Mayor of Kingstown

Film 2021 | Thriller

Titolo originaleMayor of Kingstown
Titolo internazionaleMayor of Kingstown
Anno2021
GenereThriller
ProduzioneUSA, Canada
Regia diGuy Ferland, Clark Johnson, Ben Richardson, Taylor Sheridan, Stephen Kay
AttoriJeremy Renner, Kyle Chandler, Tobi Bamtefa, Michael Beach, Nichole Galicia Dianne Wiest, Hugh Dillon, Taylor Handley, Emma Laird, Derek Webster, Hamish Allan-Headley, Pha'rez Lass, Aidan Gillen.
MYmonetro Valutazione: 0,00 Stelle, sulla base di 1 recensione.

Regia di Guy Ferland, Clark Johnson, Ben Richardson, Taylor Sheridan, Stephen Kay. Una serie con Jeremy Renner, Kyle Chandler, Tobi Bamtefa, Michael Beach, Nichole Galicia. Cast completo Titolo originale: Mayor of Kingstown. Titolo internazionale: Mayor of Kingstown. Genere Thriller - USA, Canada, 2021, Valutazione: 0 Stelle, sulla base di 1 recensione. STAGIONI: 2 - EPISODI: 20

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Ultimo aggiornamento martedì 14 marzo 2023

Serie thriller che mescola il poliziesco e il family drama con una grande attenzione ai temi sociali.

Consigliato assolutamente no!
n.d.
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Una potente famiglia in una cittadina dove l'unica industria fiorente è quella carceraria.
Recensione di a cura della redazione
venerdì 23 settembre 2022
Recensione di a cura della redazione
venerdì 23 settembre 2022

Mike McLusky si trova dopo la morte del fratello Mitch ad assumere il ruolo di guida della famiglia e di potente mediatore cittadino, un ruolo per cui viene chiamato Sindaco e per cui è molto impegnato. La città in cui vive, Kingstown nel Michigan, è infatti sede di un carcere che è diventato in breve tempo l'industria più fiorente del territorio. Ma giustizia e ordine non sono facili da trovare nè dentro la prigione ma soprattutto fuori. Il cast è di tutto rilievo perché il protagonista è interpretato da Jeremy Renner mentre al suo fianco troviamo la straordinaria Dianne Wiest nei panni della matriarca McLusky.

Episodi: 10 (50 min.)
Regia di Stephen Kay, Guy Ferland, Clark Johnson, Ben Richardson, Taylor Sheridan, Tasha Smith.

Jeremy Renner è il protagonista perfetto. La seconda stagione, meno ispirata e scioccante, rimane una solida serie al testosterone

Recensione di Andrea Fornasiero

Mike McKlusky ha due grossi problemi: da una parte mantenere la pace in una città travolta da una brutale rivolta carceraria e dalle sue conseguenze. Dall'altra tenere al sicuro Iris da Milo, il cui cadavere non sembra far parte della carneficina della suddetta rivolta. Pochi vogliono crederci, ma Mike e Iris sono certi in cuor loro che Milo sia evaso e la donna è convinta che nessuno possa proteggerla dal gangster russo. Il carcere dove è scoppiata la rivolta, si è poi trasformato in una sorta di campo di concentramento, con i prigionieri tutti trasferiti in cortile in una tendopoli. Inoltre il caos del carcere, dove non ci sono più leader, si diffonde nel mondo esterno, dando inizio a una violenta guerra tra bande. Per arginare la situazione Mike decide di ripristinare l'ordine dietro le sbarre, accordandosi con quattro capibanda perché entrino temporaneamente nell'istituto. Tra loro anche il criminale di cui si fida maggiormente: Bunny Washington, il leader di Crisps in città.

Jeremy Renner torna al centro di un crime senza tregua, ambientato in una fittizia città del Michigan. Meno estrema della prima stagione, è anche meno ispirata e scioccante, ma rimane una solida serie al testosterone.

Taylor Sheridan, che aveva scritto da solo l'intera prima stagione, questa volta si limita a partecipare alla sceneggiatura delle prime due puntate, lasciando poi il timone a diversi altri autori, tra i quali il co-ideatore e attore Hugh Dillon. Mayor of Kingstown si fa così più prevedibile, come se seguisse un tracciato ben preciso senza permettersi deviazioni o digressioni. Rispetto alle due macrotrame principali che già abbiamo riassunto, ci sono alcune sottotrame, ma non c'è un episodio che si ritagli come una vicenda davvero autonoma, capace di stare in piedi drammaticamente sulle proprie gambe: tutto fa parte di una narrazione più grande, che oltretutto non ripete sorprese, come il colpo di scena del primo episodio della serie.

Per fortuna Mayor of Kingstown torna però più responsabilmente a riflettere sulla rivolta messa in scena nel finale della stagione precedente, che sfociava ampiamente in territori da cinema exploitation e faceva franare sia il presunto realismo della serie sia una prospettiva ideologica bilanciata. Questa nuova annata mostra invece come la gestione del carcere non possa essere ridotta a una mattanza e chi credeva di essere impunito finirà invece per pagare dazio, in un senso o nell'altro. Allo stesso modo però, una situazione tanto esasperata porta anche personaggi più razionali verso azioni sconsiderate e questo vale da entrambe le parti della legge, con Bunny che progetta brutali vendette e con Ian che si avvale addirittura di un serial killer, per mettere a tacere un agente che ha parlato con gli affari interni.

Dianne Wiest non aveva un ruolo cruciale nemmeno nella prima stagione, ma in questa seconda annata risulta purtroppo ancora più sacrificata, coinvolta solo in una sottotrama molto minore per quanto tragica. Il fratello di Mike, Kyle, pure non acquisisce spessore e anzi il suo comportamento sempre più erratico e nervoso sembra più utile come meccanismo drammatico che come approfondimento, rendendolo una figura ancora più superficiale. Più interessante l'ambigua Iris, l'unica davvero sempre capace di sorprendere, perennemente a metà tra spirito ribelle e sindrome di Stoccolma.

Kareem Moore, il capo delle guardie carcerarie di Kingstown, vive un complesso e interessante sviluppo perché, come anche l'assistente del procuratore distrettuale Evelyn, è sempre meno convinto dell'operato di Mike e si propone come una sorta di alternativa morale, a sua volta però in chiara difficoltà di fronte agli eventi. Al centro di tutto comunque rimane più che mai Jeremy Renner: la serie è sua e il suo sguardo al tempo stesso sofferto e deciso, l'andatura rilassata ma pronta allo scatto e le perenni maledizioni contro il cielo, ne fanno un protagonista perfetto per Sheridan. Mayor of Kingstown non può esistere senza di lui e quindi è probabilmente per via delle sue condizioni di salute che ancora non è stata ufficialmente rinnovata.

Episodi: 10 (50 min.)
Regia di Stephen Kay, Guy Ferland, Clark Johnson, Ben Richardson, Taylor Sheridan, Tasha Smith.

Una famiglia al potere

Recensione di Andrea Fornasiero

La famiglia McLusky da anni fa da mediatrice tra la criminalità e le istituzioni della città di Kingstown, che ospita diversi istituti carcerari nella propria area metropolitana. Il fratello maggiore Mitch gestisce questa attività, che era stata avviata dal padre, ed è colloquialmente chiamato "il sindaco di Kingstown" anche se non riveste quella carica. La madre Miriam è però contraria al "business" di famiglia, infatti svolge il ruolo di educatrice carceraria e insegna le ingiustizie del patriarcato bianco alle detenute. Inoltre cerca di spingere il figlio minore Kyle verso incarichi d'ufficio in polizia, lontano dai rischi che corrono i suoi fratelli e che hanno portato suo padre alla morte. Il fratello di mezzo, Mike, è un ex galeotto che ora collabora con Mitch ma ama soprattutto la pace, tanto che si ritira spesso in una baita nel bosco dove non c'è campo per i telefoni cellulari.

La pace non è cosa di Kingstown e il finale scioccante del primo episodio lo mette subito in chiaro. Non può essere altrimenti in una serie di Taylor Sheridan, il duro della Tv generalista americana, che in Mayor of Kingstown sforna la sua serie più violenta e controversa.

C'è un rischio implicito in questo tipo di drammi, da The Shield a Brotherhood fino a Sons of Anarchy e in una certa misura anche Breaking Bad, ed è che nell'accumulo di tensione si debba ricorrere a situazioni sempre più estreme, che si fanno però anche pericolosamente improbabili. Il rischio è duplice perché, da una parte, la pretesa durezza dei temi e degli stoici personaggi, che vuole raccontare come gira davvero il mondo dove preferiamo non guardare, finisce per eccedere al punto da perdere il contatto con la realtà stessa. Dall'altro, ancora più pericolosamente, nel raccontare momenti problematici che, in un senso o nell'altro, si risolvono in esplosioni di violenza si rischia facilmente di spostare la narrazione verso un'ideologia di estrema destra.

Se in altre serie Sheridan è stato bravo a bilanciare e ha saputo trovare personaggi femminili forti o dare dignità a etnie minoritarie come i nativi americani, qui nel raccontare i carcerati finisce per perdere del tutto l'equilibrio. Per quanto cerchi di dare loro giuste rivendicazioni e battute efficaci, quando arriva a farli ricorrere a una violenza gratuita e bestiale, per colpire allo stomaco il pubblico, giustifica implicitamente le peggiori reazioni delle istituzioni. La sua presunta aderenza alla verità dura della strada sfocia nel finale di stagione in una fantascienza sociale, che non ha alcun corrispettivo con la realtà delle rivolte carcerarie.

Del resto già alcune puntate prima la serie ricorre a uno degli eccessi tipici di questi crime drama: l'ammazzamento di ufficiali delle forze dell'ordine. Il che ci sposta in una dimensione da fumettone, visto che nella realtà i criminali stanno ben attenti a non ammazzare poliziotti e tantomeno gli agenti federali, perché questo li metterebbe nel centro del mirino. Basti ripensare, come ha recentemente raccontato Narcos: Mexico, al crollo del cartello di Guadalajara causato, in ultima analisi, dalle conseguenze di aver ucciso e torturato un agente della DEA.

Fatta la tara di queste scorciatoie (anche piuttosto diffuse nel cinema di genere) e dei limiti ideologici, Mayor of Kingstown vanta personaggi sfaccettati, insoliti per la posizione che rivestono e per la tenacia con la quale la abitano. Per esempio la madre dei McLusky (la grande Dianne Wiest) conosce le peggiori realtà ma cerca comunque di credere nella riabilitazione, nel valore dell'insegnamento e della presa di coscienza. Mike (Jeremy Renner in uno dei suoi ruoli migliori) è invece costretto in una posizione che ha rifuggito per tutta la vita, obbligato a navigare situazioni via via più impossibili. Dovrà confrontarsi con il suo passato neonazista e allo stesso tempo fare amicizia con il caporale di una banda afroamericana, ma pure con i secondini, i poliziotti e i federali.

La sua posizione intenibile incarna la complessità del mondo moderno, e nei primi episodi tutto funziona molto bene. Solo nelle ultime puntate Sheridan si lascia prendere la mano e, forse anche per la sua insistenza a sceneggiare da solo senza consulenti, finisce per esagerare. Gli eccessi della serie hanno comunque il merito di stimolare reazioni e riflessioni, tanto si spingono a fondo, e ci sono pur sempre nuove stagioni a venire, dove di certo si faranno sentire le conseguenze del finale, gettando su di esso nuove luci. Meglio sbagliare l'excipit della prima annata che quello dell'ultima: con Mayor of Kingstown Sheridan ha tutto il tempo di rifarsi e riportare la serie in una dimensione meno "di pancia" e più razionalmente critica verso il sistema.

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martedì 14 marzo 2023
 

Continua la serie thriller con Jeremy Renner che mescola il poliziesco e il family drama. Dal 16 marzo su Paramount+. Guarda il trailer »

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