
Titolo originale | Heen'e Anachnu |
Titolo internazionale | Here We Are |
Anno | 2020 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Israele, Italia |
Durata | 94 minuti |
Regia di | Nir Bergman |
Attori | Shai Avivi, Noam Imber, Smadi Wolfman, Efrat Ben-Zur, Amir Feldman Sharon Zelikovsky, Natalia Faust, Uri Klauzner, Avraham Shalom Levi, Omri Levi. |
Uscita | giovedì 5 maggio 2022 |
Tag | Da vedere 2020 |
Distribuzione | Tucker Film |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,10 su 16 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 5 maggio 2022
Un road movie israeliano firmato dal creatore di In Treatment, Nir Bergman. In Italia al Box Office Noi due ha incassato 24,6 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Uri è un ragazzo israeliano affetto da autismo. Vive con il padre Aharon, che si prende cura di lui e di ogni suo bisogno con dedizione totale, al punto da aver messo da parte la carriera per stare a fianco del figlio. La madre di Uri, Tamara, vive lontano e non ha lo stesso rapporto con il ragazzo, ma insiste perché Uri si trasferisca in un istituto specializzato per farlo stare a contatto con persone della sua età. Padre e figlio però hanno una relazione troppo stretta, e Aharon fa di tutto per impedire che Uri gli venga portato via.
Raramente si vedono film incentrati in modo così totale sulle sfumature di un rapporto padre-figlio, specialmente se non sono dominati da un conflitto sui codici tradizionali della mascolinità.
In soccorso viene la nuova opera di Nir Bergman, regista israeliano noto per essere tra i realizzatori di Be'tipul, serie che ha dato origine alle varie versioni internazionali di In treatment. Tale sensibilità per l'asciugatura e il risalto del linguaggio drammatico trova un felice incontro con il lavoro della sceneggiatrice Dana Idisis, a cui va il merito (che affonda nell'esperienza diretta) di un trattamento del tema dell'autismo realistico e complesso, capace di occuparsi anche delle discriminazioni e dello smantellamento dei luoghi comuni in materia.
Pur senza brillare dal punto di vista dell'inventiva e del rigore formale, tra le mani di Bergman il materiale viene trattato con delicatezza e con la capacità di mettere da parte tutto ciò che non è necessario, andando dritto al cuore di una storia essenziale e straziante.
Il rapporto tra Uri e Aharon è denso e sempre tangibile, con particolare attenzione ai gesti quotidiani: lo dimostrano le scene che ritraggono i due in bicicletta, o nudi davanti allo specchio mentre si radono cantando "Gloria" di Umberto Tozzi. Quanto c'è di buono nel loro amore reciproco è subito evidente tra le pieghe delle interpretazioni (bravissimi Shai Avivi e Noam Imber), e altrettanto palesemente lascia poi graduale spazio a un ritratto di padre che ha più bisogno del figlio di quanto egli non ne abbia di lui, e che sa come tenerlo stretto a sé con la semplice preparazione di un piatto di pasta, a spese di una madre che cerca gentilmente di separarli.
Riflesso nelle immagini ricorrenti di Charlie Chaplin ne Il monello, che tanto piace a Uri, il dramma toccante che ne risulta fa presa sullo spettatore mentre un tentativo di "fuga" un po' raffazzonato fa incanalare Noi due verso una conclusione elegante, dolorosa e inevitabile.