Anno | 2022 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Italia |
Durata | 96 minuti |
Regia di | Massimiliano D'Epiro |
Attori | Marius Bizau, Haroun Fall, Andrea Fuorto, Ileana D'Ambra, Luca Chikovani Antonia Fotaras, Fabrizio Ferracane, Darko Peric, Francesco Cassano. |
Uscita | giovedì 1 dicembre 2022 |
Distribuzione | Notorious Pictures |
MYmonetro | 2,55 su 7 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 30 novembre 2022
Una scuola superiore di periferia, strutture, studenti e corpo docente sono lo specchio esemplare di una depressione sociale ed economica che sembra irreversibile. In Italia al Box Office La prima regola ha incassato nelle prime 7 settimane di programmazione 10,7 mila euro e 9 mila euro nel primo weekend.
CONSIGLIATO NÌ
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Bari. Gabriele, un giovane professore bosniaco di 42 anni è stato appena trasferito in una scuola di periferia nel quartiere Libertà. Il suo obiettivo è far recuperare delle ore di lezione a sei ragazzi che sono stati sospesi per motivi disciplinari e farli ammettere agli esami di diploma. L'inizio non poteva essere peggiore. Si scontra infatti con Nicolas, il leader del gruppo, che lo minaccia con un coltello e gli fa capire quali sono le regole da seguire in classe. Lui però non si dà per vinto e, malgrado la rassegnazione del Preside e degli altri colleghi, riesce a motivare gli altri ragazzi - Talib, Maisa, Petra, Vasile e Arianna, ed entrarci umanamente in sintonia. Ma proprio quando mancano pochi giorni alla fine del corso, Nicolas provoca gli scontri contro i migranti del campo profughi (detto "lo Zoo") che è proprio vicinissimo all'istituto e la tensione sale rapidamente. Resta solo il tempo per un'ultima lezione.
"Nessuno tocca nessuno". Questa è la regola che Nicolas impone a Gabriele dopo essersi scontrato con lui. La fisicità si sposta dal corpo alla parola in La prima regola.
All'origine del film c'è la pièce teatrale "La classe" di Vincenzo Manna che sposta gran parte dell'azione all'interno delle mura di un edificio scolastico. Il mondo lì fuori è un inferno. Ci sono scontri contro i migranti e la polizia e violenze sessuali. Ogni volto nel film si porta dietro una storia, un passato, un trauma. Il passaggio dal teatro al cinema per il primo lungometraggio diretto da solo da Massimiliano D'Epiro (era stato co-regista di Polvere del 2006 insieme a Danilo Proietti) non è però indolore.
La materia è incandescente solo nella scrittura ma nel film non esplode se non nelle urla, negli scatti di rabbia e in una scena di seduzione, tristezza e abbandono con equivoco sessuale accennata e poi liquidata troppo sbrigativamente. Dentro la classe di D'Epiro la tensione è già prefabbricata e non esce fuori come era capitato nel gran film di Cantet, La classe, e non riesce a entrare in intimità con il professore e gli studenti al contrario di La mia classe di Gaglianone.
La prima regola parte senza stacchi di montaggio per circa quattro minuti dando l'illusione di una fluidità rispetto al testo teatrale che poi però si arresta. Gabriele, interpretato dall'attore di origine rumeno Marius Bizau, ha la faccia giusta ma non riesce a far emergere il carattere imploso del personaggio né ad essere credibile nel trascinare i suoi studenti verso una speranza.
C'è solo un momento in cui il film sembra sul punto di accendersi e di essere finalmente pronto per partire ed è la scena in cui il professore parla dei suoi studenti come se fossero morti e immagina cosa si direbbe di loro al funerale. Però poi il testo si mangia ancora il film, lo blocca in una gestualità esibita, in dialoghi dove si sente la dizione, in uno schema come la coniugazione del verbo essere (che scandisce il film da "Io sono" a "Essi sono") che mostra che ha bisogno di seguire un tracciato già disegnato. Così non decolla mai, anzi lascia anche i segni di una forma esasperata al limite dell'esibizionismo.
Solo Fabrizio Ferracane, nei panni del Preside, riesce ad essere il personaggio più sfuggente. Non è intrappolato, ma spesso resta ai margini. Così l'idea di raccontare la scuola e un gruppo di studenti che diventano rappresentativi di tutte le classi italiane, resta solo un bel progetto che poi si è impantanato in un film che si è fatto soffocare dalla sua stessa mania di controllo.
«La responsabilità va divisa, pesa meno». Questa frase sibillina è il perno del film tratto dal testo teatrale «La classe» di Vincenzo Manna, che trasforma la scuola in un ring calcato da personaggi pronti allo scontro, più che all'incontro, in un contesto sociale teso, una cittadina che da anni ospita un campo profughi. A pronunciarla è un preside disilluso (Fabrizio Ferracane), in toni che la rendono [...] Vai alla recensione »
Arriva da lontano, in molti sensi. Il quarantenne Gavrilo, ribattezzato Gabriele, è un insegnante precario di origine bosniaca; viene assunto in una scuola professionale alla periferia di Bari per tenere un corso pomeridiano a sei studenti dell'ultimo anno: l'obiettivo è di consentir loro, sospesi per motivi disciplinari, di recuperare ore di lezione ed essere così ammessi all'esame finale.
Tratto dalla pièce teatrale La classe di Vincenzo Manna, scritta dopo un'indagine statistica condotta su un ampio campione di studenti sul rapporto dei giovani con la diversità, e diretto da Massimiliano D'Epiro, La prima regola è ambientato quasi interamente tra le mura di un istituto di scuola superiore, dove un giovane professore incontra ogni pomeriggio sei studenti, sospesi per motivi disciplinari, [...] Vai alla recensione »
Il punto è chiaro. Lo enuncia, quasi fosse la traccia d'un tema scolastico, il bidello-pedagogo Darko Peric mentre illustra al Professore (Marius Bizau) la criticità dell'istituto dove ha preso incarico, invischiato fra l'incudine di un quartiere che «chiamano Libertà, ma qui di libertà se ne vede poca» e il martello di un campo profughi, lo Zoo, che scalda gli animi dei residenti: la classe come laboratori [...] Vai alla recensione »
"Qui la regola è che nessuno tocca nessuno". In una scuola superiore di periferia arriva un nuovo professore, Gabriele (Marius Bizau): in attesa di cattedra da sette anni, bosniaco che da ragazzo sapeva "solo menare", ha l'ingrato compito di tenere un corso di recupero per sei studenti "problematici". Lì fuori, intanto, le tensioni aumentano con i migranti del campo profughi, detto lo "Zoo", situato [...] Vai alla recensione »
Una scuola di periferia, piena di ragazzi che vivono ai margini di una società che sembra completamente disinteressata a loro, un professore di storia dal passato tormentato che prende a cuore la causa e diventa il loro preferito, un concorso scolastico speciale che è una via verso la redenzione. Per il suo lungometraggio D'Epiro si è affidato al testo teatrale di Vincenzo Manna, con il quale ha lavorato [...] Vai alla recensione »