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Tony Curtis (II)

Tony Curtis (II) ha lavorato come scenografo, art director, è nato il 25 gennaio 1937 ed è morto il 8 gennaio 2021 all'età di 84 anni.

A qualcuno piace Curtis

A cura di Fabio Secchi Frau

Attore americano di vecchio stampo dell'epoca d'oro del cinema hollywoodiano (quando esistevano ancora le dive e gli uomini dei film erano tutti veri machi), ma che si è meritato un posto nella nostra memoria solo travestendosi da donna e innamorandosi di una suonatrice di ukulele svampita in A qualcuno piace caldo. Tony Curtis rimane ancora oggi un nome che, quando lo si sente nominare, fa scaturire un affettuoso sorriso.

Gli inizi e la tormentata vita sentimentale
Cresciuto nelle strade del Bronx, fra le bande del suo quartiere, figlio di un sarto ungherese, Tony Curtis ha partecipato alla seconda guerra mondiale entrando nei Marines e al suo rientro, con il solo obiettivo di diventare attore, ha cominciato a studiare arte drammatica. Nel 1949, inizia la sua carriera teatrale con il nome di James Curtis, cambiandolo poi in Anthony Curtis (ridimensionato poi in Tony), ma il suo debutto al cinema è con il film di Jerry Lewis (inedito in Italia) How to Smuggle a Hernia Across the Border (1949), dove recita accanto a colei che diverrà la sua prima moglie, Janet Leigh (la più nota vittima sotto la doccia di Psycho). Prima moglie perché Tony Curtis avrà una vita sentimentale caotica e movimentata. Una volta sposata la Leigh, il 4 giugno 1951, e una volta avute da lei le sue prime due figlie - la nota attrice Jamie Lee Curtis e la caratterista Kelly Curtis - divorzierà da questa nel 1962, per sposarsi con l'attrice Christine Kaufmann (1963-1967) dalla quale avrà due figlie (una di queste è l'attrice Allegra Curtis). Dopo la Kaufmann è la volta di Leslie Allen (1968-1982), due figli e un divorzio, poi l'attrice Andrea Savio (1984-1992) un divorzio, ma nessuno figlio. Stessa sorte per Lisa Deutsch (1993-1994), a cui va il primato del matrimonio più breve con Curtis, ed infine l'attuale moglie, di 45 anni più giovane di lui, Jill Vandenberg Curtis, sposata nel 1998.

Gli esordi al cinema
Tornando agli aspetti professionali di Curtis, i suoi esordi nel cinema hanno grandi nomi. Come quello di Robert Siodmack, per esempio, che gli offre la parte di uno gigolò in Doppio Gioco (1949) accanto a Burt Lancaster (che sarà suo partner in numerosi film) e Yvonne De Carlo. Una pellicola di grande successo, che divenne famosa negli Studios per l'eccessiva violenza usata. Da lì in poi, il contratto con la Universal a 100 dollari la settimana e una marea di film dove però il suo nome fatica a brillare, eccezione fatta per Non c'è posto per lo sposo (1952) del re dei drammi Douglas Sirk.

Ruoli da protagonista
Il suo primo film da protagonista lo aspetta l'anno successivo, con Il Mago Houdini, film biografico dove recita, accanto alla moglie Janet Leigh, la vita del grande illusionista e prestigiatore. In Italia, Tony Curtis diventa celebre grazie a Trapezio (1956) di Carol Reed, dove volteggia in aria accanto a Gina Lollobrigida e un ritrovato Burt Lancaster. Mentre, in America, convince tutti nel ruolo di un infido portaborse nel mondo del giornalismo statunitense corrotto in Piombo rovente (1957) di Alexander Mackendrick Ma c'è da dire che la carriera di Tony Curtis non sarebbe quella che è senza la sua ribellione agli Studios che, a quel tempo, facevano il bello e il cattivo tempo (decidendo loro per gli attori, indirizzando le loro carriere, ripetendo all'eccesso un personaggio stereotipato quando questo funzionava), stringendo una profonda collaborazione artistica con il regista controcorrente Blake Edwards che lo utilizzò in molte delle sue commedie: da Le avventure di Mister Cory (1957) a Licenza a Parigi (1958), da Operazione Sottoveste dove duetta con Cary Grant dentro un sommergibile rosa a La grande corsa (1965) che è quasi un cartone animato.
Tralasciando la commedia - in cui è maestro - Tony Curtis è talentuoso anche nei ruoli drammatici. La parete di fango (1958) di Stanley Kramer, dove è il contraltare bianco di Sidney Poitier, gli fa strappare, infatti, le nominations al Golden Globe come miglior attore in un film drammatico e all'Oscar come miglior attore non protagonista.

Il successo con A qualcuno piace caldo
Ma noi, come suddetto, ricorderemo per sempre Tony Curtis per il capolavoro di Billy Wilder A qualcuno piace caldo (1959) con una Marilyn Monroe in stato di grazia e uno spassoso Jack Lemmon in abiti femminili. La storia è quella di due musicisti del 1929 che, a Chicago, sono testimoni di un massacro gangsteriano e, braccati dai killer della mafia, riescono a trovare la salvezza travestendosi da ragazze e aggregandosi ad un'orchestra femminile. E anche se nessuno è perfetto, Tony Curtis in quel film lo è. Da qui in poi seguono Kubrick, Huston, Minnelli e ancora Mackendrick che lo inserisce in un film con Claudia Cardinale, Piano, piano non t'agitare (1967), che comunque non sarà l'unico contatto italiano nella sua carriera. C'è da ricordare (o da dimenticare?) anche La cintura di castità (1967) di Pasquale Festa Campanile, dove dovrà tenere testa ad un'ossessa Monica Vitti al tempo delle Crociate.
Fra i suoi ruoli più difficili come non citare Lo strangolatore di Boston (1968) di Richard Fleischer (con il quale aveva lavorato anche in un altro film I Vichinghi, 1957), per il quale è nominato ai Golden Globe come Miglior attore in un film drammatico. Ma a cavallo fra gli anni '60 e '70, Tony Curtis si dà alla produzione cinematografica e a piccoli ruoli da guest star in numerosi serial televisivi, per tornare sul grande schermo nel 1976, con Gli Ultimi Fuochi di Elia Kazan, accanto a Robert De Niro, Robert Mitchum e Jeanne Moreau.

Il tramonto di un divo
Negli anni Ottanta, si concede solo per piccole parti e nel 1994, in seguito ad un attacco di cuore, subisce un intervento con bypass. Lo stesso anno, uno dei suoi figli, Nicholas, muore il 2 luglio per un'overdose di eroina. Appare sano e rinvigorito l'anno successivo, nel flop di Arnold Schwarzenegger Eroe per famiglie e torna a recitare perfino nella versione musical di "A qualcuno piace caldo", con il ruolo del milionario Osgood Fielding III, che nel film era interpretato da Joe E. Brown. Si trasferisce poi a Las Vegas, in Nevada, e si dedica alla pittura (i suoi quadri sono stati esposti al Museum of Mordern Art di New York), senza mai lasciare la sua passione per la recitazione, concedendosi qualche piccola parte ogni tanto in qualche serial tv. Muore il 30 settembre 2010 a Los Angeles. A darne notizia è la figlia Jamie Lee Curtis.

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