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Les Amandiers, un atto d'amore verso gli attori

Valeria Bruni Tedeschi si lascia andare ai ricordi firmando un racconto autobiografico di un tempo intenso e libero come quello degli anni '80. In concorso.
di Paola Casella

domenica 22 maggio 2022 - Cannes Film Festival

Valeria Bruni Tedeschi torna indietro nel tempo per ricordare un periodo della sua vita per lei fondamentale, quegli anni da “amandier”, cioè da allieva di Chéreau, che l’hanno formata come attrice. La sua nostalgia per quel tempo intenso e libero si respira in ogni inquadratura, restituendo, soprattutto nelle prime scene (e in quelle ambientate a New York, quando i ragazzi vanno in trasferta all’Actors Studio di Lee Strasberg), che tracimano vita, passione e fiducia per le magnifiche sorti e progressive che sembra riservare loro il futuro: un entusiasmo che verrà frenato dall’involuzione di fine anni Ottanta.

Lo stile è quasi documentario e si abbandona al flusso scomposto degli amori e della mimesi dei giovani protagonisti. Bruni Tedeschi, oltre alla regia, cofirma la sceneggiatura con le colleghe Noémie Lvovsky e Agnès de Sacy, esprimendo tutto il suo amore per gli attori e per il gesto recitativo, ma avremmo preferito che mantenesse al centro della scena quella visione corale e magmatica di una generazione scomparsa che pensava di avere in mano il mondo e il palcoscenico.

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