L'eccesso della serie ha il merito di stimolare reazioni e riflessioni. Ora su Paramount+.
di Andrea Fornasiero
La famiglia McLusky da anni fa da mediatrice tra la criminalità e le istituzioni della città di Kingstown, che ospita diversi istituti carcerari nella propria area metropolitana. Il fratello maggiore Mitch gestisce questa attività, che era stata avviata dal padre, ed è colloquialmente chiamato "il sindaco di Kingstown" anche se non riveste quella carica. La madre Miriam è però contraria al "business" di famiglia, infatti svolge il ruolo di educatrice carceraria e insegna le ingiustizie del patriarcato bianco alle detenute. Inoltre cerca di spingere il figlio minore Kyle verso incarichi d'ufficio in polizia, lontano dai rischi che corrono i suoi fratelli e che hanno portato suo padre alla morte. Il fratello di mezzo, Mike, è un ex galeotto che ora collabora con Mitch ma ama soprattutto la pace, tanto che si ritira spesso in una baita nel bosco dove non c'è campo per i telefoni cellulari.
La pace non è cosa di Kingstown e il finale scioccante del primo episodio lo mette subito in chiaro. Non può essere altrimenti in una serie di Taylor Sheridan, il duro della Tv generalista americana, che in Mayor of Kingstown sforna la sua serie più violenta e controversa.
Gli eccessi della serie hanno comunque il merito di stimolare reazioni e riflessioni, tanto si spingono a fondo, e ci sono pur sempre nuove stagioni a venire, dove di certo si faranno sentire le conseguenze del finale, gettando su di esso nuove luci.