Attraverso le testimonianze di artisti, testimoni ed esperti, il documentario di Giulia Giapponesi scava nella genesi e nei significati della canzone simbolo della Resistenza. Presentato al Bifest di Bari e dall'11 al 13 aprile al cinema.
di Giancarlo Zappoli
“Bella ciao” è un canto dalle origini mai nettamente chiarite che è divenuto patrimonio mondiale dei movimenti che, nelle più diverse situazioni, lottano contro regimi che sopprimono o vorrebbero sopprimere le libertà fondamentali. Questo documentario ne porta alla luce alcune delle meno note approfondendo le motivazioni che hanno portato all’adozione del canto che in Italia si tende a configurare come l’emblema della resistenza al nazifascismo.
Giulia Giapponesi propone un percorso che si trasforma in una presa di coscienza con una fondamentale connotazione femminile. Ci sono anche (e sono degne di rilievo) le ricostruzioni e anche le diatribe sulle origini della sua melodia e sul fatto che sia stata o meno cantata effettivamente durante la lotta partigiana. Il senso profondo sta però altrove. Lo si può ritrovare a tutte le latitudini grazie alla straordinaria capacità di penetrare nella memoria collettiva, di essere imparato rapidamente, di consentire una partecipazione collettiva e di prestarsi ad adattamenti alle lotte di liberazione dai più differenti avversari.