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Io, Leonardo: un biopic che si addentra tra le pieghe del genio

Altero, distaccato, ma capace di infondere in Leonardo bagliori di una certa umanità autoironica, Luca Argentero è la vera sorpresa di questo film. Al cinema.
di Tommaso Tocci

sabato 5 ottobre 2019 - Focus

Sono diversi gli elementi di originalità in Io, Leonardo, un progetto di biopic sulla figura del più geniale simbolo del Rinascimento che non si accontenta mai di essere ciò che sembra. Il regista Jesus Garces Lambert aveva già applicato un metodo simile al suo Caravaggio - L'anima e il sangue, che si immergeva nella figura del Merisi rintracciandone l'individualità e portandone sullo schermo la storia non attraverso una narrativa convenzionale, ma in una struttura a sketch in cui stridevano il presente, il passato e l'idea della rappresentazione.

In Io, Leonardo, Lambert adotta un approccio simile nello spirito, ma che declinato sul personaggio interpretato da Luca Argentero assume delle sue particolarità. Stavolta la voce narrante non è del protagonista, ma di un'entità (umana troppo umana, forse, con la voce prosaica e familiare di Pannofino) che lo interpella dandogli del tu, come in una missiva che chiede conto di una vita intera. Il tono è però stranamente conciliante, in bilico tra la didattica museale e la facilità nel sorvolare sulle questioni più controverse, come se il pensiero appartenesse in fondo proprio al protagonista, indulgente come può essere soltanto l'autoindulgenza.

Altero, distaccato e a volte perfino annoiato, ma capace di infondere in Leonardo addirittura bagliori di una certa umanità autoironica, Argentero è la vera sorpresa di questo film; Lambert tocca gli snodi più celebri della vita dell'artista attraverso mini-episodi mai calati in un contesto realistico, e come cristallizzati all'interno di una video installazione.

Il regista si addentra tra le pieghe del genio alla ricerca del carattere, ma così facendo diventa lodevole il valore storico-artistico del film, mai timoroso di scendere nello specifico degli argomenti scientifici, delle tecniche realizzative e circostanze pratiche, come quella di un dipinto parzialmente rovinato per via di sbalzi di temperatura sul colore.

Anche per questo motivo la gestione parsimoniosa della presenza di Argentero non scade mai nella versione peggiore del film che uno spettatore potrebbe legittimamente costruirsi nella mente. La sua impossibilità di calarsi in una versione di Leonardo pienamente fittizia viene sfruttata come le ricostruzioni digitali in 3D che gli si ergono attorno: un effetto speciale che solletica di continuo lo spettatore con la teatralità della sua messa in scena.

Leonardo da Vinci, figura più complessa e meno accessibile di Caravaggio, viene quindi esternalizzato attraverso la seconda persona in un dialogo sornione. Se la voce di Pannofino si rivolge all'uomo, Argentero risponde trincerandosi dietro l'artista, in una singolare inversione delle leggi naturali del genere cine-biografico.


IO, LEONARDO: CERCA UN CINEMA
In foto una scena del film Io, Leonardo.
In foto una scena del film Io, Leonardo.
In foto una scena del film Io, Leonardo.

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