Anno | 2007 |
Genere | Azione, |
Produzione | Italia |
Durata | 95 minuti |
Regia di | Claudio Fragasso |
Attori | Giancarlo Giannini, Raoul Bova, Ricky Memphis, Simone Corrente, Romina Mondello Gabriella Pession, Libero de Rienzo, Enrico Lo Verso, Manuela Morabito, Nicola Canonico. |
Uscita | venerdì 23 novembre 2007 |
Distribuzione | Buena Vista International Italia |
MYmonetro | 2,31 su 6 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 2 maggio 2013
Turi Arcangelo Leofonte, il ragioniere della mafia, dopo aver accettato di collaborare con la giustizia, facendo arrestare quasi tutto il clan Scalia, e aver scontato una pena di undici anni di carcere duro, si prepara ad uscire. Il film ha ottenuto 1 candidatura a David di Donatello, In Italia al Box Office Milano Palermo - Il ritorno ha incassato 4 milioni di euro .
CONSIGLIATO NÌ
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Turi Arcangelo Leofonte, il ragioniere della mafia che collaborò con la giustizia facendo arrestare molti componenti del clan Scalia, esce di galera dopo undici anni di detenzione. Rocco Scalia, il figlio del boss morto in carcere, è deciso a vendicare il tradimento di Leofonte e a recuperare il denaro di suo padre. Per raggiungere il suo scopo rapisce il nipote del ragioniere, conducendolo a forza in Sicilia. Ricomposta la squadra del Questore Aggiunto Nino Venanzio, gli agenti intraprenderanno un lungo viaggio verso sud. Sbarcati sull'isola chiuderanno i conti con Scalia e col passato.
Milano Palermo - Il ritorno è un film che scivola nel parassitismo paratelevisivo, omologandosi ai codici e ai canoni della tv. Non perché Claudio Fragasso sia stato sceneggiatore di prodotti per la tv, piuttosto perché i suoi eroi dell'antimafia, tornati sul grande schermo dopo dodici anni dal viaggio di sola andata, sono (troppo) prossimi agli agenti dei "distretti" di polizia, alle squadre mobili e ai nuclei operativi che si fanno concorrenza sulle reti pubbliche e private.
Dopo Petri, Rosi e Damiani il cinema italiano sembra incapace di ricostruire l'epica partendo dalla cronaca. La squadra di Fragasso è un gruppo di brave persone in prima linea, l'ultimo avamposto della legalità contro la criminalità mafiosa. Mai sottoposti alle insidie della violenza e del desiderio, mai collusi con il crimine, gli agenti sono protagonisti di indagini ortodosse che rassicurano il pubblico. Le scansioni del racconto sono classiche: attentato, paura e smarrimento, poi rabbia, tensione e infine reciproca solidarietà, perché in fondo si tratta di un film d'azione in cerca di un forte coinvolgimento emotivo, incentrato su personaggi niente affatto ambivalenti, figuriamoci estremi.
Indossando il vestito del genere (film poliziesco e film di mafia), il film di Fragasso ri-propone il tema della crisi familiare in un'Italia ferita a morte, dove la giustizia vive confinata nella solitudine e assediata dal tradimento, privilegiando le dinamiche interne a discapito del rapporto conflittuale con l'esterno. Nel viaggio da nord a sud la squadra di Venanzio sostiene padre e figlia, proteggendoli dai pericoli esterni e funzionando da catalizzatore dei loro sentimenti e delle loro tensioni.
Il tema della mafia e della famiglia negata, già ampiamente sviscerato nella Piovra, non aggiunge niente alla comprensione del fenomeno. Cascàmi drammatici da operetta, personaggi che si vorrebbero impregnati di problematiche civili, sociali e politiche, set "avvertibili" (si osservi la sequenza del conflitto a fuoco nelle Terme di Montecatini), musiche empatiche, attori ordinari e "teledipendenti" dovrebbero allarmare lo spettatore, inducendolo al sospetto di guardare al cinema un film conforme (nello stile e nella narrazione) alla programmazione Rai. O Mediaset.
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Non mi è piaciuta affatto questa seconda parte. Eppure "Palermo-Milano solo andata" mi aveva tanto emozionata! Un far west, tra l'altro con molte contraddizioni, che mi ha lasciata perplessa e delusa. Solo sparatorie, che francamente ho trovato noiosissime...mah...mi aspettavo mille volte di più. Finale molto stupido..dozzinale! Voto 2 stelle con qualche sforzo
Il primo episodio fu a tutti gli effetti un piccolo capolavoro italiano. Questo più che il seguito di quel film sembra una puntata di distretto di polizia. TROPPO SCONTATO ED ESAGERATO.
A più di dieci anni da «Palermo-Milano solo andata», che fu premiato al botteghino per l'originale (per il cinema italiano) contaminazione del mafia movie con il poliziesco d'azione on the road all'americana, esce ora il sequel «Milano-Palermo: il ritorno», giustificato dalla necessità di scortare di nuovo il pentito Leofonte, ma facendo il percorso inverso.
Palermo-Milano solo andata (1995) era figlio della Piovra tv, un ibrido tra il poliziesco “all’americana” e il nostro cinema civile, in cui il poliziotto Nino Di Venanzio (Raoul Bova), capo di una scorta in missione, era il chiaro erede del commissario Cattani-Placido. Il pregio maggiore del film era quello di gestire bene l’azione, con i personaggi ridotti all’osso, poco più di un fumetto, e i mafiosi [...] Vai alla recensione »
I cinesi copiano prodotti italiani? Milano-Palermo, il ritorno di Claudio Fragasso copia film cinesi. Per età ignaro, il pubblico giovanile accorrerà. Vedrà così Raoul Bova, al quale - in Montecatini - succede di quel che succedeva a Chow Yun-fat, in Hong Kong, vent'anni fa in certi film di John Woo. Che s'ispirava a quel che succedeva a Franco Nero, in Genova, trent'anni fa in certi film di Enzo G. [...] Vai alla recensione »
E' sempre confortante quando il cinema italiano ritorna industria astuta. E' quasi esaltante che lo faccia anche con inseguimenti e pistole oltre che con farse e amorazzi adolescenziali. E' però piuttosto deprimente che il sequel di un gioiellino poliziesco come Palermo-Milano solo andata (1995), che dodici anni fa ebbe successo perché fresco e vibrante, risulti ora vecchio e già visto.
Ne è passato di tempo da La casa 5. E si rischia sempre di lasciarsi travolgere dai pregiudizi. Ma in mezzo a tanta televisione argentiana e avatiana, questa di Fragasso, tutta derivativa, mimetica, matematica, tronfissima e qua e là truzzissima, fa meno male. Non serve alcun confronto con le serie tv di riferimento: ormai sappiamo in quale realtà viviamo, quale sia il baratto mediatico della contemporaneit [...] Vai alla recensione »