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Il Leone che passa da Lucas a Lasseter è il riconoscimento più bello degli ultimi anni

Grande giornata a Venezia per la Pixar.
di Gabriele Niola

La Pixar come una bottega rinascimentale
John Lasseter (John Alan Lasseter) (67 anni) 12 gennaio 1957, Los Angeles (California - USA) - Capricorno. Regista del film Toy Story - Il mondo dei giocattoli.

lunedì 7 settembre 2009 - News

La Pixar come una bottega rinascimentale
Li ha paragonati ad una bottega rinascimentale "dove intorno ad una mente ispiratrice si riuniscono e crescono diversi talenti", li ha voluti premiare con un Leone d'oro alla carriera per la prima volta collettivo e ha voluto che a consegnarlo fosse un altro pilastro dell'industria digitale del cinema, George Lucas. Marco Muller quest'anno con il riconoscimento alla Pixar ha sancito uno dei fenomeni più impressionanti e importanti della storia del cinema autoriale e commerciale. Un gruppo di registi, autori che partiti dalla totale indipendenza hanno realizzato qualcosa di totalmente nuovo con mezzi nuovi inanellando per più di 15 anni un successo dopo l'altro senza cedere mai, conquistando ogni volta i botteghini e la critica nella sua totalità. Mai nessuno così. La Pixar è il simbolo stesso della devastante potenza innovatrice e liberatrice che l'uso virtuoso della tecnologia (e cioè di nuovi strumenti) può portare.
Per l'occasione i leoni sono stati 5, come i pilastri dello studio. Uno grande per il creatore, John Lasseter, e quattro piccoli per Andrew Stanton, Brad Bird, Lee Unkrich e Pete Docter. E loro per ricambiare hanno portato le nuove versioni in 3D di Toy Story e Toy Story 2, più un'anteprima di Toy Story 3, il successo annunciato dell'anno prossimo.

Lucas e la storia della Pixar
È stata una cerimonia di fronte alla quale nessun geek del cinema può trattenere le lacrime. George Lucas, l'autorità massima (anche oggi) nel campo del cinema digitale, lo scopritore delle qualità di John Lasseter e il primo finanziatore agli albori della Pixar, che racconta la storia di come abbia incontrato Lasseter, di come ne abbia intuito il potenziale ma non abbia avuto il coraggio di investirci in quel momento storico e di come abbia cercato qualcuno per lui, qualcuno che lo aiutasse e lo finanziasse.
Quel qualcuno fu Steve Jobs (e qui le lacrime del geek diventano inarrestabili), da poco estromesso dalla sua Apple e in cerca di nuove avventure, l'uomo che anche oggi è socio della società e che, a detta di molti insider, un po' ama metter bocca nei progetti ma che soprattutto ha saputo investire nella cosa più rivoluzionaria dai tempi di Guerre Stellari: il primo lungometraggio animato in computer grafica della storia del cinema. Uno sforzo produttivo immane (se proporzionato al budget e alle potenzialità della compagnia) aiutato e riconosciuto solo in extremis dalla Disney che acconsentì a distribuirlo.
Vedere George Lucas raccontare questo e consegnare quel Leono d'oro scalda il cuore di silicio e celluloide del geek cinematografico più di ogni altra cosa, perché se nel cinema moderno vincono quasi sempre i grandi vecchi, o al massimo i giovani vecchi, la vittoria della Pixar è la vittoria del vivere moderno. Il riconoscimento della compagnia come fabbrica d'arte da una delle manifestazioni cinematografiche più importante e per certi versi "vecchia" del mondo, è una medaglietta sul petto di ogni uomo che crede che la tecnologia sia in ogni caso un'opportunità e mai una catena. Che le macchine non ci controlleranno come in Terminator ma che sono la nostra salvezza come in Wall-e.

I nuovi Toy Story in 3D
Unica macchia nella perfezione dell'evento, lo possiamo dire senza timore alcuno data l'imponente serie di successi e meraviglie dello studio, è la nuova riedizione dei due Toy Story in 3D. Nonostante una proiezione allo stato dell'arte per qualità, tecnologia utilizzata (il 3D della XpanD) e innovazione (c'erano i sottotitoli, cosa che notoriamente costituiva un problema per le 3 dimensioni), lo stesso l'impressione è stata che questi nuovi Toy Story siano solo più profondi.
Non c'è stato un lavoro realmente dinamico sull'aggiunta della profondità, o forse non è stato possibile visto che i film furono pensati senza nemmeno immaginare il ritorno del tridimensionale. Fatto sta che come spesso è capitato anche per film che abbiamo visto al cinema nell'anno passato, l'aggiunta di profondità senza che ci sia un pensiero dietro di essa, senza cioè che questa profondità sia anche utilizzata per aggiungere un significato ai significanti è assolutamente inutile, non crea valore aggiunto e anzi porta sfiducia verso la tecnologia.
Ma non sarà dal 3D dei due Toy Story che andrà giudicato il modo in cui la Pixar intende questa rivoluzione bensì da Up, il loro nuovo film in arrivo ad Ottobre, pensato e sviluppato con in mente la visione stereoscopica e quindi realizzato con in mano un arnese in più per costruire il racconto. Storia, dialoghi, disegni, suoni, musica e profondità per fare un film, elementi da intrecciare perchè insieme creino senso e non siano parti separate in grado al massimo di stupire come fanno le altre case di produzione. Questa è la Pixar.

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