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5x1: Jim Carrey, perfetta incarnazione del sogno americano

L'attore canadese ha vinto le umili origini con la forza del talento.
di Stefano Cocci

Un attore che si è fatto da sé
Jim Carrey (James Eugene Carrey) (62 anni) 17 gennaio 1962, Newmarket (Canada) - Capricorno. Interpreta Carl Allen nel film di Peyton Reed Yes Man.

martedì 6 gennaio 2009 - Celebrities

Un attore che si è fatto da sé
È arrivato a ottenere oltre 20 milioni di dollari per alcune sue interpretazioni. Così è stato per Il rompiscatole, quando affiancò Ben Stiller anche se poi il riscontro di pubblico e critica fu molto scarso. Non è solo una questione di numeri a dare la misura del talento di Jim Carrey: l'attore nato nei dintorni di Ottawa il 17 gennaio del 1962, è tra i pochi comici a poter dire di saper ridere davvero ma anche capace di calarsi in ruoli drammatici. Forse perchè fin da piccolo ha sempre allenato le sue capacità, riuscendo addirittura a convincere i suoi maestri a lasciargli 5 minuti per intrattenere i compagni alla fine delle lezioni ma anche a causa delle sue umili origini che lo hanno tenuto a stretto contatto con il lato meno comico della vita: per un periodo la sua famiglia ha vissuto in un furgone Volkswagen parcheggiato nel giardino di alcuni parenti e, fin da giovanissimo, ha lavorato per aiutare la sua famiglia. Così Carrey si è completamente fatto da sé, perfetta incarnazione del sogno americano: piccole parti in televisione gli hanno aperto le porte del cinema, sempre in ruoli minori ma facendosi notare con in Le ragazze della Terra sono facili e Se ti mordo sei mio fino alla grande occasione: Ace Ventura: L'acchiappanimali film che gli valse 300 mila dollari di ingaggio, una nomination come Miglior attore ai Razzie Awards ma anche un successo planetario. Da allora non si è più fermato, calandosi liberamente nei personaggi più divertenti e comici ma anche cogliendo al volo tutte le occasioni per sterzare dallo stereotipo della commedia, demenziale o sofisticata che sia, e approfondire le proprie capacità di attore. Il 2009 si apre con un Carrey con tanta voglia di divertire nella commedia Yes Man.

Man on the Moon
È la vita, l'arte e la morte di Andy Kaufman, uno dei comici più geniali degli anni Settanta e Ottanta, uno di quei talenti la cui misura è data dalla enorme quantità di rivoli e fiumi carsici in cui è stato in grado di esprimersi. Kaufman ha influenzato intere generazioni di comici, tra cui lo stesso Carrey. L'attore canadese ha voluto così fortemente la parte da riuscire a battere una concorrenza abbastanza agguerrita, che contava, ad esempio, Edward Norton. Carrey ha avuto la meglio su di una così ben composta pattuglia di colleghi presentandosi al provino suonando gli stessi bongos che Kaufman utilizzava nelle sue performance. Il film è dolce, commuovente e coinvolgente, gran parte del merito va alla fantastica di un uomo e di un artista ma anche a chi è stato chiamato a raccontarla.

The Truman Show
Non è esattamente il primo ruolo con sfumature fortemente drammatiche che Jim Carrey ha affrontato nella sua carriera: con Il rompiscatole si confrontò con una commedia fortemente "sui generis", con un personaggio dallo "humor" quasi nero e disegnato a tinte molto forti, cogliendo impreparato il pubblico che si attendeva dei personaggi al livello dei precedenti Ace Ventura e The Mask. Qui è diretto da Peter Weir e non ci sono fraintendimenti sugli obiettivi finali del film: una dura analisi circa il mondo dei mass media e dei reality che ha preceduto di qualche anno quelle divampate effettivamente nel mondo con l'avvento dei primi "Grande Fratello" e simili.

Una settimana da Dio
Carrey non ha mai smesso di amare la commedia, quella sofisticata ma anche quella con toni più accesi. Dopo The Truman Show, ed essersi ripresentato nelle pazze invenzioni dei fratelli Farrelly in Io, me ed Irene, intervallato dalla bella esperienza sotto la regia di Frank Darabont in The Majestic, si concede una digressione nei panni dell'onnipotente Bruce Nolan, tornando a lavorare con Tom Shadyac, lo stesso di Ace Ventura. Il binomio funziona ancora una volta: 484 milioni di incassi in tutto il mondo per 101 minuti di puro divertimento, in cui Carrey sfoggia tutto il suo repertorio di facce di gomma e forza dirompente.

The Number 23
Il thriller è un altro dei generi che Carrey ha esplorato nella sua carriera. Ad accompagnarlo Joel Schumacher, il regista di Batman Forever in cui l'attore canadese interpretò uno degli antagonisti del supereroe alato, l'Enigmista. Questa volta i due si immergono in un giallo in salsa di numerologia, una nera avventura negli incubi dell'uomo di cui Carrey stesso è rimasto influenzato, tanto da cambiare il nome della sua società di produzione in JC23. Non solo, anche sommando il numero delle lettere che compongono i cognomi del protagonista e del suo regista si ha ancora 23. In somma, due nomi un destino.

Se mi lasci ti cancello
L'ansia di ricerca di nuovi personaggi e stimoli lo ha portato ad incontrare uno degli scrittori più originali di Hollywood, Charlie Kaufman, ed uno dei registi più visionari dell'ultima generazione, Michel Gondry. Se mi lasci ti cancello (meglio conosciuto con il titolo originale di Eternal sunshine of the spotless minds, verso tratto da un'opera di Pope molto amata dallo sceneggiatore) non è una commedia come il titolo italiano induce erroneamente a pensare: è un viaggio a ritroso nei meandri della memorie e dell'amore, per tentare di arrivare alle radici delle emozioni e dei sentimenti che ci muovono. Carrey è speciale in questo percorso a ostacoli, un'interpretazione formalmente perfetta che conferma le doti di questo comico che di strada ne ha fatta, e tanta.

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