Advertisement
Ermanno Olmi, profeta del cambiamento

Il regista cremonese presenta al 'Frontiere' di Bari Il villaggio di cartone.
di Paolo Calcagno

In foto Ermanno Olmi, regista di Il villaggio di cartone.
Ermanno Olmi 24 luglio 1931, Bergamo (Italia) - 7 Maggio 2018, Asiago (Italia). Regista del film Il villaggio di cartone.

venerdì 30 settembre 2011 - Incontri

Si emoziona e si commuove il maestro Ermanno Olmi quando, a sorpresa, il sindaco di Bari Michele Emiliano, sul palco del Teatro Petruzzelli, gli porge le chiavi della città. Il nuovo Festival “Frontiere” non poteva scegliere “testimonial” migliore dell’ottantenne regista cremonese (Palma d’oro a Cannes, nel ’78, con L'albero degli zoccoli; e Leone d’oro a Venezia, nell ’88, con La leggenda del santo bevitore), autore di autentici capolavori (da Il posto a Il mestiere delle armi), acuto e generoso nel tracciare poeticamente con i suoi film i confini della dignità dell'uomo, del valore universale della solidarietà, profeta delle tradizioni tradite e del futuro svenduto nelle moderne società occidentali.

Al Festival barese, dopo la presentazione "fuori concorso" alla Mostra di Venezia, Olmi ha portato in "anteprima" italiana il suo nuovo film Il villaggio di cartone, che uscirà nelle sale il 7 ottobre.
"Sono molto legato alla Puglia – ci ha detto Ermanno Olmi -, non soltanto perché da 40 anni trascorro qui le mie vacanze, ma perché senza l’intervento di Emiliano e dell'Apulia Film Commission non avrei potuto portare a termine Il villaggio di cartone. Il film era bloccato: Cinecittà non poteva accoglierci perché è interamente occupata dalla Televisione e io non sapevo dove costruire la chiesa che è al centro del film. Invece, qui, mi hanno dato la possibilità di realizzare il film, mi hanno concesso di erigere la chiesa nel Palaflorio e di girarvi l’intera pellicola".

Ha definito Il villaggio di cartone un apologo morale. La fede e l'accoglienza sono i temi centrali del film: quando la chiesa viene dismessa dagli operai, il parroco (straordinario Michael Lonsdale) prima si accascia per il sacrilegio compiuto, poi comprende che l'edificio può adornarsi di una più autentica sacralità, ospitando l’umanità derelitta dei clandestini in cerca di rifugio. "Neppure Dio fa più il suo dovere", commenta il parroco davanti alla sorte di quegli esseri randagi, braccati dalla polizia e dai preconcetti di molti. Olmi, dopo aver demolito le false illusioni scientifiche dei libri in Centochiodi, ora vuole fare a pezzi gli esempi di una falsa carità?
"Il bene è più grande della fede. Per fare il bene non serve la fede. E, comunque, la vere fede sta nelle nostre coscienze. La globalità ha cambiato l'immigrazione: dietro le merci si accodano i popoli, donne, uomini. Tutto sta cambiando, la crisi crea equivoci: dopo la guerra abbiamo lavorato per diventare ricchi. Invece, siamo diventati miserabili. Stiamo perdendo anche i valori della convivenza e della solidarietà. E la fede non ci basta più per conservarli".

Oggi, avrebbe senso l’elogio della tradizione contadina de L'albero degli zoccoli?
"Sono nato a Treviglio, vicino a Cremona: mio padre era ferroviere e mia madre contadina, ma ho sempre privilegiato il rapporto con la nonna materna. Avevo tre anni quando ci trasferimmo a Milano, ma ogni estate ritornavo in campagna. Allora, la campagna era lavorata a mano, con l’aiuto della forza animale, ma sempre con modalità naturali. Nel dopoguerra, poi, sono sopraggiunti metodi e mezzi industriali e la campagna è, via via, diventata un supporto per l’industria agro-alimentare. I contadini si sono trasformati in padroncini, acquisendo la mentalità dei piccoli imprenditori e, specialmente nel Nord-Est, dedicandosi ad altri mestieri e ad altre produzioni. Il cambiamento ha determinato comportamenti nuovi nel mondo contadino. Risultato: la campagna non è più la campagna".

È per raccontare questo cambiamento che ha realizzato il suo documentario Terra Madre?
"C’è un dato preciso che segna la trasformazione dell'agricoltura e della coltivazione della terra, intesa come sopravvivenza per la comunità. Il mondo contadino si trasforma quando le alternative economiche lo spingono a lavorare per il mercato e lo inducono alla logica del profitto, legata al sistema industriale. Il rispetto della natura e l'amore per la terra, così, hanno ceduto il passo all'uso sfrenato delle nuove tecnologie (per non parlare di quello dei prodotti chimici) che hanno stravolto il rapporto con la terra, superando la soglia sostenibile. Ed ecco che ora la campagna fa la sua protesta con la crisi di fertilità del suolo, causata dalle alterazioni imposte dalla nostra stupidità. Oggi si ara fino a 70 metri di profondità, sconvolgendo la terra con un processo produttivo in cui essa diventa uno dei componenti e non più "il componente". Un accanimento immotivato, perché l'humus che cambia la vita delle coltivazioni avviene a 40-50 centimetri dal suolo, ma anche stupido perché per guadagnare di più finiremo col guadagnare di meno, a causa dell'uso dei prodotti chimici. Un giorno sono ritornato al casolare dell'Albero degli zoccoli: era diventato fatiscente, sembrava abbandonato. Cercavo i contadini e a un certo punto sono apparsi: erano infilati in tute di plastica e mascherati, come se fossero in una missione spaziale".

Un altro cambiamento, quello del territorio, era al centro del suo progetto di Oltre il muro, un documentario sull'acciaieria Falk di Sesto S. Giovanni. Lo smantellamento delle acciaierie segna la fine de Il mestiere delle armi?
"Tutt'altro. Alla fine di quel mio film, i Capitani di Ventura fanno voto di non usare mai più le armi contro gli uomini, ma solo contro i nemici. Pensi che ingenuità, ma anche che nobiltà d’animo. Purtroppo, è avvenuto l’opposto. Oggi, tutto l’apparato bellico ha per obiettivo l’uomo: i civili sono le vittime più numerose".

A "Frontiere" hanno proiettato Il posto , il suo film del '61, con cui racconta le umiliazioni degli impiegati e l’alienazione del ciclostile. Quel film è ancora attuale?
"Una volta, c’era l'affidabilità della terra: oggi, che affidabilità dà il grande mondo industriale? La ricercatrice che guadagna mille euro al mese, citata dal Presidente Napolitano, in che cosa ha fiducia? La sua paga è umile, ma lei è ricercatrice e, quindi, può sperare in se stessa. L'impiegato, invece, che speranza può avere? E, poi, ci sono i tantissimi che non hanno stipendio: la disoccupazione è un vantaggio per l'industria, la macchina vale più dell'operaio e non servono tante braccia. E, infine, che fiducia dà una classe dirigente che coltiva la strategia di non assumersi responsabilità?".

La speranza, il futuro, saranno il tema del suo prossimo film?
"Sì, è già deciso. A Bari, come un nonno, ho esortato amorevolmente i ragazzi a sventolare i loro fogli bianchi, in segno di libertà, e li ho invitati a lottare contro la manifesta deresponsabilizzazione che ci governa. Per parlare di futuro resterò in Puglia a girare un documentario. Qui, ci sono tante storie per raccontare la "Madre Patria" che è un punto di forza del convivere quotidiano. Ad esempio, a Monopoli ci sono 20mila abitanti, mentre altri 20mila sono sparpagliati in 96 frazioni. Ma tutti hanno una loro bandiera che sventolano per riconoscersi. Nelle grandi metropoli, invece, la gente se ne sta "appartata" negli appartamenti e quando li lascia trova vuoto e solitudine. Sebbene, sia un uomo del Nord, voglio percorrere queste strade in cerca dei luoghi, dei pensieri e dei passi della gente della Puglia. Voglio far conoscere al mondo questa terra, che qualcuno giudica arretrata, e che, invece, è già proiettata nel futuro".

Gallery


{{PaginaCaricata()}}

Home | Cinema | Database | Film | Calendario Uscite | MYMOVIESLIVE | Dvd | Tv | Box Office | Prossimamente | Trailer | Colonne sonore | MYmovies Club
Copyright© 2000 - 2024 MYmovies.it® - Mo-Net s.r.l. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione anche parziale. P.IVA: 05056400483
Licenza Siae n. 2792/I/2742 - Credits | Contatti | Normativa sulla privacy | Termini e condizioni d'uso | Accedi | Registrati