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5x1: Raoul Bova, bello e possibile

Eroe mocciano, romantico e tenebroso, Bova è un'icona della tv e del cinema italico.
di Stefano Cocci

Una carriera dal calendario di Max alla finestra di Ozpetek
Raoul Bova (52 anni) 14 agosto 1971, Roma (Italia) - Leone.

martedì 22 gennaio 2008 - Celebrities

Una carriera dal calendario di Max alla finestra di Ozpetek
L'attore 37enne romano torna nelle sale in un film pensato e voluto per rilanciare la sua immagine di eroe bello e romantico per il pubblico femminile del Belpaese. In Scusa ma ti chiamo amore con l'aiuto di Federico Moccia esplora un altro dei sogni proibiti delle adolescenti di Roma e d'Italia: dopo la conquista del bel tenebroso – all'epoca di Tre metri sopra il cielo con il volto di Scamarcio – stavolta è la ricerca del 40enne ricco e affascinante a riempire la testa delle giovanissime mocciane.
Cosa c'è di meglio se il benestante in questione è proprio Raoul? Bova riesce a recuperare il suo pubblico, quello che lo adora per il poliziotto contro tutto e contro tutti de l'Ultimo televisivo, il torbido visto ne La lupa, il romanticone de La finestra di fronte. Sarà vera gloria? L'attore col fisico da nuotatore – campione di 100 stile libero prima di essere conquistato dalla musa del cinema – ha iniziato a riempire i sogni delle donne italiane col calendario di Max, che fece registrare il record assoluto di vendite ma non è possibile dimenticare gli inizi con Mutande Pazze, l'esaltazione con Pupi Avati, la consacrazione con Ozpetek.

Milano Palermo il ritorno
Direttamente dai B movie anni '70, la seconda parte della sfida tra le (recalcitranti) forze dello stato e le sempre vigorose avanguardie della mafia, si arricchisce di un nuovo capitolo. Se il primo episodio non si distingueva per il valore dello script ma almeno dava brividi e azione a volontà, risultando un esperimento quanto meno interessante per la cinematografia italica, il secondo cerca di recuperare i fasti del cinema civile ma si trova solo a ripercorrere le consunte strade da fiction tv tanto in voga. Purtroppo il nostro eroe non riesce a salvare da solo la baracca come gli è riuscito di fare in passato, ma almeno con la sua presenza nobilita un'operazione fortemente improntata a catturare il pubblico che lo ha amato in tv in divisa o uniforme.

I cavalieri che fecero l'impresa
È il medioevo sporco e attualizzato di Avati a regalare una delle prove più convincenti di Bova. Anche qui, il film si segnala per la presenza di uno degli attori più promettenti degli ultimi 10 anni, misteriosamente scomparso dalle cronache cinematografiche: l'Edward Furlong di American History X.
In un film dall'allestimento maestoso ma dai personaggi solo abbozzati e in cui si perde quasi subito la continuità spazio-temporale, Bova riesce a caratterizzare in modo forte il suo fabbro, protagonista di un patto col diavolo dalle conseguenze incalcolabili. Ancora una volta Raoul dimostra che, se ben diretto, è capace di dare veramente qualcosa di importante se lo si lascia lavorare sul personaggio.

Alien vs Predator
È il miracolo italiano: un nostro attore convocato d'urgenza a Hollywood per fare da stella in un action movie – e che film! La supersfida tra alieni mangiauomini che fin dal titolo si annuncia come un'adrenalinica caccia all'uomo. Nel cast, oltre al nostro eroe, Lance Henriksen recuperato direttamente dalla filmografia di Alien. Bova fa la sua comparsata, leggera e propedeutica per le sue uscite in italiano, sfumature andate completamente perse con il doppiaggio. Per una stella italiana in un annunciato blockbuster ad alto budget – oltre 65 milioni di dollari – non c'è male ma poteva anche andare meglio: il botteghino ringrazia, il pubblico un po' meno.

La finestra di fronte
È uno dei capitoli più convincenti della filmografia di Ozpetek. Il regista di origine turca continua nel raccontare piccole storie di amori domestici e di clandestinità, fra le pieghe della normalità e ai confini della vita cosiddetta borghese. Ancora una volta si rivela capace di tirare fuori il meglio dai suoi attori. Mentre Giovanna Mezzogiorno non è certo una sorpresa – i suoi occhi segnano tutta la pellicola e la chiudono con uno strettissimo primo piano – Bova riesce qui ad essere intenso e misurato, in un ruolo ordinario, lui che di ordinario non ha certo nulla: lavora in banca e il massimo della sua giornata è quando può sedersi davanti alla sua finestra per spiare la vicina – Mezzogiorno. Non c'è che dire: per uno che ha battuto il primato di calendari sexy venduti, questo programmino serale è veramente "toda joia – toda beleza!".

Io, l'altro
Matura e convincente la prova di Bova in un film autenticamente post 11 settembre 2001 e inserito in Europa, esattamente nel cuore del Mediterraneo, nel mare vicino la nostra Sicilia.
Un ambiente angusto e ristretto – il peschereccio in cui vivono a stretto contatto i protagonisti – è la riproposizione di questo nostro mondo, in cui i dubbi e i sospetti rischiano di lasciarci andare a istinti incontrollabili. Bova è straordinario non solo come attore – qui fortemente convincente – ma come uomo di cinema nel produrre e accettare di partecipare praticamente a costo zero al film di un giornalista e scrittore tunisino che affronta un argomento tanto delicato come quello del terrorismo. Ne guadagnano i personaggi, sfaccettati e interpretati in maniera eccellente.

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