Dalla storia del cinema più completa in lingua italiana, una selezione di 9089 film da vedere, dal 1895 al 2025. Scopri le recensioni, trame, listini, poster e trailer. Ordina per:
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Un viaggio nella storia del cinema italiano grazie alla voce di Isabella Rossellini. Espandi ▽
Che cosa resta del cinema muto italiano? Moltissimo, recuperato dai ricchi archivi dell'Istituto Luce e dalle cineteche di mezza Europa. E molti ricordi dell'epoca sono affidati alle parole di chi quel cinema l'ha fatto o raccontato in tempo reale, da Giovanni Pastrone a Lyda Borelli, da Francesca Bertini a Luigi Pirandello, da Antonio Gramsci a Salvador Dalì. Céline Gailleurd e Olivier Bohler, ricercatori e docenti francesi esperti in cinema delle origini, intessono un arazzo formidabile di immagini (inframmezzate da intertitoli) e parole (narrate in voce fuori campo da Isabella Rossellini nella versione italiana e Fanny Ardant in quella francese), ricostruendo un mondo e un'epoca, dalla fine dell'800 al primo ventennio del '900. Recensione ❯
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L'ultima mostra in assoluto dedicata al tesoro perché per volere del governo egiziano ora questo patrimonio immenso diverrà inamovibile e potrà essere visitato solo nella sua sede del Cairo. Espandi ▽
Pochi rumori e un forte pathos, qualche roccia frantumata sotto scalpelli e altri accurati attrezzi del mestiere; la materia si apre pian piano ed ecco che si inizia ad intravedere uno spiraglio e, con una luce soffusa, qualche piccolo dettaglio. E la tomba di Tutankhamon: un grande scrigno sotterraneo sigillato e, talmente profondamente nascosto, da non essere stato trovato per migliaia di anni.
Una leggenda che ha portato anche, negli anni novanta, uno dei protagonisti del documentario di Ernesto Pagano, il cantautore Manuel Agnelli, l'intensa voce narrante del film, a visitare l'Egitto e, in particolare, la valle dei Re, luogo mitico e suggestivo.
Il regista ricostruisce il momento della scoperta grazie a documenti storici che testimoniano gli scavi (che erano aperti al pubblico, soprattutto nel giorno dello svelamento, molto scenografico, della tomba); materiali fotografici e video raccolti da luoghi come il Metropolitan Museum di New York e il Griffith Institute di Oxford; interventi di studiosi, archivisti, curatori di musei, conservatori e produttori e le immagini immersive dell'installazione e del dietro le quinte della più ampia mostra mai realizzata su Tutankhamon, presso il Museo Egizio di piazza Tahrir del Cairo. Recensione ❯
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Una commedia romantica corale, delicata e poetica, fatta di gesti minimi e di rivoluzioni interiori. Drammatico, Italia2022. Durata 110 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Un racconto corale che esplora le relazioni umane, la nostra natura più profonda, la ricerca di un contatto più autentico tra le persone. Espandi ▽
Francesca "non sta più bene" con suo marito Alberto da tempo, e confida la sua tristezza alla migliore amica Debora, a sua volta in crisi con il marito Marco. Il figlio di Francesca, Sergio, dà lezioni di sesso a Maria, una ragazzina alle prime esperienze, che condivide dubbi e paure con l'amica Simona. Guglielmo, il ginecologo di Francesca, frequenta Ana, una giovanissima prostituta croata, che si sta innamorando del panettiere Matteo. I loro percorsi sono destinati ad intersecarsi, e le loro vite sono prossime a cambiare.
Giulia Steigerwalt, attrice, sceneggiatrice e ora anche regista, debutta nel lungometraggio di finzione con Settembre, commedia romantica corale delicata e poetica, costellata di gesti minimi e di piccole rivoluzioni interiori.
Qui non si smuovono montagne, ci si mantiene su un registro tranquillo e quotidiano, ma i sommovimenti dell'anima si colgono tutti, e l'ambizione registica si nota più nella scelta delle musiche (da Bob Dylan a Nico e i Velvet Underground) che nella messinscena semplice (l'ambientazione è quella di Fiumicino e dintorni) e in una serie di relazioni che hanno come spartiacque la capacità (o meno) di "pensare per due" invece che soltanto per se stessi. Recensione ❯
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Non biopic ma cronaca di una persecuzione e di un brano deflagrante, con una grande interprete all'altezza. Biografico, USA2021. Durata 130 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
La cantante Billie Holiday e la relazione tumultuosa con l'agente federale Jimmy Fletcher. Espandi ▽
Risale al 1937 la prima proposta di legge presentata al Senato statunitense che chiedeva l'abolizione del linciaggio degli afroamericani, e fu respinta. Lo ricorda una didascalia iniziale, una foto che mostra un gruppo di bianchi spettatori di un linciaggio, e un'altra didascalia che spiega che la cantante Bille Holiday divenne famosa anche per la sua canzone Strange Fruit (scritta da Abel Meeropol e registrata dalla Holiday nel 1939). Una visione di corpi straziati, pendenti dagli alberi, lasciati lì come preda di uccelli, al vento, al sole. La rappresentazione netta e inequivocabile degli effetti di cosa resta dopo un linciaggio.
Nonostante il trattamento schematico, qualche insistenza sugli aspetti di degrado e di orgogliosa sguaiataggine dell'entourage, Gli Stati Uniti contro Billy Holiday si distingue per la prova sorprendentemente fluida di Andra Day, una nomination all'Oscar come protagonista.
Classe 1984, a sua volta cantante, famosa per il singolo "Rise Up", è perfettamente a suo agio negli abiti (di Paolo Nieddu e Prada) e nelle acconciature lucide e gonfie, e con voce roca modula con grande disinvoltura e mestiere un buon numero di brani, da "Solitude" a "All of Me", da "Ain't Nobody Business" a "Lover Man", da "Gimme a Pigfoot and a Bottle of Beer" a "God Bless the Child". Recensione ❯
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Un misto di opera e animazione per raccontare lo scorso secolo russo. Espandi ▽
Animazione e opera si uniscono per raccontare il ventesimo secolo russo. Su un aereo, i classici del cinema sovietico si snodano sui monitor, mentre due signori discutono della novella proto-surrealista di Gogol del 1836 e di cosa significhi essere civilizzati oggi. Recensione ❯
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Buon dramma israeliano che va dritto al cuore di una storia essenziale e straziante. Drammatico, Israele, Italia2020. Durata 94 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Un road movie israeliano firmato dal creatore di In Treatment, Nir Bergman. Espandi ▽
Uri è un ragazzo israeliano affetto da autismo. Vive con il padre Aharon, che si prende cura di lui e di ogni suo bisogno con dedizione totale, al punto da aver messo da parte la carriera per stare a fianco del figlio. La madre di Uri, Tamara, vive lontano e non ha lo stesso rapporto con il ragazzo, ma insiste perché Uri si trasferisca in un istituto specializzato per farlo stare a contatto con persone della sua età. Padre e figlio però hanno una relazione troppo stretta, e Aharon fa di tutto per impedire che Uri gli venga portato via.
Pur senza brillare dal punto di vista dell'inventiva e del rigore formale, tra le mani di Bergman il materiale viene trattato con delicatezza e con la capacità di mettere da parte tutto ciò che non è necessario, andando dritto al cuore di una storia essenziale e straziante.
Il rapporto tra Uri e Aharon è denso e sempre tangibile, con particolare attenzione ai gesti quotidiani: lo dimostrano le scene che ritraggono i due in bicicletta, o nudi davanti allo specchio mentre si radono cantando "Gloria" di Umberto Tozzi. Recensione ❯
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Una montagna russa di scene fantasy e terrificanti nel miglior stile di Sam Raimi. Benedict Cumberbatch solidissimo. Azione, USA2022. Durata 126 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Doctor Strange, con l'aiuto di vecchi e nuovi alleati mistici, attraversa le complesse e pericolose realtà alternative del Multiverso per affrontare un nuovo avversario misterioso. Espandi ▽
Secondo capitolo delle avventure del mago dell'universo Marvel, Doctor Strange nel multiverso della follia è una montagna russa di scene fantasy e terrificanti nel miglior stile di Sam Raimi. Forse mai come questa volta in un film Marvel, il marchio del regista è riconoscibile. Ci sono non morti, spiriti furibondi, uccisioni brutali (assai più del solito, sconsigliamo infatti il film ai piccolissimi), streghe e altre dimensioni spaventose, scazzottate e super poteri, il tutto accompagnato dalla colonna sonora di uno scatenato Danny Elfman. Doctor Strange nel multiverso della follia è poi una summa di mitologia Marvel che farà la gioia degli spettatori più appassionati di fumetti. Ovviamente Benedict Cumberbatch fornisce un'interpretazione solidissima, che rende credibili anche le situazioni più assurde e sa dare umanità persino a una versione zombieficata di Strange. È poi praticamente coprotagonista Elizabeth Olsen, che a sua volta ha un articolato arco narrativo, diretta prosecuzione dei fatti della serie >WandaVision. Recensione ❯
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Un duello psicologico servo-padrone allestito con abbondanza di grandangoli e profondità di campo. Espandi ▽
Barrett viene assunto come domestico da Tony, un imprenditore in campo edilizio appena tornato dall'Africa dove sta sviluppando un importante progetto abitativo. Tony ha una fidanzata, Susan, che da subito non apprezza la presenza di Barrett e ne riceve una ricambiata diffidenza. Dietro a modi e comportamenti servili e rispettosi si nasconde una personalità complessa che ha come unico scopo il dominio. Grazie all'ospitalità, che Tony autorizza, della 'sorella' Vera gliela fa cadere tra le braccia per poi svelare il loro rapporto dinanzi a Susan.
Il servo appartiene alla categoria dei film 'sovversivi' che neanche il più retrivo dei conservatori può considerare mediocri o, peggio ancora, brutti. Perché in esso tutto finisce con il convergere con la perfezione. A partire dallo studio dei personaggi su cui primeggia il Barrett di Dirk Bogarde, il cui valore non è mai stato a sufficienza riconosciuto.
Losey (e Pinter con lui) lavorano con una minuzia certosina su un personaggio muto al cui interno tutto si sviluppa. Recensione ❯
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Dal 1976 al 1980 l'Italia è la squadra da battere. Parliamo di tennis e il trofeo per cui si lotta è la Coppa Davis. Espandi ▽
Con un'operazione editoriale senza precedenti in ambito nostrano (comprensiva del libro omonimo, fatto di interviste ai cinque tennisti, in uscita con Fandango Libri dal 12 maggio) il film precede nelle sale e fa da traino, quasi fosse un "mega teaser", alla serie documentaria. Idea scaltra e brillante, non solo da un punto di vista promozionale, che incuriosisce e invita a integrare narrazioni differenti. C'è da augurarsi che il ritmo e la piacevolezza di racconto di Una squadra - Il film rispecchino quelli della serie: perché il primo evidente e molto apprezzabile valore del documentario risiede nella costruzione delle interviste, che sembrano scaturire da un clima disteso, complice, al servizio del film e di una corretta contestualizzazione storica di un episodio controverso, calato in un clima di alta tensione, che inevitabilmente fa pensare a prese di posizione tristemente attuali. Recensione ❯
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Nell'estate dei suoi diciotto anni, Giulio si innamora della figlia dei vicini, Lia, una ragazza tanto disinibita quanto introversa che sembra nascondere dei segreti. Espandi ▽
Estate. Giulio aiuta i suoi genitori nella tenuta di campagna. Nel casale vicino, da molto tempo disabitato, sembrano essere tornati i proprietari. Si tratta della loro figlia, Lia, una ragazza tanto disinibita quanto introversa. Impone il proprio punto di vista su tutto senza possibilità di contraddittorio. Giulio se ne innamora. Ma Lia e quel casale nascondono un segreto. L'opera prima di Beatrice Baldacci fa scoprire una regista che ha davanti a sé la possibilità di un percorso interessante nel panorama del cinema italiano. Servita purtroppo non completamente (forse a causa del non elevato budget) da una fotografia che, in particolare negli esterni diurni, non offre il giusto spessore alla tensione che attraversa tutto il film, Baldacci sa però come sfruttare al meglio la sceneggiatura. Baldacci esplora i volti e i corpi dei protagonisti trovando sempre la giusta misura finalizzata a costruire quell'attenzione nei loro confronti che nel cinema si traduce in una forma di rispetto per lo spettatore. Recensione ❯
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Una nuova fase dall'intuizione geniale e con alcune linee narrative particolarmente commoventi. Drammatico, Gran Bretagna2022. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Torna con un secondo capitolo cinematografico la saga sulla famiglia aristocratica inglese all'inizio del XX secolo. Espandi ▽
Violet Crowley, contessa di Grantham, riceve un'inaspettata eredità: un aristocratico francese le ha lasciato una villa in riva al mare, e Lady Violet decide a sua volta di girarne la proprietà alla nipote Sybbie. La moglie del conte francese vuole impugnare il testamento del defunto marito, ma buona parte della famiglia Crowley si trasferisce sulla Riviera su invito del figlio del conte, che invece è incline a rispettare la volontà del padre. Del resto è meglio che a Downton Abbey restino solo i domestici e Lady Mary, poiché all'interno della magione si girerà un film: e la servitù è molto eccitata dalla presenza di due divi del muto, Guy Dexter e Myrna Dalgleish. Il regista invece farà compagnia a Mary, il cui marito è ancora una volta ben lontano.
Con Downton Abbey II - Una nuova era la saga inglese amatissima dal pubblico mondiale chiude il cerchio e allo stesso tempo apre la porta ad una possibile nuova fase, come preannunciato dal titolo.
Le dinamiche fra i personaggi sono perfettamente allineate a ciò che già sappiamo di loro, mentre la trasferta francese apre visivamente ad un orizzonte più ampio, pieno di aria e di luce, laddove gli interni ormai notissimi della magione rischiavano di soffocare la storia. E l'alternanza sapiente fra i due ambienti è l'occasione anche per un ironico confronto fra culture, sperando che la permalosità francese non susciti oltralpe una reazione offesa! Recensione ❯
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Desplechin adatta Philip Roth e realizza un film che dovremmo pregare di vedere. Luminoso e galvanizzante. Drammatico, Francia2021. Durata 105 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Un uomo si trova a conversare con donne che non sa nemmeno se esistono. Espandi ▽
Tromperie è un film fervente che crede fermamente nel potere della finzione, della letteratura e del cinema, di tenerci in vita. Senza creazione non c'è desiderio e viceversa. E tutto il desiderio arriva dal romanzo omonimo di Philip Roth che Arnaud Desplechin ha pensato di adattare per anni, senza trovare mai l'occasione e la maniera. Desplechin tiene un profilo basso e firma un film emozionante il cui vero soggetto, appena nascosto e appena ostentato, è l'apprensione dell'età, la paura della malattia e il terrore della morte. Del romanzo di Roth, Desplechin fa meraviglie, fa un film profondamente intelligente e sensibile, un film sorprendente di voci off, in, sopra, sotto, di dentro, voci ebbre, tenere, furiose, intime, letterarie, un film di salti temporali e geografici, dentro i sogni, dentro i ricordi, dentro le pagine. Recensione ❯
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Un film tutto di scrittura e recitazione, con lo charme immediato, naturale, travolgente di Anais Demoustier. Sentimentale, Francia2021. Durata 98 Minuti.
Una giovane donna è divisa tra diverse passioni. Espandi ▽
Che cosa vuole davvero Anaïs? Vuole vivere pienamente, intensamente. Vuole l'amore: magari, rubandolo. Un film sapientemente sospeso fra leggerezza, dolore e desideri.
La prima cosa che salta agli occhi, nel film, è questa figura leggera, da nouvelle vague, attorno a cui sembra avvitarsi tutta l'opera, come se inseguisse i suoi movimenti - i primi piani sequenza, vertiginosi - le sue indecisioni, le sue bugie, il suo potere di sedurre chiunque con un vestitino da tre soldi, le gambe nude, e un talento per dribblare ogni domanda.
Equilibrato fra commedia - a un certo punto c'è anche un lèmure in overdose - dramma e viaggio sentimentale, Gli amori di Anaïs è un film tutto di scrittura e di recitazione. La regia ti fa essere lì, e quando è necessario ti fa anche sentire - con alcuni primissimi piani - la delicatezza della pelle di Anais, il rossore sul collo di Bruni Tedeschi. Ma per la maggior parte del tempo ti fa "essere lì", ed è ciò che conta. La musica, firmata da un fuoriclasse come Nicola Piovani, non invade: per apparire magari prepotente all'interno del racconto, quando Valeria Bruni Tedeschi e Anaïs Demoustier ballano, in una luce di crepuscolo in cui ogni equilibrio sembra più fragile, sulle note rauche di "Bette Davis Eyes" di Kim Carnes. Recensione ❯
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Il ritratto tenero e commovente di una ragazza solare fin dal nome a dispetto delle sue circostanze. Drammatico, Italia2021. Durata 95 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
La vita di una ragazza viene stravolta dal forte rapporto che ha con il padre. Espandi ▽
Dopo il successo con il lungometraggio di esordio Manuel, Dario Albertini torna al grande schermo con una maturità superiore, mettendo bene a frutto il suo passato di documentarista, e in particolare il primo lavoro, Slot – Le intermittenti luci di Franco, che seguiva la quotidianità di un giocatore d’azzardo compulsivo. Questa volta però Albertini sceglie di mostrare le ricadute su chi sta vicino a un giocatore, e in qualche misura dipende da lui per la sua sopravvivenza. Con Gioia il regista e sceneggiatore (insieme a Simone Ranucci) disegna in punta di penna il ritratto di una ragazza solare fin dal nome a dispetto delle sue modeste circostanze, che si muove con leggerezza operosa all’interno di una comunità solidale mai raccontata con condiscendenza.La bella mano di regia di Albertini riesce a non essere mai impositiva o invadente e racconta con tenera partecipazione i sogni e le speranze di un’anima giovane e incontaminata, che conosce la nobiltà del lavoro e riesce a frequentare squallidi motel senza sporcarsi, nonché ad usufruire delle nuove tecnologie senza lasciarsene fagocitare. Recensione ❯
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Quattro storie di scioccante violenza: un esordio maturo dallo stile rigoroso. Drammatico, Ucraina2020. Durata 100 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Quattro storie che si intrecciano a Donbass durante la guerra. Espandi ▽
Quattro storie ambientate nel Donbass, terra martoriata da anni dal conflitto tra l'esercito ucraino e le forze separatiste filorusse: a un posto di blocco, un uomo ubriaco che ha dimenticato i documenti, preside della locale scuola, crede di scorgere una delle sue studentesse tenuta prigioniera; alla fermata di un autobus, una ragazzina orfana litiga con le amiche e poi parla con la nonna, mentre in lontananza si sentono le bombe deflagrare; una ragazza ucraina viene violentata da un soldato filorusso, ma si vendica nel modo più crudele; una signora di città, colpevole di aver investito la gallina di una coppia di contadini, è vittima delle ritorsioni dei due campagnoli.
Da un pièce teatrale andata in scena a Londra, la drammaturga e regista esordiente Natalya Vorozhbit ha tratto un film a episodi che comunicano l'uno con l'altro e costruiscono l'immagine di un paese diviso tra la realtà del conflitto e una normalità ormai irrecuperabile.
La guerra, in Bad Roads, è il convitato di pietra, il fuoricampo, l'elefante nella stanza troppo grosso per essere visto nella sua interezza. La maturità di Natalya Vorozhbit, che anche nello stile oggettivo e rigoroso non mostra le classiche incertezze di un esordio, sta proprio nel mettere a tema la gravità di una situazione che in realtà nessuno riesce a comprendere. E ora che l'elefante ha distrutto la stanza uscendo allo scoperto, potrebbe essere troppo tardi per misurarne le reali dimensioni. Recensione ❯
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