Un viaggio nella vita e nell'opera di un artista che con ironia, sarcasmo e poesia ha fotografato le contraddizioni dell'Italia degli anni '70. Espandi ▽
Rino Gaetano è scomparso prematuramente ma le sue canzoni e la sua personalità sono ancora vive e stimolano riflessioni e confronti in chi si accosta alle sue produzioni. Il documentario ne propone anche gli aspetti meno noti grazie ad un amplissimo e talora inedito materiale.
Giorgio Verdelli ancora una volta centra l'obiettivo nel realizzare un ritratto che supera la definizione minimale di documentario riuscendo a mettere in luce lo spirito che animava il cantautore.
Verdelli raccoglie innumerevoli testimonianze adottando un ritmo di montaggio che di volta in volta risulta diverso ma anche sapendo cogliere, quasi fosse un architetto o uno scenografo, i luoghi e le angolazioni giuste in cui catturare i ricordi e le riflessioni dei suoi interlocutori. Recensione ❯
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Una storia personale per raccontare una pagina della Storia italiana. Espandi ▽
Toni Negri è stato un pensatore di fama mondiale. Anna Negri, sua figlia, è una regista che ha faticato molto per emanciparsi dal suo cognome. Perché quando aveva 14 anni, suo padre, allora professore di Scienze Politiche all'università di Padova e tra i leader del movimento di contestazione degli anni '70, fu arrestato. L'accusa, da cui poi sarà prosciolto, era gravissima: essere il capo occulto del terrorismo italiano.
Il racconto intimo di un trauma personale, familiare, generazionale e storico. Non senza contraddittorio: la forza del film sta proprio nel suo approccio mai agiografico ma dialettico, nel continuo scambio di punti di vista, di opinioni anche politiche, di emotività. Sfilano sullo schermo una serie di litigi, confronti - generazionali, oltre che privati - anche aspri, continui tentativi di boicottaggio del film stesso.
Padre e figlia allo specchio, nelle mancanze dell'uno e nel dolore dell'altra, nella difficoltà e nell'impegno di comprendersi, nel loro parlare due linguaggi diversi («Lui quello della politica, io quello degli affetti»). Recensione ❯
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Il ritratto spiazzante e coraggioso di Piero Pelù che diventa anche invito a tornare a guardarsi negli occhi. Documentario, Italia2025. Durata 82 Minuti.
Il racconto intimo diretto dal regista Francesco Fei su un capitolo cruciale nella vita dell'icona del rock italiano Piero Pelù. Espandi ▽
Ha inizio con un ronzio persistente il film di Francesco Fei: un disturbo uditivo invasivo e menomante, destinato a ritornare sotto varie forme in Rumore dentro, documentario dedicato a Piero Pelù, ex frontman dei Litfiba, band simbolo del rock italiano dagli anni Ottanta in avanti.
Non sappiamo se fosse un'idea originaria, ma certo è che, a conclusione del film, "acufene" risulta essere la parola pronunciata più volte dal protagonista. È una condizione fisica concreta, ma anche il perno metaforico di un racconto: la difficoltà di convivere con un suono interiore che non si spegne mai, e che per un musicista abituato a vivere di decibel, energia e volume è una condanna difficile da accettare.
Il film è un ritratto spiazzante e coraggioso e non è il rilancio di una carriera - parola che Pelù rifiuta e disprezza - ma un invito a ripensare la comunità, a tornare a guardarsi negli occhi. Recensione ❯
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Gli ultimi 20 anni del regista sono raccontati come un appassionante romanzo ricco di materiali e vicinanza intellettuale e umana. Documentario, Italia2025. Durata 87 Minuti.
1956: Rossellini, deluso dal cinema e dai fallimenti con Bergman, parte per l'India su invito di Nehru. Da lì inizia la sua rinascita fino alla morte nel 1977. Espandi ▽
partire e di non tornare. Non voglio più fare un film. Il cinema, così com’è, non mi interessa”. Il maestro del Neorealismo sta attraversando una crisi profonda. Il regista parte così per l’India invitato dal Primo ministro Jawaharlal Nehru per realizzare un documentario sui progressi del suo paese. Per lui è un salto nel vuoto ma anche una bellissima, nuova sfida. I fatti mostrati in questo documentario iniziano proprio da qui e arrivano al 1977, anno della morte del cineasta. L’approccio è appassionante. Gli ultimi 20 anni della vita di Roberto Rossellini sono raccontati come un grande romanzo, passando dai grandi amori con Ingrid Bergman, Anna Magnanifino al suo atto ultimo come Presidente della Giuria del Festival di Cannes dove ha assegnato la Palma d’oro a Padre padrone dei fratelli Taviani una settimana prima di morire. Il merito di questo documentario è stato quello di mostrare i passaggi più noti della sua carriera e della sua vita ma anche quelli più sconosciuti o da riscoprire. Recensione ❯
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Il film racconta la guerra del nazismo contro l'arte moderna. Perché, ieri come oggi, creatività e pensiero critico sono la linfa vitale della democrazia. Espandi ▽
I veri grandi nemici di Hitler erano artisti come Picasso, Chagall, Van Gogh e Matisse, bollati dal nazismo come "degenerati": le loro opere vennero ritirate dai musei tedeschi, distrutte o vendute, così come furono messe al bando la letteratura, la musica e l'architettura non in linea con il regime. A partire dalla mostra del Musée Picasso di Parigi, il documentario ripercorre questo attacco ideologico attraverso filmati rari, opere censurate e testimonianze di curatori, storici, sociologi e psicanalisti. Recensione ❯
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Un ritratto a tutto tondo di Alberto Sordi, che ne dimostra l'attenta analisi comportamentale dell'Italia del suo tempo. Documentario, Italia2025. Durata 80 Minuti.
Un tributo al grande Alberto Sordi che, attraverso filmati di repertorio e voci autorevoli, ci accompagna in un viaggio imperdibile nella sua vita e nella sua comicità. Espandi ▽
Steve Della Casa e Caterina Taricano propongono un ritratto a tutto tondo di Alberto Sordi avvalendosi di un'ampia selezione di sequenze dei suoi film e delle testimonianze, sia di chi lo ha conosciuto direttamente sia di chi ha potuto incontrarlo solo sul grande o sul piccolo schermo.
Alberto Sordi viene liberato dall'invettiva morettiana per leggerne la carriera sotto una luce diversa che ne dimostra l'attenta analisi comportamentale dell'Italia del suo tempo e, talvolta, anche di quella a venire.
Era tempo che questo documentario, pronto già dal 2020, e presentato all'epoca alla Festa di Roma vedesse la luce dei proiettori delle sale cinematografiche. Perché la figura di Alberto Sordi, anche senza nessuna particolare ricorrenza di date di nascita o di morte, merita di essere riletta con uno sguardo attento e competente come è quello di Della Casa e Taricano. Recensione ❯
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Un film che nasce da un'esigenza: rievocare un modo di fare cinema ormai quasi completamente scomparso. Documentario, Italia2016. Durata 62 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Un viaggio nel passato per rivivere con nostalgia cinquant'anni di storia cinematografica, e non solo, italiana. Espandi ▽
Carlotta Bolognini, insieme al padre Manolo riunisce a cena in un antico castello alcune figlie d'arte con cui parlare del cinema che hanno conosciuto da piccole. Non saranno solo loro a raccontare ma anche numerosi altri loro coetanei. Recensione ❯
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Un viaggio universale nei grandi interrogativi dell'esistenza: la libertà, la sofferenza, il senso della vita e della morte. Espandi ▽
Stefano Gheller, affetto sin dall'adolescenza da una particolare e grave forma di distrofia muscolare progressiva, è stato il secondo italiano ad ottenere per vie legali l'autorizzazione al suicidio assistito in Italia. Il documentario ci mostra la quotidianità di vita, narrando anche il suo legame con la sorella affetta dallo stesso morbo, anche se ancora in una fase anteriore.
Un documento importante che merita la visione anche (e forse soprattutto) da parte di chi è contrario a consentire l'accesso alla procedura.
Su temi etici scottanti e inevitabilmente divisivi ci sono documentari che sono finalizzati fondamentalmente alla propaganda, ottenendo il risultato di convincere i già convinti e di radicalizzare ulteriormente i contrari. Il pregio particolare di questo lavoro di Massimiliano Fumagalli consiste nel fatto che Gheller ha chiesto e ottenuto l'autorizzazione al suicidio assistito ma poi non se ne è avvalso. Recensione ❯
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Un viaggio appassionato alla scoperta della prima regista donna italiana, fra mistero, realismo e voglia di libertà. Documentario, Italia, USA2025. Durata 90 Minuti.
La storia della prima regista italiana e del lungo percorso che l'ha riportata alla luce dopo decenni di oblio. Espandi ▽
Moglie, madre e lavoratrice, la salernitana ma napoletana d'adozione Elvira Coda Notari (1875-1946) non fu solo la prima regista cinematografica italiana. Fu anche sceneggiatrice, produttrice, distributrice in un territorio e un'epoca in cui alle donne non era consentito neppure di firmare le proprie creazioni. Della sua ricca produzione - almeno 60 lungometraggi - ne sono rimasti conservati solo tre quasi completi, due brevi documentari e alcuni frammenti per un totale di 163 minuti di "visioni" che rivelano uno sguardo coraggioso, moderno, originale e autenticamente "femminista".
La ricostruzione della sua vita e straordinaria capacità di guardare e filmare il proprio mondo, attraverso importanti testimonianze di studiosi, artisti ed eredi, è al centro del documentario di Valerio Ciriaci.
Allora come oggi il lavoro di Elvira Notari riflette di passioni mai sopite, tanto coraggioso quanto scomodo, tanto moderno quanto popolare. Un tesoro troppo a lungo lasciato nell'oblio che riesce a vibrare e a illuminarsi di luce nuova. Recensione ❯
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Ritratto intimo di Ferdinando Scianna, grande fotografo e narratore, che ripercorre una vita tra arte, malattia, amicizie e riflessioni sul senso delle immagini. Espandi ▽
Ferdinando Scianna a 80 anni ripercorre, con la saggezza dell’età unita alla vivacità di un giovane, quasi un secolo di storia della cultura italiana ricordando incontri e scelte di vita che lo hanno reso Maestro, talvolta inconsapevole di molti intellettuali italiani e non. Roberto Andò realizza un ritratto magistrale di un artista che è stato suo maestro ed è diventato un amico capace di rendere vivo e attuale anche il ricordo più remoto. Ci sono documentari che travalicano i limiti, talvolta angusti, che si attribuiscono al genere, per aprirsi a una dimensione altra che condensa in sé una molteplicità di aspetti e di valenze. È quanto accade in questo accostarsi di Roberto Andò a un artista cosciente del proprio percorso. Recensione ❯
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Una Napoli totalmente al di fuori delle convenzioni e degli stereotipi vista con
lo sguardo di chi ha al centro della propria indagine l'umanità. Documentario, Italia2025. Durata 115 Minuti.
Tra il Golfo e il Vesuvio, Napoli si racconta in bianco e nero: tra storia, archeologia e vita quotidiana, un viaggio nel tempo e nell'anima del territorio. Espandi ▽
La Napoli del Vesuvio. La Napoli dei Campi Flegrei con le scosse di terremoto. La Napoli dei tombaroli. La Napoli degli archeologi. La Napoli di chi fa doposcuola cercando di offrire il proprio sapere a chi più ne ha bisogno. La Napoli dei marinai siriani in rotta fissa: Odessa-Napoli e ritorno. La Napoli del centralino dei Vigili del Fuoco e della varia umanità che ne cerca l'aiuto. La Napoli dello sventramento. La Napoli com'era nella visione di un Maestro: Roberto Rossellini.
Gianfranco Rosi entra in una Napoli che è al contempo frutto di uno sguardo personale ma anche messa a disposizione delle diverse sensibilità di coloro che osservano. Recensione ❯
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Francesco De Gregori suona per un mese all'Out Off di Milano brani "nevergreen" e ne fa un film intimo, immerso nella musica e nell'atmosfera teatrale. Espandi ▽
Nell'autunno del 2024 Francesco De Gregori suona per venti date a Milano al teatro Out Off, di fronte a 200 persone per serata. Una dimensione raccolta, in un contesto volutamente "low key", ovattato, dove il confine tra prove e set vero e proprio si fa incerto, e a contare resta soprattutto la vicinanza, la possibilità di entrare in contatto diretto con l'artista.
Sulla zona grigia lavora il documentario di Stefano Pistolini, che alterna prove e concerti senza soluzione di continuità: per distinguere il passaggio dall'esercitazione alla performance spesso occorre osservare i vestiti indossati da De Gregori o dai suoi ospiti.
A spezzare il flusso delle performance intervengono le immagini in bianco e nero dei tram di Milano, frammenti nostalgici che evocano un tempo remoto, più semplice e forse più giusto, uno scenario implicito dell'immaginario del cantautore. Infine il documentario trova la sua chiusura naturale nel valzer finale di Buonanotte fiorellino, quando De Gregori invita il pubblico - inevitabilmente attempato o incanutito - a rompere gli indugi e ballare. È l'apoteosi di un amarcord collettivo sussurrato, la celebrazione di un presente che continua a dialogare con il passato. Recensione ❯
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Un documentario che dietro la superficie frivola e nostalgica rivela un'opera intrisa di autentica militanza. Documentario, Svizzera2024. Durata 105 Minuti.
Una bottega artigianale custodisce una cultura omosessuale non scritta nei manuali: documentario d'osservazione e militanza. Espandi ▽
Nel centro di Palermo, il Quir Fattoamano è un negozio di articoli in pelle molto colorati gestito da Massimo Milani, vivace e prorompente signora trans che non ha rinunciato al suo nome maschile, e dal suo compagno Gino Campanella, mite e sorridente signore dai capelli e barba bianca. Decani della comunità omosessuale cittadina, al momento delle riprese, cioè l’immediato post pandemia, stanno insieme da quarantadue anni, avendo celebrato anche un simbolico matrimonio, anzi due. Il regista Nicola Bellucci li pedina, fuori e dentro il Quir, che più che un punto di incontro, è un confessionale, un rifugio, un avamposto utopico.Quir, documentario di osservazione, è anche inevitabilmente un’operazione di recupero di memoria, attraverso percorsi individuali, della cultura queer italiana. Una storia estremamente frammentata, ancora tutta da scrivere, di persone che non ci sono più e dalle tante anime, che una Palermo multiculturale riflette al punto da essere set ideale. Sotto la superficie frivola e nostalgica, un’opera intrisa di una militanza stratificata, con la lepida saggezza della maturità. Recensione ❯
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Da seicento ore di girato, Albert Serra ricava uno straordinario documentario sulla psicologia di un torero, carpita attraverso il suo sguardo. Documentario, Francia, Portogallo, Spagna2024. Durata 125 Minuti.
Un documentario che segue il giovane e carismatico torero di origine peruviana Andrés Roca Rey. Espandi ▽
Il matador più famoso al mondo, l’ispano-peruviano Andrés Roca Rey, è immortalato durante alcune corride e nei momenti di pausa tra una e l’altra. Lo vediamo sfidare la morte e uscirne vincitore, mentre dai dialoghi del suo staff si percepisce l’aura che circonda ancor oggi la figura del torero. Regista geniale e intransigente, forte di una filmografia complessa e variegata, il catalano Albert Serra gira il suo primo documentario e sceglie nuovamente un soggetto controverso. Dopo il libertinaggio ritratto in Liberté e il dolente noir post-colonialista di Pacifiction – Un mondo sommerso, Serra si immerge nel lavoro sulla star della corrida Roca Rey. Al solito il punto di vista adottato da Serra sfugge a ogni catalogazione o prevedibile approdo: Pomeriggi di solitudine non è una celebrazione della corrida né un atto di denuncia verso la sua anacronistica violenza ai danni di esseri viventi. Al regista di Birdsong interessano il rito, la celebrazione di un corpo eroico e sacrificale, e il flusso di pensieri di Roca Rey, scandagliato in ogni suo gesto, per poi sottoporre il tutto - 600 ore di girato - a un massacrante lavoro di montaggio. Serra non sceglie mai il più ovvio degli approcci, non insegue il gesto spettacolare né tantomeno lo provoca, e applica la ricerca del vero a un tema che di vero non ha nulla. Recensione ❯
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Sul set amazzonico di Fitzcarraldo (1982), il film estremo e maledetto di Werner Herzog: potere e peso della creatività
. Documentario, USA1982. Durata 85 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +16
Il documentario sulla faticosa e caotica realizzazione di Fitzcarraldo di Werner Herzog. Espandi ▽
Foresta amazzonica, 1979: sul set di Fitzcarraldo (Klaus Kinski, l'avventuriero bianco che vuole costruire un teatro d'opera in mezzo alla foresta per portarvi i Pagliacci di Leoncavallo) la troupe affronta una serie infinita di insormontabili difficoltà, in una produzione che dura circa quattro anni. Recensione ❯
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