Dvd | Tv | Box Office | Prossimamente | Trailer | Colonne sonore | MYmovies Club
Copyright© 2000 - 2024 MYmovies.it® - Mo-Net s.r.l. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione anche parziale. P.IVA: 05056400483
Licenza Siae n. 2792/I/2742 - Credits | Contatti | Normativa sulla privacy | Termini e condizioni d'uso | Accedi | Registrati