Spettatori impotenti della progressiva sparizione del loro villaggio, destinato a sprofondare nelle acque di una diga artificiale, gli abitanti del luogo si abbandonano al fluire in direzione opposta - dal basso verso l'alto - di ricordi e pensieri, di sguardi muti e accusatori. I volti si fanno di pietra, le immagini in movimento diventano statue in decadenza, azioni quotidiane (come filare, passeggiare, cacciare) acquisiscono una dimensione mitica, purtroppo definitiva; il tempo atmosferico (la nebbia, la neve, la bruma del mattino, il buio della sera) si adagia sulla terra come un manto funebre. Eppure qualcosa resiste, qualcosa ancora vive in questa montagna che la geometria dell'uomo ha trasformato in terra di fantasmi.