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Paolo Volponi

Paolo Volponi è un attore italiano, è nato il 6 febbraio 1924 ad Urbino (Italia) ed è morto il 23 agosto 1994 all'età di 70 anni ad Ancona (Italia).

Scrittore dalla prosa complessa, affascinante, difficilmente classificabile, Paolo Volponi occupa un posto appartato e speciale nell'ambito della letteratura nostrana del Novecento. Pur essendo egli certo fra i più grandi del periodo, non ha tuttavia goduto d'una fama comparabile a quella dei Calvino, Moravia, Pasolini, Morante. Il suo stesso rapporto con le lettere si sviluppa in maniera atipica: per lungo tempo autore di libri di poesia (Il ramarro, 1948; L'antica moneta, 1955; Le porte dell'Appennino, 1960), egli si guadagna però da vivere lavorando alla Olivetti - ove raggiungerà, peraltro, i più elevati livelli dirigenziali - e nel frattempo stringe amicizia con intellettuali del calibro di Pier Paolo Pasolini. Irrompe infine nella narrativa col romanzo Memoriale (1962), esordio tra i più straordinari indigeni del secolo scorso: l'itinerario di Albino Saluggia, dalla Ricostruzione al 1956, s'avventura in anni cruciali della storia patria decrittandone le coordinate pel tramite azzardoso dei mali, reali o presunti, del protagonista. Si delinea, qui, uno dei temi-guida della poetica volponiana: la rappresentazione ossessiva e simbolica dei rapporti alienati fra individui e strutture di produzione, che ne caratterizzerà anche l'intiera vicenda successiva. L'opera sua, esemplarmente curata da Emanuele Zinato, si presenta nella forma d'una splendida edizione in tre volumi, licenziati dalla Einaudi: il primo include - oltre al già citato Memoriale - i romanzi La macchina mondiale (1965), Corporale (1974) ed una scelta di prose varie del periodo 1956-1975; il secondo, Il sipario ducale (1975), Il pianeta irritabile (1978) e Il lanciatore di giavellotto (1981), più prose minori 1976-1983; il terzo, La strada per Roma (1961-63, ma pubblicato solo nel 1991) e Le mosche del capitale (1989), oltre a prose minori del 1983-1994. Il tutto, corredato da un ampio commento di indubbio interesse critico e filologico. In queste pagine, il lettore potrà trovare o ritrovare il magistero ineguagliabile d'uno scrittore che ha espresso lo sconcerto e il bisogno d'utopia della contemporaneità meglio di chiunque: dall'opera aperta Corporale, dove il ricorso ai più diversi registri stilistici fa pensare a Joyce, sino al congedo de Le mosche del capitale, interamente percorso dalla dolente coscienza della sconfitta di qualsivoglia ipotesi riformistica, si snoda un percorso d'autore unico ed imparagonabile ad altri. In tal senso, egli è palesemente il romanziere più moderno fra quelli cosiddetti classici, ed è per questo motivo che i suoi lavori meritano un'attenzione ed un pubblico ben più vasti.
Courtesy of RAI

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