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Il festival di Cannes ha già un vincitore: Visconti

Scorsese presenta Il Gattopardo restaurato.
di Pino Farinotti

Cinema politico

lunedì 17 maggio 2010 - Focus

Cinema politico
Quest'anno Cannes è ricco e composito, diciamo così. Ci sono titoli, dentro e fuori concorso, di cinematografie lontane (quasi) sconosciuti al grande pubblico, ci sono i soliti pretesti politici che servono all'ortodossia e al target della cultura di quel festival. Ci sono film di grandi registi accreditati dalla storia, dalla critica e dal successo popolare, come Scott, Stone, Allen. La cifra politica, magari con polemica, naturalmente è privilegiata, deve far parte della genetica della manifestazione, dunque tutti i film, tutti, devono essere filtrati, magari deformati da quella prospettiva. Tanto che quando arriva una storia di sentimenti squisitamente privati, la critica ortodossa (come la cultura di Cannes, appunto) ci mette un "ma" davanti. "Sì, sono vicende private ma capaci di leggere la vita in chiave politica". Come a dire: un semplice film di esseri umani "individuali", non è corretto, non è inserito, non serve. Il cinema vero deve essere politico. Mi è facile dire che, volendo, tutto, proprio tutto è politico, anche l'Uomo ragno, ma Cannes, da molte stagioni, promuove proprio la politica come indicazione di politica stretta. Posso alludere al film della Guzzanti: politica stretta. Ma ci sono e c'erano film che trasmettono politica attraverso vicende, simboli, chiamiamole anche parabole.

Ricchi
Faccio un esempio, eroico: Sordi sputa alle macchine dei ricchi sul vialone di Forte dei marmi in Una vita difficile. In una delle ultime sequenze di quello stesso film, appioppa una strepitosa sberla al commendatore che lo ha vessato per anni, e che finisce in piscina, ma prima si è preoccupato di spostare il cardinale dalla traiettoria. Sordi faceva azioni liberatorie, politiche, ti dava l'indicazione, divertendoti, e stavi dalla sua parte, non da quella del commendatore. Risi faceva grandi film, non dei collage fra cronaca e satira per ottenere l'applauso automatico di un pubblico predisposto.

Letteratura
Ma quest'anno Cannes ospita il capolavoro, il titolo eroico, onnicomprensivo: qualità, letteratura alta, cinema alto, modelli non più rintracciabili, spettacolo, autori nobili, Storia, e tutte le cifre compresa quella non definibile che appartiene a un capolavoro, appunto. Gli autori nobili sono Visconti e Lampedusa. La Storia e politica sono davvero prevalenti, si tratta dell'unità d'Italia. Parlo, naturalmente, del Gattopardo. Martin Scorsese ha portato a Cannes un'edizione restaurata, preziosissima. Si deve il restauro alla sua Film Fondation, con la collaborazione della Cineteca di Bologna, della Fox, della Pathè e con l'aiuto di Gucci che ha erogato 900mila dollari.
Scorsese si è dichiarato innamorato di quel film e naturalmente coinvolto per molte ragioni, a cominciare dalle sue radici siciliane. E' la vicenda di un nobile, il principe di Salina, che assiste al cambiamento del suo mondo e si costringe ad accettarlo perché quella è l'indicazione della Storia. La Sicilia: terra che ha vissuto tutte le occupazioni, le culture e le differenze, costretta ad accettare un' unità dolorosa e innaturale, ma che va incoraggiata. Dice Scorsese: "Il Gattopardo è una grande lezione di sentimento, cultura e morale. Non posso non rilevare un contrappasso attuale: le differenze fra nord e sud, in un momento in cui qualcuno, vorrebbe di nuovo separarli." Il principe, uomo naturalmente legato al proprio mondo, cerca di leggere il futuro, di dare un significato, un'interpretazione ai dati che cerca di raccogliere.
Scorsese omologa il disagio di Salina al momento mediatico di adesso: "Non sempre riesco a decifrare l'eccesso di informazioni che non significano verità ma manipolazione. Spero che i giovani ci riescano, ma non sarà facile neanche per loro."

Indimenticabile
In quel film c'era Lancaster, indimenticabile, come Delon e Cardinale. E poi c'erano la Morelli e Stoppa, e gli emergenti Gemma e Hill. Appeal prestigio, qualità artistica, tutto di vertice. Sul tappeto rosso, a Cannes, Delon e Cardinale, 47 anni dopo, hanno battuto il record di applausi. Nel '63 Il Gattopardo vinse la Palma d'oro, davanti a Otto e mezzo e a Gli Uccelli. Visconti, Fellini, Hitchcock. Mamma mia! Certo, Il Gattopardo non può che vincere anche nel 2010. Troppo facilmente. Concorrenza sleale.

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