Avendo giurato di non mettere più piede in un cinema fino al bando totale dei cellulari, cosa che mai accadrà, soddisfo il mio bisogno di cinema tramite l'home video, arrivo tardi ma arrivo, e posso vedere un film con l'attenzione che si deve ad un opera d'arte, senza quadrupedi messaggianti di lato. Ho visto perciò la la land ieri, appena uscito. Dato il gran plauso unanime di critica, le vagonate di nomination, i premi vinti a man bassa , mi aspettavo un capolavoro assoluto. Sono rimasto di stucco, e non tanto, o non solo per la banalità della storia, ma soprattutto per l'atmosfera ridondante e ripetitiva che pervade tutto il film. Se ci si fa caso, tutto in la la land è un modulo ripetuto: i balletti sono simili se non uguali dall'inizio alla fine, le coreografie idem, con una esaltazione cromatica (non si vede MAI una donna senza rossetto!) che alla lunga sfianca, una musica orecchiabile sì ma ripetuta dal primo all'ultimo ciak, una storia come tante, con attori come tanti ed un finale incomprensibile. E già, pochi sottolineano l'assurdità del finale di questo film. Mia e Sebastian si allontanano a causa soprattutto del successo di lui, che sceglie il compromesso rispetto all'amore per il be-bop primigenio, mettendosi a fare funky-fusion con un gruppo nominato The Messengers, il che incrina agli occhi di Mia la visione di purezza che ha del suo uomo, e tiene lontano Sebastian per le tournee, dimenticando lo sceneggiatore che il funky-fusion è un genere giurassico di questi tempi, ha fatto la storia degli anni 70-80 (Al Jarreau, Commodores etc), ma è un genere con il quale oggi si farebbe una discreta fame, quanto se non di più che suonando Charlie Parker o John Coltrane. Comunque perdoniamo il regista attribuendo alla giovane età questo strafalcione ed andiamo avanti. Infatti il buon Sebastian si riabilita, o dovrebbe essere a tutti gli effetti riabilitato agli occhi di una donna innamorata, perché è LUI che consente a Mia di diventare un'attrice famosa, una star quale si vede alla fine. E' LUI che riceve la telefonata di selezione di Mia da parte del casting del film che poi effettivamente realizzerà a Parigi e la renderà famosa, è LUI che va a prenderla in macchina da Los Angeles a Boulder City ove Mia si è rifugiata dopo il fallimento del suo monologo teatrale, LUI insiste per riprovare la carriera che lei sembra voler abbandonare del tutto, LUI la accompagna al provino ed aspetta fuori della porta l'esito trionfale. Sanità di mente farebbe pensare che qui la storia d'amore tra i due riparta ed alla grande, quanti artisti vivono lontani senza mettere in discussione il proprio rapporto, ci si aspetterebbe che Mia e Sebastian, al ritorno dell'attrice ormai famosa da Parigi finite le riprese (otto mesi in tutto!), riprendano a filare d'amore e d'accordo, nel più classico degli happy ends. Ed invece no: a tradimento sullo schermo compare la scritta “ cinque anni dopo....” , e cominciamo a temere il peggio. Non veniamo smentiti: Mia è ormai una supermegastar, che vive in una supermegavilla, con un supermegapirla e tanto di pargola almeno treennale sul groppone. Se si fanno un po' di conti si capisce che Mia perciò, appena poggiato il piedino sul vecchio suolo europeo, abbia cominciato dal primo secondo a tradire il povero e malinconico e sincero Sebastian, che invece il suo sogno lo realizza perdavvero, mettendo in piedi il locale bop “Seb's”, utilizzando i soldi fatti coi Messengers, progetto che a suo tempo i ragazzi avevano fatto insieme. Insomma come storyline un bel disatro non c'è che dire, altro che malinconia! Si parla di la la land come di un musical moderno, ma è solo un film dove si canta molto ma quasi sempre la stessa canzone, si balla molto ma pochi passi perennemente ripetuti e non senza qualche rigidità di troppo (si capisce lontano anni luce che né Emma Stone né Brian Gosling siano ballerini!), si cerca ostinatamente di ricreare un clima da musical anni 50, fatica resa impossibile da povertà di sceneggiatura, banalità di coregrafia, talento latitante sotto il profilo del ballo soprattutto. Come lo fai un vero musical così? Boh. Nessun genere è anacronistico, bisogna saperlo fare però, avere a disposizione attori di grande talento nel canto e nel ballo e non solo nella recitazione, avere le idee chiare in fatto di coreografia, costumi, ambientazioni. E così, in la la land non è, se non per qualche minuto e qualche trovata, e stop. Avevo notato qualche vena di ridondanza, ed un sovragusto alla ripetizione compiaciuta anche in Whiplash, ma qui si esagera, francamente. Damien Chazelle ha solo trentuno anni, e si vede.
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