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Quando Woody girerà a Milano

Passeggiata immaginaria del regista newyorkese. Di Pino Farinotti.
di Pino Farinotti

In foto il regista Woody Allen sul set di To Rome with love.
Woody Allen (Allan Stewart Konigsberg) (88 anni) 30 novembre 1935, New York City (New York - USA) - Sagittario.

lunedì 30 aprile 2012 - Focus

In Manhattan, Woody Allen si pronuncia in una appassionata dichiarazione d'amore verso New York, la sua città. Nel testo fuori campo, incipit del film, connotando il protagonista, cioè se stesso, dopo alcuni tentativi con didascalie complicate e astratte, trova la giusta formula: "Era di New York e lo sarebbe sempre stato."
New York "è" dunque Woody, che poi nel tempo ha viaggiato, esplorando altre città.
E ogni città la faceva sua, secondo storie diverse, ma sempre col denominatore della passione e dell'assunzione. Ha assunto Parigi perché là c'è tutto, il passato e il presente, l'arte e la cultura in un sortilegio esclusivo; Londra per il sarcasmo e per thriller; Barcellona per l'amore ultralibero e i colori che tutto omologano; Venezia per la sintesi di tutto e per quel magico set naturale. Roma l'ha visitata, esplorata, ma non è riuscito ad assumerla. La Roma del cinema è quella di Sordi, dunque pigra, furba, "medioitaliana" e di Fellini, grottesca, sonnolenta e puttanesca (definizione felliniana). Una cultura che ha davvero pochi punti di contatto con quella ebraico-newyorkese di Allen. Le storie che si intrecciano in To Rome with love sono ambientate negli scenari classici, e certo magnifici di Roma – Colosseo, Villa Borghese, le piazze: Navona, Venezia, Spagna, Del popolo; e poi Campo dei fiori e Trastevere, Trinità dei monti, le fontane, insomma tutto- . Ma le vicende e i caratteri potrebbero essere collocate negli scenari delle altre città di Allen. È gente sua insomma, l'estetica è romana ma sentimento e cultura sono secondo l'universo del regista, così come i registri recitativi. I titoli cominciano con Modugno che canta "Nel blu dipinto di blu", un inizio promettente, ma poi l'autore inserisce un clichè sbiadito, un vigile che davanti a Palazzo Venezia dice di conoscere le storie dei romani. E anche alla fine, quando tutto si conclude sulla scalinata di Trinità dei monti, su un balcone si mostra un tizio in canottiera, a ribadire la romanità. Come una sorta di excusatio. Allen ha dunque cercato di inserirsi nel set romano con le solite disinvoltura e passione, come aveva fatto nelle altre città. La Parigi di Midnight in Paris era città, Roma è rimasta ... un set.
Una memoria cinefila, facilmente riconoscibile, viene però evocata. Fa parte della dotazione artistica di Allen, che ha sempre detto di adorare Fellini. Due sposini arrivano dal Veneto, lei, Alessandra Mastronardi, si perde nella città, si ritrova su un set dove vede Antonio Albanese, divo delle fiction idolatrato dalle donne. La bocca aperta e il batticuore, e la sindrome della ragazza sono gli stessi di Brunella Bovo, innamorata dello "sceicco bianco" Alberto Sordi, divo dei fotoromanzi, nel primo film (vero) di Fellini. E la Mastronardi è legittimo citarla, perché sa recitare e uscire dal piccolo giardino del cinema italiano. È brava da essere, di fatto, (quasi) la protagonista di un film di Woody Allen.
Rivisto, dopo qualche film dov'era solo regista, un Woody con occhi stanchi, che cerca di essere se stesso, agile e vitale, ma fa sempre più fatica, del resto sono... settantasette. Da rilevare la bravura di Leo Gullotta, la nuova voce dell'attore-regista, da quando Oreste Lionello non c'è più.

A Milano
Penso invece ad Allen a Milano. Sarebbe uno scenario probabile, e favorevole per il newyorkese. Milano non è bella, antica e monumentale quanto Roma, ma è certo culturalmente più vicina ad Allen, che conosce la città. Nella primavera dello scorso anno il regista venne a Milano per un suo concerto, come clarinettista nella New Orleans Jazz band. Molte immagini lo riprendono nelle vie eleganti dello shopping insieme a sua moglie. La gente lo riconosce perché è preceduto da fotografi e operatori che camminano a ritroso. Altrimenti non ti accorgeresti di quell'omino trasparente, con un berretto grande quasi come lui. Woody intuisce le possibilità di Milano. Non sarà accreditata come Roma, non ospita un festival superfluo –una sorta di falso ideologico- come Roma, ma nelle ultime stagioni è stata toccata da grandi cineasti e personaggi del cinema del mondo, come la Coppola, Tom Ford, Tilda Swinton. E poi ci sono i grandi artisti generali del nostro cinema. Cito il vertice: Visconti e Antonioni, Monicelli e Risi. E poi De Sica. Allen naturalmente ammira Visconti e Antonioni, e gli altri, ma per De Sica ha una vera cotta. Conosce a memoria Ladri di biciclette e Miracolo a Milano: da piazza del Duomo si invola verso il cielo la brigata di barboni guidata da Totò il buono. A cavallo delle scope passano sopra il sagrato, si alzano sulla grande facciata gotica e sfrecciano davanti al palazzo che da un anno ospita il museo del Novecento. L'arte, altra bella occasione per il colto Woody.

Racconto
Uso il presente invece del condizionale, è un racconto. Il regista si trova in Piazza del Duomo, accompagnato da una giovane operatrice adeguata, chiamiamola Rossella, bilingue, che mostra al maestro i punti storici dei film. ... «Totò e Peppino De Filippo arrivano a Milano, proprio qui, d'estate, indossano colbacco e pelliccia "perché a Milano c'è la nebbia e fa freddo". Si rivolgono a un vigile urbano chiamandolo 'generale austriaco' e gli parlano in un francese alla Totò 'noi vulevòn savuar'.» Poi l''accompagnatrice indica, in alto, la Madonnina. «Lassù ha girato Zalone, e la fa vedere anche Olmi nel suo Albero degli zoccoliAllen: «Sì, lo conosco... Olmi voglio dire.» La ragazza mostra al regista un edificio lì di fianco: «Quello è Palazzo Reale ospita una mostra sul Rinascimento. Lei aveva già mostrato amore per Tintoretto a Venezia, che le era servito per sedurre Julia Roberts... Credo sia superfluo che la porti nella zona dei nuovi grattacieli di Porta Volta, lei è ... di Manhattan.»"
Allen e la sua guida sbucano in Piazza della Scala. Woody allarga le braccia davanti al teatro del Piermarini. Rossella illustra: "La Scala appare in tanti film, forse il più suggestivo è Casa Ricordi, di Carmine Gallone. Ricordi era l'editore di tutti i grandi maestri del melodramma.» «Lo so.» «E qui, davanti a questa banca, proprio in questo punto c'è una famosa battuta di Alberto Sordi...» «Sordi, "un americano a Roma"...» «In questo caso un romano a Milano. È un vigile, incontra uno che conosce e gli parla in milanese, le dico come suona "cusa el fa chi a Milan con 'stu cald?»
«Sono sicuro che è una cosa buffa.»
Rossella: «C'è l'Idroscalo, Antonioni ha girato là, una scena con Massimo Girotti e Lucia Bosè.» «Conosco, cerco di dirlo in italiano... Cronaca di un amore.» «Anche Visconti ha diretto un episodio là...» «Quello delle mutande... Rocco e i suoi fratelli. Rossella....» «Sì?» «Dov'è che De Sica cantava e ballava "Parlami d'amore Mariù", è qui vicino?» «È sul lago Maggiore, non proprio vicino.» «Mi piacerebbe vedere quella locanda.» «Non credo proprio che ci sia ancora... sono passati ottant'anni.»
Poi chiede alla ragazza di essere portato in via Armorari. Lei, un po' sorpresa gli domanda: "ma perché proprio lì?" Allen le dà soddisfazione. È informato e preciso –è ebreo-, spiega: «In via Armorari, c'è una targa che ricorda la presenza di Hemingway in città. Al terzo e quarto piano del palazzo si trovava allora la sede dell'ospedale americano, che era destinato anche all'istruzione delle infermiere. La targa dice: 'Nell'estate del 1918 in questo edificio, adibito a ospedale della Croce Rossa americana, Ernest Hemingway, ferito sul fronte del Piave fu accolto e curato, così nacque la favola vera di "Addio alla armi".» L'artista di New York aggiunge: «Io amo molto Hemingway, come potrebbe essere altrimenti, nel mio recente Midnight in Paris gli dedico molto spazio, anche se, un pochino, lo sfotto.» «Sì, lo so, ho visto il film.»
Naturalmente non può mancare l'indispensabile "visita elegante". Allen si intrattiene in via della Spiga davanti alla vetrina di Tiffany. Anche lì c'è una piccola memoria che lo lega: il suo vecchio amico Blake Edwards, quello che ha firmato la famosa "colazione", che se n'è andato nel 2010.
A sera Woody ha visto ciò che gli interessava. E sì, girerà a Milano.

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