Un film di finzione su un tempo che speriamo di non vivere: la fine del mondo per motivi climatici. Espandi ▽
2086. Un ragazzo africano si rivolge all'occhio della cinepresa consegnandole le ultime parole dell'umanità. È infatti l'unico essere umano rimasto sulla terra, dopo che tsunami, sismi e inondazioni l'hanno ridotta ad un cumulo di macerie per lo più sommerse da un mare rosso, e non è rimasto più nessuno cui poter raccontare storie. Ma l'esigenza di raccontare storie dura fino a che gli esseri umani continuano a vivere, e il veicolo attraverso il quale quelle storie vengono raccontate fino all'ultimo è il cinema.
Last Words racconta la parabola di un'umanità alle soglie dell'estinzione attraverso il peregrinare del ragazzo africano dall'Italia alla Grecia insieme ad un anziano ex regista statunitense, a seguito di una Chiamata verso una possibile sopravvivenza che li spingerà al ritrovamento del saper (soprav)vivere insieme.
Il film è quindi una favola post apocalittica ma anche un'ode al potere del cinema di renderci immortali. L'intuizione di Nossiter, avvenuta prima della pandemia, che il mondo andasse incontro ad una calamità che avrebbe unito nella disavventura persone delle più diverse nazionalità è frutto della sua sensibilità artistica e ambientale, e la messinscena è sontuosa, complice la magnifica fotografia di Clarissa Cappellani.