Il prequel basato sul celebre romanzo horror di Stephen King, dal quale sono stati tratti un adattamento cinematografico in due parti e, negli anni '90, una miniserie. Espandi ▽
Derry, inverno 1962: un dodicenne prova a scappare da una città che sembra respingerlo e, lungo la strada, una famiglia fin troppo gentile gli offre un passaggio. È l’innesco di una catena di sparizioni e visioni che travolge due fronti narrativi: da un lato un gruppo di ragazzini outsider decisi a capire perché i coetanei scompaiono; dall’altro l’arrivo in città di Leroy Hanlon (Jovan Adepo), maggiore dell’aeronautica trasferito alla base locale per un progetto segreto che lambisce un male più antico di qualunque protocollo. Il clown col palloncino rosso è lì, ma come un’ombra: la creatura preferisce manifestarsi in forme cangianti, insinuarsi nei dettagli – un sorriso, un riflesso, un oggetto fuori posto – e lasciare che sia la città a fare il resto del lavoro.
Dopo aver riportato It nell’immaginario collettivo con due capitoli (
It e
It - Capitolo due) capaci di dominare il box office globale e di fissare un’estetica dell’orrore pop con palloncini rossi, fogne e amicizie spezzate, Andy Muschietti ha trasformato un classico di King in una saga intergenerazionale. Il successo del dittico 2017/2019, con un Pennywise già iconico grazie al formidabile Bill Skarsgård (che riprende anche qui i panni del clown) e un mix calibrato di nostalgia e brividi, ha aperto la strada naturale a un’espansione seriale: lo spazio ideale per esplorare ciò che le cinque ore di cinema non potevano contenere. Ne esce un prequel che non vive di riverenza né di iconoclastia gratuita, ma che sfrutta il formato seriale per fare ciò che il cinema non poteva: allargare la mappa, seguire i ritorni e dare tempo ai luoghi di respirare.