Quando un giovane attore esagera con la satira e dice una battuta di troppo, soprattutto se alla persona sbagliata, sarà accusato di vilipendio e emarginato dall'intero mondo dello spettacolo. È la storia di Manuel Falco che da giovane attore emergente si tramuta all'istante in un elemento indesiderato e si ritrova suo malgrado a fare il badante di Vittorio, anziano malato di Alzheimer. Solo e senza futuro Manuel si appassiona al suo nuovo e unico amico e cerca di usare i mezzi artistici per curare la malattia. Una volta entrato in contatto in clinica con la dottoressa Elisa De Blasi proverà a convincerla, forse anche per conquistarla, a fare uno spettacolo con i degenti, tra cui c'è anche Vittorio. Il "paradosso dell'attore", che ogni giorno deve ripetere un copione non suo e come se non fosse mai accaduto in precedenza, si sovrappone al "paradosso dell'Alzheimer" che ti fa dimenticare chi sei e ciò che hai fatto in giornata, ma può lasciarti ricordi antichi vividi nella mente. Manuel intuisce questa possibilità: far rinascere loro come attori nel terribile e meraviglioso gioco della vita e forse per rinascere lui stesso grazie ai suoi nuovi amici. Lo spettacolo sarà un piccolo e inaspettato successo e scuoterà l'animo della gente ridando nuova linfa a Manuel e chissà, forse, permettendogli di ritrovare la strada maestra. Recensione ❯
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L'impresa più temeraria di Herzog si traduce in un travagliato film di avventura, di cui persiste lo slancio epico. Avventura, Germania1981. Durata 158 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +16
Brian Sweene Fitzgerald, detto Fitzcarraldo, è un curioso personaggio che ha le sembianze allucinate di Klaus Kinski. Espandi ▽
Nei primi anni del XX secolo il melomane Brian Sweeney Fitzgerald, detto Fitzcarraldo, proprietario di una linea ferroviaria incompiuta, vuole convincere la compagna Molly, tenutaria di un bordello, e il mercante di gomma Don Aquilino a finanziare il suo sogno: costruire un teatro a Iquitos, in Perù, inaugurandolo con un’esibizione del tenore Enrico Caruso. Senza rivelare al suo equipaggio il reale intento della spedizione, Fitzgerald risale la corrente del Rio delle Amazzoni per recarsi nella regione selvaggia e inesplorata di Pachitea e raggiungere via terra l’Uyacali, aggirando delle rapide letali.
Come per Aguirre l’oro dell’El Dorado era un pretesto, così in Fitzcarraldo gli interessi nel caucciù dello sponsor di Fitzgerald sono solo uno spregevole strumento per un folle volo autolesionistico, guidato dalla superiorità dell’arte sul profitto economico. Un inno alla forza di volontà e alla sua capacità di spingere l’uomo a compiere imprese apparentemente impossibili. Recensione ❯
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Il conte Dracula secondo Herzog: un reietto che vorrebbe amare ma è condannato alla solitudine. Un film sempre attuale. Drammatico, Francia, Germania1978. Durata 107 Minuti.
Harker va al castello del conte Dracula per trattare l'acquisto di una casa. Tutti cercano di fargli cambiare idea, ma lui non ha paura né dei vampiri né dei misteri. Espandi ▽
Wismar. Metà Ottocento. I presagi della moglie Lucy e gli avvertimenti della comunità gitana non frenano l'immobiliarista Jonathan Harker: per soldi raggiunge un castello stregato su un monte della Transilvania perché Dracula vuole acquistare un appartamento in città. Il Conte lo accoglie nella magione spettrale, firma il contratto, lo imprigiona nel maniero, lo assoggetta, lo vampireggia e, nascosto in una bara, raggiunge Wismar via nave. Jonathan, intanto, ristabilitosi in parte dal morbo, lo rincorre a cavallo per proteggere la moglie. Il principe della notte, però, sbarca in incognito in città e, seminata ovunque la peste tramite topi trasportati nelle cassa da morto, si accinge a ghermire anche Lucy. Non sa, però, che la candida donna sta imparando dai libri come fronteggiarlo.
A quarantasei anni dall'uscita, Nosferatu non ha perso un briciolo di attualità e pregnanza stilistica per gravitas funerea; magniloquenza iperbolica della messinscena (fu Orso d'Argento a Berlino 1979 per la scenografia); espressività dei chiaroscuri e solennità musicale (il pentagramma di Fricke, fido collaboratore di Herzog, è alternato alle musiche di Wagner e Gonoud). Recensione ❯
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Cinema come avventura e come impresa straordinaria, in un modello di poetica destinato a influenzare le generazioni future. Drammatico, Germania, Messico, Perù1972. Durata 93 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +16
Una spedizione muove alla conquista dell'Eldorado, territorio ricchissimo d'oro, tra mille pericoli e difficoltà. Espandi ▽
1560. La ricerca dell'El Dorado spinge Pizarro a inviare un manipolo di soldati in esplorazione, guidato da Don Pedro de Ursua e dal vicecomandante Aguirre. Di fronte alle prime difficoltà e perdite umane, Ursua decide di tornare da Pizarro e finire la missione, ma Aguirre guida un ammutinamento contro di lui e nomina Don Guzman imperatore di El Dorado. La ricerca della terra favoleggiata spinge gli spagnoli tra le braccia di indios cannibali e verso una carneficina, ma Aguirre non smetterà di credere in impossibili sogni di grandezza.
Al terzo lungometraggio di finzione Werner Herzog compie già un'impresa sovrumana, conducendo una troupe lungo l'Ucayali in Perù nel racconto di una follia che diviene esso stesso scellerata avventura.
Sulla pellicola Herzog riesce a catturare questa tensione omicida e il delirio di un condottiero mancato, il cui scopo sembra più quello di condurre gli uomini alla morte che di raggiungere l'El Dorado. Recensione ❯
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La rivisitazione personale di Herzog della leggenda bavarese. Un'opera fondamentale per capire la grandezza del cineasta. Drammatico, Germania1974. Durata 109 Minuti.
Norimberga, 1828. All'alba, in una piazza, compare come dal nulla un giovane sporco, lacero e allucinato, che stringe tra le mani una lettera anonima. Espandi ▽
Norimberga, 1828. All'alba, in una piazza, compare come dal nulla un giovane sporco, lacero e allucinato, che stringe tra le mani una lettera anonima nella quale si spiega che il ragazzo, abbandonato dalla madre, è stato allevato da un contadino che ora lo affida al capitano di cavalleria. Subito iniziano a fiorire le ipotesi: che lo sconosciuto sia un figlio illegittimo di Napoleone? Un principe in disgrazia? Il ragazzo finirà in carcere e poi esposto come fenomeno da baraccone nelle piazze e nelle fiere. Morirà cinque anni più tardi, ucciso da un sicario, e l'autopsia rivelerà la causa della sua idiozia: Kaspar Hauser, simbolo d'innocenza, era un minorato e aveva il cervello piccolo. Recensione ❯
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Un giovane sbandato, Bruno Stroszek, accoglie a casa propria una prostituta, Eva. Espandi ▽
Bruno Stroszek, trombettista, dopo due anni e mezzo di prigione torna in libertà e accoglie nel suo appartamento berlinese la prostituta Eve, perseguitata da due spregevoli sensali. Soldi e lavoro scarseggiano, però, e la coppia di sfruttatori continua ad aggredirli, così con il mite anziano Scheitz emigrano in Wisconsin. Eve diventa cameriera in un drive-in, Bruno meccanico nell'officina del nipote del vecchio. Risparmiando acquistano una graziosa roulotte ma presto si ritrovano sul lastrico. La donna, allora, torna a prostituirsi, ma ciò non basta per coprire le rate del mutuo, per cui abbandona Bruno e segue i clienti camionisti, mentre la banca pignora la casa al neo-meccanico. Esasperato, il protagonista architetta con il fido Scheitz una rapina per risolvere le sue grane economiche.
Film poco noto ma forse tra i più distintivi della poetica del regista, è una scorribanda randagia e dolceamara tra la Germania e l'America per tre creature schiacciate dal tritacarne del falso benessere consumistico, sospese tra istinto di conservazione e apertura al compromesso, tra speranza e disperazione, colte da Herzog senza edulcorazioni, né pietismo ma con amara oggettività realista. Recensione ❯
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Un documentario che dietro la superficie frivola e nostalgica rivela un'opera intrisa di autentica militanza. Documentario, Svizzera2024. Durata 105 Minuti.
Una bottega artigianale custodisce una cultura omosessuale non scritta nei manuali: documentario d'osservazione e militanza. Espandi ▽
Nel centro di Palermo, il Quir Fattoamano è un negozio di articoli in pelle molto colorati gestito da Massimo Milani, vivace e prorompente signora trans che non ha rinunciato al suo nome maschile, e dal suo compagno Gino Campanella, mite e sorridente signore dai capelli e barba bianca. Decani della comunità omosessuale cittadina, al momento delle riprese, cioè l’immediato post pandemia, stanno insieme da quarantadue anni, avendo celebrato anche un simbolico matrimonio, anzi due. Il regista Nicola Bellucci li pedina, fuori e dentro il Quir, che più che un punto di incontro, è un confessionale, un rifugio, un avamposto utopico.Quir, documentario di osservazione, è anche inevitabilmente un’operazione di recupero di memoria, attraverso percorsi individuali, della cultura queer italiana. Una storia estremamente frammentata, ancora tutta da scrivere, di persone che non ci sono più e dalle tante anime, che una Palermo multiculturale riflette al punto da essere set ideale. Sotto la superficie frivola e nostalgica, un’opera intrisa di una militanza stratificata, con la lepida saggezza della maturità. Recensione ❯
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Nella Germania del diciannovesimo secolo, il fuciliere Franz Woyzeck arrotonda la sua paga prestandosi agli esperimenti di un medico esaltato, per poter mantenere la ragazza a cui è legato e il figlio avuto da lei. Espandi ▽
A metà del XIX secolo in una guarnigione tedesca, il fuciliere "irrequieto come un ragno" Friedrich Johann Franz Woyzeck cerca come può di racimolare soldi per sostentare la moglie Maria e il figlioletto: rasa il capitano dell'esercito al mattino, si offre come cavia per un medico pazzoide, mangia per sei mesi solo piselli e acconsente anche ad altre bizzarrie. Ben presto, tuttavia, la sua stabilità mentale vacilla. Maria, intanto, lo tradisce con un aitante tamburo maggiore dell'esercito; Woyzeck sospetta prima, poi scopre la tresca e va ad affrontare il rivale che, però, lo umilia e lo malmena. Il protagonista, così sprofondando nella follia, trascina Maria ad un lago e la pugnala. Di ritorno in osteria, si accorge presto che più clienti cominciano a sospettare del suo misfatto.
Film dalla produzione lampo (appena concluso Nosferatu, il principe della notte, bastarono otto giorni di riprese e quattro di montaggio al regista per concluderlo) si lascia riscoprire oggi, al tempo della società del controllo, come un J'accuse sulle devastanti conseguenze della repressione - a Herzog raramente interessano le cause - di sistemi sociali libertari solo in apparenza, nei fatti spersonalizzanti e coercitivi. Recensione ❯
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Un ritratto completo del "Califfo" più autentico grazie alle testimonianze di numerosi artisti e personaggi che lo hanno conosciuto da vicino, i cui ricordi affiancano materiali di repertorio esclusivi. Espandi ▽
Roma, una notte. il giornalista di Radio Radicale Enrico Salvatori ricorda Franco Califano, chiamando a parlarne alcune persone che gli sono state vicine. In città, un suo fan (Raffaele Vannoli) segue la diretta in auto, cercando di raggiungere lo studio. In parallelo, altre testimonianze di vita vissuta insieme al cantautore e musicista puntellano il racconto.
Amici e collaboratori, famosi e no: Barbara Palombelli, Claudia Gerini, Federico Zampaglione, Mita Medici, l"aviatore e figlio artistico" Enrico Giaretta, David e Ricciotti "Marocco" Boriani, figlio e padre amico storico, Francesco Rutelli, Antonello Mazzeo (amico e presidente della fondazione a lui dedicata), l'amico, compositore, e musicista Alberto Laurenti, la cantante Cinzia Baccini. Ai quali si aggiungono quelle di fan più recenti, come Franco126, Ketama126 e Noyz Narcos.
Non è e non può essere una biografia, Nun ve trattengo, ma un'affettuosa, documentata commemorazione di un uomo grande, che ha lasciato in tanti tracce del suo spirito indipendente, ironico e caloroso. Un sentimento che vive in tante persone, una nostalgia per un artista amatissimo, non sempre debitamente riconosciuto. Recensione ❯
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Da seicento ore di girato, Albert Serra ricava uno straordinario documentario sulla psicologia di un torero, carpita attraverso il suo sguardo. Documentario, Francia, Portogallo, Spagna2024. Durata 125 Minuti.
Un documentario che segue il giovane e carismatico torero di origine peruviana Andrés Roca Rey. Espandi ▽
Il matador più famoso al mondo, l’ispano-peruviano Andrés Roca Rey, è immortalato durante alcune corride e nei momenti di pausa tra una e l’altra. Lo vediamo sfidare la morte e uscirne vincitore, mentre dai dialoghi del suo staff si percepisce l’aura che circonda ancor oggi la figura del torero. Regista geniale e intransigente, forte di una filmografia complessa e variegata, il catalano Albert Serra gira il suo primo documentario e sceglie nuovamente un soggetto controverso. Dopo il libertinaggio ritratto in Liberté e il dolente noir post-colonialista di Pacifiction – Un mondo sommerso, Serra si immerge nel lavoro sulla star della corrida Roca Rey. Al solito il punto di vista adottato da Serra sfugge a ogni catalogazione o prevedibile approdo: Pomeriggi di solitudine non è una celebrazione della corrida né un atto di denuncia verso la sua anacronistica violenza ai danni di esseri viventi. Al regista di Birdsong interessano il rito, la celebrazione di un corpo eroico e sacrificale, e il flusso di pensieri di Roca Rey, scandagliato in ogni suo gesto, per poi sottoporre il tutto - 600 ore di girato - a un massacrante lavoro di montaggio. Serra non sceglie mai il più ovvio degli approcci, non insegue il gesto spettacolare né tantomeno lo provoca, e applica la ricerca del vero a un tema che di vero non ha nulla. Recensione ❯
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Sul set amazzonico di Fitzcarraldo (1982), il film estremo e maledetto di Werner Herzog: potere e peso della creatività
. Documentario, USA1982. Durata 85 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +16
Il documentario sulla faticosa e caotica realizzazione di Fitzcarraldo di Werner Herzog. Espandi ▽
Foresta amazzonica, 1979: sul set di Fitzcarraldo (Klaus Kinski, l'avventuriero bianco che vuole costruire un teatro d'opera in mezzo alla foresta per portarvi i Pagliacci di Leoncavallo) la troupe affronta una serie infinita di insormontabili difficoltà, in una produzione che dura circa quattro anni. Recensione ❯
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Un doc che celebra Milo Manara, un protagonista della cultura italiana raccontandone l'opera, la vita e le passioni, e chiamando a festeggiarlo anche uno straordinario gruppo di sodali, colleghi, ammiratori. Espandi ▽
La carriera artistica del rivoluzionario fumettista - o, meglio, fumettaro - Milo Manara è raccontata attraverso le testimonianze di chi lo ha conosciuto e ha lavorato con lui: da Paolo Conte, a Vincenzo Mollica, passando per Cristina Tavera, Fumettibrutti e arrivare infine alla cantante pop Elodie, grande fan dell'autore. Alla narrazione partecipa in prima persona anche lo stesso Manara, intento a ripercorrere con garbo e ironia la propria storia: le prime tavole negli anni Sessanta, la collaborazione con Hugo Pratt e Federico Fellini, il successo dei racconti erotici in Francia; le controversie e gli apprezzamenti.
Valentina Zanella firma un documentario che porta sullo schermo il percorso artistico di Milo Manara, un omaggio tradizionale e riuscito all'universo narrativo dell'autore. Si tratta di un documentario accattivante e divulgativo, capace di ricostruire l'articolato percorso artistico di uno dei maggiori fumettisti italiani e internazionali. Recensione ❯
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Un ex professore in pensione vive solo e in pace, finché la figlia tradita torna con i figli: la sua quiete svanisce e la vita cambia del tutto. Espandi ▽
Un ex professore di liceo trascorre gli anni della pensione nella sua grande casa vuota. Dopo le dipartite della moglie, che non c’è più, e della figlia Sofia, che vive in Germania, ha scelto di vivere serenamente da solo. Ma improvvisamente Sofia piomba a Roma dalla Germania con i due figli Olga e Tommaso perché il marito tedesco Helmut l’ha tradita. Helmut pentito, decide di raggiungere a piedi Roma dalla Germania, intraprendendo un percorso di espiazione nella speranza di ottenere il perdono della moglie.
Come ti muovi sbagli è una parabola sulla fragilità, a cominciare da quella del protagonista,
per continuare con quella di Sofia che crede di poter rimpiazzare il marito, e finire con quella di Helmut, il cui atto di debolezza non a caso è l’incipit del film. Sul tiro alla fune fra vita e morte si assesta il senso più profondo di questa ulteriore parabola di Di Gregorio, un autore che rallenta e li dilata i ritmi e i paradigmi del cinema contemporaneo per ricordarci che nel nostro tempo ci sono ancora spazi di umanità resistente, e narrazioni refrattarie ad ogni manuale di sceneggiatura. Recensione ❯
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Elisa è una detenuta che da dieci anni sta scontando la pena per aver ucciso la sorella. Ora accetta di confrontarsi con un criminologo. Espandi ▽
Elisa sta scontando da dieci anni una condanna per avere ucciso la sorella dando poi fuoco al cadavere. Le analisi psicologiche a cui è stata sottoposta hanno certificato in lei un’amnesia totale del delitto compiuto. Ora accetta di incontrare il professor Alaoui il quale ritiene che si debba scavare nelle motivazioni di chi commette un reato per aiutarlo a compiere un processo di recupero. Leonardo Di Costanzo prosegue il suo percorso di indagine sull’interiorità di esseri umani che si trovano in situazioni esistenzialmente problematiche. Lo spettatore viene qui messo di fronte ad una scelta da compiere individualmente: superare o no il concetto di punizione in favore di un possibile recupero che passi attraverso la presa di coscienza di quanto successo. Recensione ❯
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Le riprese del film su Carmelo Bene si interrompono. Maresco sparisce, accusando la produzione. Un'indagine svela il suo genio ribelle e visionario. Espandi ▽
Che fine ha fatto Franco Maresco? A chiederselo è il suo amico Umberto Cantone, che dopo aver aiutato il regista palermitano a scrivere un film su Carmelo Bene e aver saputo che le riprese del film sono state interrotte, incontra alcuni suoi collaboratori e il suo autista per ripercorrerne le tracce. Viene così a sapere dei mesi di lavoro sul set, di riprese infinite, di soldi spesi per girare scene improvvisate su un “santo volante” del Seicento, così come delle accuse di Maresco – di cui in parallelo viene ripercorsa la carriera – al produttore Andrea Occhipinti. Alla fine è il regista scomparso a farsi vivo con una lettera all’amico, nella quale fornisce la sua versione della storia. Sul modello non dichiarato di Quarto potere, il nuovo lavoro di Franco Maresco è una ricerca del regista stesso e insieme una sorta di autobiografia in terza persona. Recensione ❯
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