Gurinder Chadha traspone in chiave favolistica la vera storia di un grande fan del Boss. Da giovedì 29 agosto al cinema.
di Raffaella Giancristofaro
Luton, Inghilterra: dopo un breve prologo ambientato nel 1980, con un balzo in avanti siamo nel 1987: Javed (Viveik Kalra), genitori pakistani ma nato nel Regno Unito, ha la passione per la scrittura di diari e poesie e un carattere introverso. Lo aiuta a smarcarsi dalla sua timidezza l'amico e vicino di casa Matt (Dean-Charles Chapman), che si aspetta da lui dei testi per il suo gruppo musicale. Javed viene da una famiglia molto tradizionale, lavoratrice e conservatrice, travolta dalla crisi dell'epoca thatcheriana, mentre le classifiche sono invase da nuove ondate di pop sintetico, romantico e a volte disimpegnato. È l'amico sikh Roops (Aaron Phagura) a fargli scoprire a scuola - tramite le audiocassette di 'The River' e 'Born in the USA' - il rock ruvido ed esistenziale di Bruce Springsteen, nell'energia e nei testi del quale Javed trova fonte di ispirazione, identificazione e una leva per l'emancipazione dalla famiglia. L'incoraggiamento della sua insegnante di letteratura darà sostanza al suo desiderio di scrivere e di lasciare quella cittadina opprimente a 60 km a Nord di Londra, per trovare la propria vocazione.
Il film riprende e mette in chiave favolistica il reale fanatismo dello springsteeniano di ferro Sarfraz Manzoor, scrittore e giornalista pakistano emigrato nel Regno Unito nel '74, da lui raccontato nel libro 'Greetings From Bury Park: Race, Religion and Rock 'n Roll' (2007), dove Bury Park è il sobborgo di Luton in cui Manzoor è nato, in forte assonanza con la località d'origine del Boss (Greetings From Asbury Park. N.J., titolo del primo album).