Gabriele Salvatores racconta una vicenda dall'evidente fascinazione felliniana. Con Toni Servillo e Fabrizio Bentivoglio. Da giovedì 30 marzo al cinema.
di Archimede Favini
Due anni dopo Comedians, una riflessione meta teatrale sul ruolo della comicità, Gabriele Salvatores torna nelle sale con Il ritorno di Casanova.
Dopo i progetti piuttosto sperimentali e innovativi che lo hanno occupato negli ultimi anni, pensiamo ad esempio ai due capitoli de Il ragazzo invisibile o, ancora, al coraggio mostrato nell'affrontare un tema complesso come l'autismo in Tutto il mio folle amore, Salvatores ci fa dono di un'opera che sembra estremamente ambiziosa e, per la prima volta in tutta la sua carriera, spiccatamente personale.
Ma vediamo qualche anticipazione sulla trama. Al centro della vicenda c'è Leo Bernardi: un affermato regista, interpretato dall'ottimo Toni Servillo, ormai sul far del tramonto; Leo, tuttavia, non è assolutamente disposto ad accettare l'andamento discendente della sua parabola e sentendo addosso il peso di doversi riaffermare per un'ultima volta, si appresta a presentare il suo ultimo film basato sul Casanova di Arthur Schnitzler. Per quanto lui stesso non riesca inizialmente a vederne le analogie, il Casanova di Schnitzler gli somiglia terribilmente: è ormai vecchio, ha perso la capacità di esercitare alcun tipo fascino sulle persone e soprattutto nei confronti delle donne; gli rimane un solo obiettivo, quello di tornarsene a casa. E sarà proprio un incontro fatto nel viaggio verso casa a rendere il Casanova conscio dei suoi ormai evidenti limiti: si renderà conto inevitabilmente di rappresentare solo l'ombra dell'uomo che è stato in passato.