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Stiamo vivendo un'epoca votata all'individualismo più sfrenato

Carlo Verdone ha ricevuto al Bif&st il Premio Fellini 8 e ½.
di Fiorella Taddeo

Carlo Verdone è stato premiato al Bif&est con il Premio Fellini 8 e ½.
Carlo Verdone (73 anni) 17 novembre 1950, Roma (Italia) - Scorpione.

martedì 25 gennaio 2011 - Incontri

La prossima apparizione sul grande schermo è per il prossimo 25 febbraio, in occasione dell'uscita dell'ultimo capitolo di Manuale d'amore 3 di Giovanni Veronesi. Il ritorno sul set, invece, è previsto per fine aprile, con il primo ciak del suo nuovo film Posti in piedi in paradiso. Carlo Verdone parla della sua nuova fatica, e non solo, al Bif&est , dove ieri sera gli è stato consegnato il Premio Fellini 8 e ½. E nel corso di un'affollata lezione di cinema al festival barese, si racconta al pubblico. Le domande si succedono velocemente, come immediate e spontanee sono le risposte dell'attore e regista romano che spazia vorticosamente dal cinema, alla politica, dalla televisione alla società.

Verdone, i suoi film si sono sempre focalizzati su vizi e virtù degli italiani. Che stagione sta vivendo la nostra società?
Stiamo vivendo un'epoca votata all'individualismo più sfrenato. Sui giornali non si parla mai della società in quanto tale, nel senso di comunità. L'attenzione è sempre diretta sui singoli. È un qualcosa di insostenibile. È chiaro che stiamo vivendo un momento di confusione, in cui i valori sono deragliati. C'è una nevrosi da continuo aggiornamento che ci rende superficiali. Nel mio piccolo, provo a guardare a temi odierni, come quello al centro del mio prossimo film. Voglio parlare dei mariti e padri divorziati che, nonostante posizioni di un certo tipo, devono vivere da miserabili, dovendo dare tutto per sostenere la famiglia d'origine. Cercherò di affrontare il tema nel modo migliore possibile, mostrando la tragicità del fenomeno, senza dimenticare il lato ironico. Alla fine è un tipo di lavoro che ho cercato sempre di fare: anticipare nei miei film quelle tematiche che l'Italia avrebbe poi imparato a conoscere più da vicino . Prendete Perdiamoci di vista. Trattai il tema della tv della sofferenza. Ho visto il programma di Barbara D'Urso e come è stato trattato il mio amico Francesco Nuti. È stato assurdo, non mi è piaciuto.

La televisione ha gravi colpe?
C'è una brutta televisione. Vedo personaggi ed esempi negativi in prima serata. Si è imposto un culto dell'apparenza, dei falsi miti che sta facendo danni. Ormai passa il messaggio, in tv, che se sei bona e spregiudicata vai avanti. Confido però nelle giovani generazioni che avranno le scatole piene e proveranno a cambiare le cose veramente. Devono avere idee chiare, rigore e tanta indignazione, che forse è la cosa che manca di più oggi. Anche i giovani attori, o gli aspiranti tali, devono ispirarsi ad un certo rigore per affrontare al meglio questo mestiere. Una volta mi telefonò Gianni Agnelli, innervosito perché non avevo accettato di fare la pubblicità della Uno, mi sembra. Sentivo che per il mio percorso non andava bene. Aspettai circa tre ore e gli dissi di no. Poco dopo mi chiamò Massimo Troisi, a cui era stata fatta la stessa proposta. Lui non aspettò neanche le mie tre ore: disse di no subito.

Cosa pensa degli incassi record del secondo film di Checco Zalone?
Un film carino, con un personaggio nuovo che raccoglie il consenso popolare, mette tutti d'accordo. Un film bello, invece, necessariamente divide, sarà sempre un po' di nicchia. Ci sono film meravigliosi, tipo American Beauty, che non hanno avuto il successo di Zalone. Ma non lo critico, anzi è un mio amico. Nel suo film sono tutti "buoni": i terroristi, il Vaticano, il maresciallo traffichino. Ma gli italiani forse in questo momento hanno bisogno anche di questo, diciamo che è una pillola antidepressiva senza effetti collaterali.
Comunque è un fenomeno che, ciclicamente, si registra nel nostro cinema: il boom improvviso di un comico. Era successo con Leonardo Pieraccioni. Troisi, che anche veniva dalla tv era, invece, diverso. Aveva una cultura teatrale napoletana, costruiva un personaggio complesso, non andava sulle cose facili. Massimo era una persona raffinata. Zalone, però, è un ragazzo intelligente. E riuscirà ad evolvere e a fare anche cose diverse.

E il cinema? La frequentazione delle sale? I gusti del pubblico?
Ciò che mi preoccupa è la fuga da un certo tipo di film. Io faccio commedie e non ne sono toccato. Ma appena al pubblico parli di dramma, si allontana. E così non vengono visti film bellissimi, come l'ultimo di Antonio Capuano, un grande regista. Poi c'è il problema dei tagli al Fus. Io sono un privilegiato, ma la sperimentazione sta soffrendo e senza sperimentazione non si evolve. Guardate i casi di Matteo Garrone e Paolo Sorrentino: benedetto Fus che ce li ha fatti conoscere. Sorrentino, in particolare, è il regista che stimo più di tutti. Farei di tutto con lui. Magari potrebbe far conoscere delle tonalità mie diverse.

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